Don Vito, il vescovo social. La Puglia, la Caritas, i giovani: “Amo San Francesco. Rieti, camminiamo insieme” | LA LETTERA AI REATINI

(di Martina Grillotti) Dopo l’annuncio dell’amministratore apostolico Domenico Pompili: “Don Vito Piccinonna è il nuovo vescovo di Rieti” (Leggi) è stata letta una lettera di saluto scritta proprio dal neoeletto vescovo di Rieti.

LA LETTERA DI SALUTO AI REATINI

Carissimi nel Signore,

Vi invio questo messaggio con il cuore colmo di commozione e trepidazione. Solo pochissimi giorni fa ho ricevuto la notizia che il Santo Padre Francesco ha pensato a me come Vescovo, e Vescovo per voi. Nessuna parola potrebbe descrivere il profondo senso di smarrimento che mi ha attraversato e mi attraversa anzitutto per il nuovo ministero a cui sono chiamato; come anche, non ve lo nascondo, per dover lasciare la Chiesa di Bari-Bitonto, guidata generosamente da Mons. Giuseppe Satriano e, in precedenza da Mons. Francesco Cacucci e da Padre Mariano Magrassi, che mi ha generato alla fede e nella quale ho vissuto i miei 20 anni di sacerdozio. Penso anche al distacco dalla Comunità parrocchiale-Santuario dei Santi Medici di Bitonto e i diversi Servizi della Fondazione omonima in cui quotidianamente, assieme a validi confratelli, stupendi operatori e volontari, mi sono immerso nel servizio di prossimità ai più fragili e vulnerabili e agli ammalati. Penso ancora al servizio diocesano di Vicario della carità, avviato al termine del mandato in Caritas. È la terra in cui ho vissuto, a cui sono legato, in cui sono le mie radici, unitamente alla mia cara famiglia, ai miei parenti, ai miei amici, ai tanti che ho incontrato e che hanno reso bella la mia vita e mi hanno segnato tanto come uomo, come credente e come presbitero. A ciascuno di loro per sempre va la mia gratitudine! Il giorno in cui sono stato convocato dal Nunzio Apostolico in Italia, il Vangelo presentava il noto incontro di Gesù con Zaccheo e mi ha toccato particolarmente il cuore sentire l’invito di Gesù: “Scendi subito perché oggi devo fermarmi a casa tua”. Ho sentito che era anche per me un oggi particolare, a partire dal quale tutto diventa diverso e nuovo secondo un piano che resterà per sempre misterioso ma che attesta un amore che mi precede, che mette ali alla vita e fa ripartire. Ringrazio il Santo Padre per avermi chiamato ad essere umilmente il vostro Pastore. Mi sento troppo piccolo dinanzi a questa Sua chiamata, ma avverto la responsabilità di corrispondere al meglio al Suo Magistero e alle Sue diverse sollecitazioni. Anche per questo, mentre viviamo questa stagione sinodale che dovrà segnare sempre più in maniera nuova il cammino ecclesiale, voglio vivere con tutti voi, in una dimensione di corresponsabilità reale e fattiva, quel sogno fraterno e missionario contenuto programmaticamente nella Evangelii Gaudium, avvertendo soprattutto «la sfida di scoprire e trasmettere la “mistica” di vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio» (n. 87). Oggi il mio pensiero, assieme alla SS. Trinità, è a te Popolo santo di Dio che sei in Rieti. Un saluto speciale al caro Vescovo Domenico, con il quale mi lega da anni una bella amicizia, sincera e cordiale. Grazie don Domenico per le primizie del tuo ministero episcopale in questi anni e per l’esemplare dedizione che tutti ti riconosciamo e che ti ha reso Pastore amato. Sin d’ora sappi che questa sarà sempre anche casa tua. Saluto con affetto anche il Vescovo emerito Delio, i presbiteri e i diaconi. Con voi tutti sono pronto a camminare per continuare i solchi già tracciati e ampiamente seminati, per lasciarci provocare dall’inedito di Dio che apre sempre con speranza al futuro. Sarà anzitutto la nostra stima e comunione reciproca ad essere il segno eloquente di una Chiesa che ama, che inclusivamente si fa Madre per tutti e che, se si ferma e torna indietro, è solamente per raggiungere chi fa più fatica e rischia di restare solo. Saluto con affetto i religiosi e le religiose: continuate a dirci che l’unico Assoluto è Cristo e il suo Regno e fatelo con la gioia del vivere comunitario. Sin d’ora invito tutti a pregare ancora di più per tutte le vocazioni nella nostra Chiesa. Un saluto caro a tutti i fratelli e sorelle laici: grazie per il vostro impegno quotidiano e ordinario, grazie al vostro vivere la famiglia, il lavoro, le amicizie, le comunità. Non mancate di trasmettere alla nostra Chiesa, una dimensione familiare per garantire a tutti, senza esclusioni, un senso di vicinanza e di prossimità, senza ripiegamenti, con rinnovato slancio missionario, consapevoli della meravigliosa vocazione che avete avuto in dono. Un caro saluto anche ai membri delle diverse Associazioni e Movimenti laicali presenti in Diocesi: non smettete di convergere sempre verso i progetti unitari di questa Chiesa locale. 

Saluto con spirito di comunione i Vescovi della Conferenza episcopale laziale, nella persona del suo Presidente, S. Em. il Card. Angelo De Donatis, come anche i Pastori delle Chiese limitrofe. Spero nella vostra comunione sentendomi il fratello più piccolo. Grazie! Saluto con deferenza i Responsabili delle Istituzioni, il Presidente della Provincia, il Sindaco di Rieti come anche i Sindaci di ciascun Comune di questa amata terra. Sin d’ora assicuro la mia disponibilità a continuare nei vari ambiti la collaborazione proficua già alacremente portata avanti da don Domenico. Tutto si faccia per il bene comune, mai dimenticandoci dei più poveri! Accanto alle tante bellezze del nostro paesaggio, della nostra gente, assieme alla fede del nostro popolo non posso non dirvi che il mio primo pensiero da subito è andato alle tante vittime del terremoto dell’agosto 2016 e alle loro famiglie, ai sopravvissuti ma pure a tutto il territorio gravemente ferito e provato in diverso modo dal sisma. Conosco il coraggio e la speranza che avete testimoniato ed esercitato e dobbiamo continuare nell’impegno in vista di una ricostruzione complessa e complessiva che provoca le nostre relazioni e collaborazioni e ci spinge a non sederci. Lo dobbiamo alle vittime del terremoto come pure alle nuove e future generazioni. Un saluto speciale agli adolescenti e ai giovani della nostra terra, perché nonostante le tante fatiche che questo tempo porta con sé, non rinuncino a vivere la vita da protagonisti, senza svendere la propria e l’altrui vita: siete dono prezioso! Ancora un caro pensiero per gli ammalati e per quanti li assistono, per i tanti anziani del nostro territorio, per quanti fanno più fatica anche per la mancanza di un lavoro, per la rottura di un legame o per la solitudine che si ritrovano a vivere: Dio mai si dimentica di voi e vi porta sul palmo della sua mano! Desidero incontrarvi. Desidero al più presto stringere la mano di tutti e di ciascuno, lontano da formalità e riflettori. Voglio attraversare con voi, mano nella mano, questo tempo e questa vita, avventura affascinante e a tratti dura, che siamo chiamati insieme a vivere. Vorrò raggiungervi nelle comunità parrocchiali come anche sul territorio, nei tanti bei luoghi di carità e volontariato, come nelle scuole e nelle diverse realtà culturali, per strada e sui luoghi di lavoro. Vorrei che ogni nostro incontro lo sentiate preceduto da un “Ti voglio bene”, come impegno di fedeltà verso ciascuno. Una felice coincidenza mi ha portato l’estate scorsa, con alcune famiglie, nella vostra e nostra amata terra di Rieti in occasione di un pellegrinaggio ai quattro Santuari francescani della Valle che profuma della serafica santità di Francesco di Assisi, anche a me tanto caro. Quanta bellezza e quanto stupore! E che gioia sapere che il mio arrivo tra voi coinciderà con gli inizi dell’ottavo centenario del Presepe di Greccio! Sia occasione propizia per confermare e rilanciare il sogno di Francesco di rappresentare il Bambino nato a Betlemme, per vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie. “Così come gli abitanti di Greccio dell’epoca, anche noi non abbiamo bisogno di andare a Betlemme per scoprire quanto il nostro Dio sia “umano” e vicino alla nostra vita concreta” (D. Pompili)

Busso umilmente e amichevolmente alle porte del vostro cuore contando sulla vostra accoglienza e sul vostro affetto. Vi sento già parte di me. Sentitemi così anche voi. Voglio essere per ciascuno padre, fratello, amico. I più poveri che ho avuto l’onore di servire e di amare e da cui sono stato immeritatamente amato mi hanno insegnato il gusto dell’essenziale, il desiderio di venir fuori da una vita solitaria e isolata, il dono dell’amicizia e dello scambio, a tutti possibile. Il giorno della mia Ordinazione presbiterale (3 settembre 2002) concludevo il mio ringraziamento a fine celebrazione con queste parole che faccio sempre mie e desidero ora rivolgere a voi come vostro nuovo Pastore. Sono le parole di un profeta dei nostri tempi, della mia terra, don Tonino Bello: “…a me vostro fratello e padre, viene voglia di inginocchiarmi davanti a voi per ricevere la vostra benedizione. Non abbiate timore. Datemela. E così rafforzato dal vostro segno di croce, sarò più pronto e più forte nel proclamarvi le meraviglie compiute da Dio, lo Sposo fedele che ci ha sedotti ma senza abbandonarci”.

È la mia richiesta per voi, con la certezza di portare tutti e ciascuno nella mia preghiera.

La Vergine Madre, San Francesco, Santa Barbara, San Felice da Cantalice, Santa Filippa Mareri, intercedano per tutti noi e ci custodiscano sempre.

Vi voglio bene e vi benedico di cuore, tutti. A presto!

                                                                                                               

  + Vito, Vostro Vescovo eletto

Foto: RietiLife ©

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