Croce Rossa Rieti ad Amatrice: ”No alla violenza contro le donne”

Patrocinato dal Comitato della Croce Rossa di Rieti e organizzato dalla Casa delle Donne di Amatrice e Frazioni, il progetto “Un fiore per dire no alla violenza” prenderà il via giovedì 25 novembre – Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne – nell’Auditorium di Amatrice. Una tre giorni che parlerà di femminicidio attraverso la bellezza dell’arte e le voci di professioniste altamente qualificate

Croce Rossa opera per tutelare i più fragili e chi subisce ogni tipo di violenza: tra queste quella contro le donne. E – insieme a tante Associazioni, professionisti ed Enti – lo fa ogni giorno perché le “piaghe” hanno bisogno di cure quotidiane.

Parlare di violenza contro le donne significa parlare di una violazione dei diritti umani e di una forma di discriminazione contro le donne, così come sancito dalla Convenzione di Istanbul firmata da 47 Stati membri del Consiglio d’Europa (COE) il 12 aprile 2011 e ratificata dall’Italia nel 2013. Dunque non parliamo di qualsiasi tipo di violenza ma di atti di violenza diretti contro una donna in quanto tale e per questo definita “di genere” (termine con il quale ci si riferisce a ruoli, comportamenti, attività e attributi socialmente costruiti che una determinata società considera appropriati per donne e uomini – Art. 3, comma c della Convenzione di Istanbul).

Un quadro che ancora oggi miete un elevato numero di vittime colpite da “sofferenze di natura fisica, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica che nella vita privata” (Comma a, art.3 della Convenzione di Istanbul).

Dietro a queste a queste parole troviamo volti tumefatti, ferite profonde, paure infernali e troppo spesso corpi senza vita.

Le norme del Diritto Internazionale Umanitario (DIU), sostanziano e dirigono le attività di Croce Rossa nelle zone in conflitto affinché ci sia una limitazione del diritto delle parti per la scelta di metodi, mezzi e obiettivi del combattimento. In quest’ottica: una donna uccisa durante un conflitto bellico non è vittima di violenza di genere. Le norme del Diu, infatti, tutelano le donne non in quanto categoria sessualmente debole o incapace di difendersi ma perché facente parte della popolazione civile che, secondo il “principio di distinzione”, è separata dalla forza armata. Ma anche in questo scenario belligerante, emerge il peso della differenza di genere e il gioco di potere che tende a colpire maggiormente le donne: stupro, schiavitù sessuale, prostituzione forzata, gravidanza forzata, sterilizzazione forzata e tante altre forme di violenza sessuale che rientrano tra i Crimini contro l’umanità (atti commessi nell’ambito di un esteso o sistematico attacco contro popolazioni civili). A tal proposito, tra le normative che regolano il DIU, c’è anche quella per la quale le donne – che sono parte della popolazione civile separata dalla forza armata –  rientrano nelle categorie “specialmente protette” (nella 4° Convenzione di Ginevra del 1949 e nel 1° e 2° Protocollo Addizionale del 1977).

Sia in tempo di pace che in tempo di guerra, dunque, esistono leggi che tutelano le donne (anche minorenni) vittime di violenza. Ma non basta. E’ una questione di cultura per la quale le norme non sono sufficienti. La radice da estirpare è la persistente disparità tra i sessi che è alla base di tutte le manifestazioni di violenza contro le donne. Aspetto, quest’ultimo, più o meno evidente in ogni parte del mondo. In questo gioco di forza, l’informazione ha un ruolo importante per combattere gli stereotipi di genere (intesi come pregiudizi che discriminano soprattutto le donne). Attraverso le parole e le immagini giuste – lontane da una rappresentazione asimmetrica e gerarchica dei ruoli o da un linguaggio andro-centrico – si possono veicolare messaggi che mettono in luce l’alto valore delle donne che, malgrado tutto, non hanno mai abbassato la testa raggiungendo alti profili nel mondo del lavoro. Ma il valore non deve essere confuso con la meta raggiunta perché vive in ciò che siamo e Croce Rossa ne è una testimonianza: sono tante e di ogni età le volontarie che dimostrano il loro valore umano e professionale messo al servizio di chi vive momenti di fragilità (che possono essere superati). A qualsiasi tipo di violenza- oggi ricordiamo quella perpetrata nei confronti delle donne –  Croce Rossa risponde con attività di accoglienza e consulenza (legale e psicologica) e una comunicazione che sappia restituire una società caratterizzata dal pluralismo e la non discriminazione.

Foto: RietiLife ©

 

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