RietiMeeting, quest’anno sarebbero state 50 edizioni. E con i grandi successi alle Olimpiadi quanti grandi avremmo visto al Guidobaldi…

Pubblichiamo un intenso articolo firmato da Stefano Mariantoni, storico volontario dell’ufficio stampa del Meeting, pubblicato sulla pagina Facebook Rieti Meeting. Un mix di emozioni, ricordi e speranze in questo momento magico per l’atletica.

 

1971-2021

Facciamo finta che Sandro Giovannelli adesso non se ne stia nel suo residence di Pian de Valli, al Terminillo, a contorcersi le mani e a stropicciarsi gli occhi, davanti a una tv che gli racconta le imprese olimpiche di questi giorni con le nuove gerarchie atletiche globali. Facciamo finta che non stia là tutto solo e che abbia qualcuno con cui brindare a questa estate generosa di gioie e a questa Italia che s’è scoperta velocissima. Immaginarlo non costa niente. Anzi, facciamo proprio finta che stia lì a Tokyo, con tutta la sua passione e la sua sbadataggine, con le sue idee visionarie e gli accordi coltivati in largo anticipo, per riportare nella sua città piccola piccola la festa enorme di un altro meeting.

Riportiamolo lì, nel posto dove sarebbe stato, se il Covid non avesse stravolto il mondo. Che a ottantaquattro anni suonati di volare dietro ai suoi sogni non s’è mica stancato, Sandro Giovannelli e qualche centimetro quadrato libero per un timbro nipponico nel passaporto ancora ci sarebbe stato. Pure se l’ultimo Meeting regalato agli annali è quello del 2015, lui è sempre là a ragionarci sopra, devoto suddito della regina degli sport. Insomma, facciamo come se fosse lì, tra i vecchi amici della federazione internazionale, a tessere le maglie del suo prossimo Meeting, che taglia il traguardo su cui ha sempre puntato. I suoi cinquant’anni: 1971-2021.

Eccolo allora, il RietiMeeting che verrà. Le stelle da corteggiare, le strette di mano con i manager e gli sponsor, l’appuntamento a tutti nella piccola città dei miracoli sportivi, degli otto record del mondo e delle centinaia di bambini che corrono, saltano e lanciano e vengono su come si deve. Rieti e l’atletica di base. Nell’indice di sportività del Sole 24 Ore nessuna città è così virtuosa. Allora ad aprire il pomeriggio saranno ancora una volta i giovani con le loro belle speranze e le canotte colorate. La Studentesca farà la sua parte, dando il via alla grande festa.

Eccolo, Sandro, che riaccende il portatile e risponde alle mail che arrivano dalla Svezia, per i diritti tv internazionali, poi gli accordi con la Rai, la diretta che rimbalzerà una volta ancora in tutti i continenti. E le mail di chi si offre per partecipare: sono un atleta, corro gli ottocento metri, questi sono i miei tempi, ci sarebbe una corsia anche per me? Ci terrei tanto.

I volontari? Per quelli basta un giro di telefonate. Un semplice segnale. Scattano le ferie, i permessi e aggiustamenti di calendario. Si riforma il gruppone per dare vita al meeting fatto in casa. La segreteria riapre gli scatoloni, si riattaccano le stampanti, i trasporti con le loro navette, l’aeroporto che aspetta i voli da Bruxelles, la logistica, il protocollo, i giudici di gara, i cronometristi svizzeri, gli addetti all’antidoping, gli addetti al campo che la sera prima è già apparecchiato come una tavola la vigilia di Natale, e tu ti fermi un po’ a guardarlo, prima di andare a letto, tutto bello illuminato e silenzioso, con le bandiere di chi gareggia. Le divise da distribuire e le scarpe da ginnastica che dopo dieci anni ancora ci vai avanti, gli informatici, l’ufficio stampa, la piattaforma dei fotografi è già montata di fronte al rettilineo d’arrivo, una sfilza di sorrisi per il benvenuto agli accrediti del PalaCordoni, gli alberghi, la call room. Ci siamo. Sandro fissa le prime riunioni quando sembra ormai troppo tardi e pare impossibile rimetterlo in moto, questo motore fermo da anni. Invece scoppietta un po’, fa un fumo strano, che non si vede a un passo, ma chissà come riparte, perché poi Sandro ascolta tutti, pure il ragazzetto di sedici anni che non si sa da dove arrivi, e che dice la sua nella riunione, e gli sa dire bravo e gli sa dare retta.

Spunteranno i sei per tre con l’omino che corre al posto della erre di Rieti. È la fine dell’estate. Ci sarà un bel sole gentile e tirerà solo un po’ di vento in questo giorno che tutti aspettavamo e che quest’anno celebrerà il tricolore. Gianmarco Tamberi salterà portando in pedana il suo gambaletto di gesso portafortuna. La staffetta d’oro avrà la sua passerella: due curve e due rettilinei a perdifiato in mezzo all’abbraccio del pubblico messo a scacchiera. E i pass per il Guidobaldi saranno tutti green. E qualche record tremerà, statene certi, ché Sandro Giovannelli avrà orchestrato almeno due o tre gare velocissime, i 1500 su tutte, con le lepri ben ammaestrate e il campione olimpico, un giovane norvegese dal nome impronunciabile, che promette scintille, la pista è della stessa famiglia di quella a cinque cerchi, l’aria è buona, l’altitudine farà il suo e questa magica atmosfera familiare spingerà al di là dei limiti. C’è da scommetterlo.

E l’aliante che danza scrivendo il cielo della Valle Santa di tricolore con le note di Ennio Morricone di C’era una volta il west? Ci sarà pure quello. Volteggerà ancora. Non può mancare. Poi le luci si spegneranno e bisognerà pur trovarlo, un braccialetto per la festa coi campioni e i volontari e gli imbucati, nel ristorante appoggiato sopra alla collina.

Facciamo finta, dai, che l’immaginazione schizza via, volando dietro ai desideri e certe volte li supera pure. In tanti se lo stanno immaginando, questo meeting. Scrivono frasi malinconiche sui social o si sfogano quando incrociano un amico sul Ponte Romano, molti lo fanno nel loro intimo, con un dispiacere rassegnato, senza sprecarci manco un po’ di fiato.

Queste righe sono per loro. Ma anche per chi, contro ogni logica, ci crede ancora. #rietimeeting #atletica

 

Foto: Grillotti ©

 

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