Amatrice: “Le vignette di Charlie Hebdo non sono offensive per la giustizia francese. Nessun rispetto dei morti, eppure…”

“La giustizia francese evidentemente non ritiene offensive le vignette che il settimanale satirico transalpino Charlie Hebdo, il 31 agosto 2016, ha pubblicato, ironizzando sul terremoto, sui nostri morti e sulle cause del sisma, riproponendo una visione orrendamente caricaturale della nostra città: italiani all’amatriciana, ‘sisma all’italiana’.”: lo dice il Comune di Amatrice. “La Corte d’Appello di Parigi, il 14 settembre scorso, ha confermato la sentenza di primo grado (del 20 novembre 2020), dichiarando nulla la ‘rimostranza’ (il ricorso) del Comune di Amatrice (che il 24 novembre 2016 si era costituito parte civile), in quanto il giudizio di prima istanza del 20 novembre 2020 sulle vignette, era conforme alla legge, avvalorando di fatto il parere espresso dal giudice istruttore francese cioè, che le suddette vignette, parole testuali, ‘non arrecano pregiudizio ad Amatrice, ma agli italiani in generale’. Peggio che andar di notte”: dice il Comune di Amatrice.

“Come Amministrazione – ha dichiarato il sindaco di Amatrice Giorgio Cortellesi – pur nel rispetto della legalità e dei relativi organi competenti, non possiamo non dissentire da tale decisione. Le autorità francesi, la politica, lo stesso giornale, non ci hanno mai chiesto scusa per l’offesa rivolta alle nostre vite, alle nostre famiglie e alla nostra storia identitaria. E noi, nonostante il pregiudizio e i luoghi comuni che troppo spesso vengono reiterati pubblicamente nei nostri confronti, ribadiamo con tutta la nostra forza, che c’è un limite da non superare, tra la legittima libertà di opinione, il sacrosanto diritto di cronaca e di satira (che difenderemo sempre in ogni occasione), e il vilipendio nei confronti dei simboli identitari di un popolo, come lo Stato, la bandiera, la religione, fino al rispetto dei morti e del lutto collettivo dei cittadini. Il dolore non ha confini. Per questo – ha aggiunto il sindaco – non ricorreremo in Cassazione, al terzo grado di giudizio, spendendo pure i soldi della nostra comunità per sentirci dire ancora quello che le sentenze precedenti ci hanno già detto. C’è una dignità che non ha prezzo. Continueremo a protestare chiedendo un incontro con l’ambasciatore francese”.

Foto: RietiLife ©

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