Il tabacco reatino vuole diventare grande e farsi sigaro: Toscano osserva. E la chance di fare economia può non andare… in fumo | FOTO

Foto: Riccardo FABI ©

(di Christian Diociaiuti) C’è un piccolo campo ai lati della Strada Provinciale 1, abbracciato dalle anse del Velino e protetto da Colle Aluffi. Non c’è mais in questo campo, non c’è grano e non ci sono girasoli. C’è tabacco. Kentucky per la precisione. E non c’è da meravigliarsi, perché nel dopoguerra Rieti di tabacco ne produceva, eccome. Basta chiedere a chi abita a ridosso di Reopasto, dove le foglie larghe e profumate venivano coltivate e lavorate. E di questo “know how” antico e da riscoprire che Compagnia Agricola Sabina con l’aiuto di Coldiretti e Confartigianato oltre che di Opit (Organizzazione produttori italiani tabacco) e dell’Università di Perugia, vuol fare un punto di forza.

Dietro c’è la spinta, l’aiuto e ovviamente l’interesse di Manifatture Sigaro Toscano, culla del fumo lento all’italiana che su Rieti ha posato lo sguardo, da una parte incuriosita dall’aspetto storico, dall’altro dalla possibilità di inserire un altro luogo, Rieti, tra i tanti che contribuiscono ad arricchire il ventaglio e la qualità di prodotti che l’azienda italiana con sede a Lucca, propone a una sempre più vasta (e anche più giovane) platea di fumatori in tutta Italia, che fanno del sigaro non un vizio o un vezzo, ma una questione culturale.

In soldoni: Rieti è al centro di una sperimentazione che vuole portare a una vera e propria produzione di tabacco “su almeno 50-60 ettari” in diverse zone del Reatino. La sperimentazione la porta avanti Compagnia Agricola Sabina (Giammaria D’Angeli e Vincenzo Cardellini co-fondatori della realtà, ci sono altri soci) già da quasi tre anni (e altrettanti ce ne vorranno per chiudere la fase sperimentale) attraverso i soci che animano questa attività e i partner citati (oltre all’incoraggiamento dei Cigar Club). Il campo che vedete nelle foto, oggetto della sperimentazione  – vicino alle piante di tabacco varietà Kentucky, in questo caso, c’è il mais bianco, per capire come le due colture possano interagire – nel cuore della Piana, è del Comune di Rieti: “Paghiamo regolare affitto” spiegano da Compagnia Agricola Sabina anche perché in Comune credono “nelle nuove vocazioni della Piana, le colture tradizionali sono scarsamente remunerative”, ricorda il sindaco di Rieti, Antonio Cicchetti, presente insieme al vice Daniele Sinibaldi alla visita-evento di sabato 7 agosto, con altri rappresentanti della politica, come l’assessore regionale Claudio Di Berardino (che ha ricordato l’importanza degli ITS a indirizzo agricoltura) e del deputato del Gruppo Misto, Alessandro Fusacchia.

Insomma, Rieti col tabacco per il fumo lento, lentissimo, vuole trovare una chance di economia, lavoro: “Siamo aperti alla collaborazione con altri agricoltori”, dicono da Compagnia Agricola Sabina che insieme a Manifatture Sigaro Toscano studia anche un centro di essiccazione (altro passaggio fondamentale per produrre i sigari, insieme alla fermentazione) nella zona di Cantalice.

Dai primi dati che si raccolgono dalla sperimentazione, il tabacco Kentucky coltivato nel Reatino, cresce bene: non c’è la pulce che bucherella le foglie rendendole inutilizzabili dalle sigaraie; il clima umido e caldo dei mesi estivi favorisce la coltura; l’unico neo sono le improvvise piogge che questa pianta soffre. Dai piccolissimi semi nasce una pianta grande, dalle foglie larghe. Il fiore viene reciso quasi in tutte, tranne quelle che dovranno catalizzare la riproduzione. Nel campo di Chiesa Nuova non ci sono stati particolari interventi, proprio per capire come possa comportarsi la pianta, cosa fanno le infestanti e come reagisce l’ambiente e la piantagione a quest’ultimo. Le piante saranno raccolte a mano. E a quanto affermato, le prime fumate, lasciano ben sperare.

Rieti vuole mettersi accanto alla Toscana, all’aretino soprattutto, all’Umbria, al Veneto, alla Campania, dove le produzioni vanno molto bene. Ma c’è ancora da lavorare, osservare, faticare, investire: “Toscano segue con attenzione la vocazione del Reatino – dice Massimo Biondo, responsabile dei progetti blending di MST – ma certo che se dovesse andare tutto a segno, Rieti potrebbe contribuire alla differenziazione dei diversi prodotti”. Significa che se i 60 ettari previsti per il Kentucky andassero a regime, il tabacco made in Rieti finirebbe per impreziosire e “aggiustare”, regolare, il sapore della fumata di alcuni prodotti di Toscano.

Per un sigaro col nome di “Reatino“, però, ci sarà da aspettare, sia perché ogni sigaro è il frutto di una perfetta sintesi di diverse provenienze di tabacco, sia per i volumi di produzione.

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