La lucida follia di Campiti per la casa dove abitava ad Ascrea | LE FOTO

Foto: Emiliano GRILLOTTI – Gianluca VANNICELLI ©

(di Christian Diociaiuti) Ha scosso il Reatino la tragedia avvenuta a Fidene, borgata a nordest di Roma. Claudio Campiti, 57 anni, residente a Valle Verde di Ascrea, ha sparato durante la riunione del consorzio che gestisce, tra le altre, anche la sua abitazione, e ha ucciso tre donne, ferendo altre quattro persone di cui una in maniera gravissima. La notizia domenica mattina è rimbalzata dalla Capitale al Reatino e in particolare sul Turano, in quella zona tra Ascrea e Rocca Sinibalda. A Campiti, che aveva diverse denunce per la lite con il consorzio, era stato negato il porto d’armi; la Glock che ha usato per uccidere nel bar “Il posto giusto” di via Monte Giberto l’ha letteralmente sottratta a un poligono di tiro a Tor di Quinto, a cui era iscritto dal 2018 e che ora è sequestrato.

Solo la prontezza di un manager-eroe, rimasto ferito anch’egli, lo ha fermato da intenzioni ancora più letali: “Poteva ammazzarci tutti” dicono i sopravvissuti al massacro. In tasca altri 170 colpi e in auto, la Ka verde usata per spostarsi ieri mattina da Ascrea al poligono e poi a Fidene (circa 80 km in tutto), un borsone con 6mila euro e il passaporto. Una lucida follia riconducibile a una situazione difficile, in primis segnata dalla morte del figlio 14enne su una pista da sci nel nord Italia nel 2012, e poi dai dissidi con il consorzio, contro il quale teneva un blog pieno di vaneggiamenti minacciosi contro quelli che per lui erano “mafiosi” (la stessa parola usata domenica mattina assieme a “vi ammazzo tutti”). RietiLife è stata a casa di Campiti: una villetta non ultimata in mezzo ad altre già lussureggianti, in una zona un po’ scusata del Turano, tra natura, silenzio e riposo. Case-vacanza in questo momento dell’anno vuote, gestite dal consorzio Valle Verde che a detta di Campiti non gli consentiva di ultimare la sua.

Cassette di frutta come ripostiglio per i piatti, pane raffermo accatastato, scatoloni accumulati, un buco nel pavimento del piano non ultimato per far passare la canna fumaria del camino al piano terra. “Viveva in condizioni sotto i livelli minimi – dice il sindaco di Ascrea, Riccardo Nini, che ha segnalato il dolore della sua comunità – So che il Comune in passato gli aveva anche dato un contributo per sopperire alle sue carenze economiche e realizzare l’allaccio alla fognatura, ma i lavori non sono mai stati realizzati”. “Aveva una situazione particolare, irrisolvibile – dice il sindaco di Rocca Sinibaldi, Stefano Micheli – Pretendeva di rendere abitabile lo scantinato di un palazzo in costruzione di cui c’era solo lo scheletro. Ma non si poteva abitare, non si poteva fare. Però lui ci viveva, e pretendeva che in qualche modo gli fosse riconosciuto un suo diritto”. L’abitazione è stata perquisita, c’era anche un coltello da sub. Sui social anche immagini filo nazi-fasciste e frasi d’odio. Le accuse per Campiti sono omicidio volontario pluriaggravato dalla premeditazione, pericolo di fuga e futili motivi. Si pensa anche all’appropriazione indebita per l’arma e il porto abusivo di armi insieme al triplice tentato omicidio.

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