“Io maltrattata perché musulmana. Ma sono italiana e tutto il razzismo deve finire: essere liberi è un diritto”

Riceviamo e pubblichiamo la lettera arrivata a RietiLife da una lettrice: “Scrivo per segnalare un episodio, ahimè l’ennesimo, di razzismo ai miei danni. Premetto di essere italiana, non che faccia la differenza, mai fissando il velo islamico, vengo spesso additata come straniera in maniera offensiva. Non molto tempo fa camminando nei pressi della stazione un uomo mi ha ingiuriata con appellativi a dir poco offensivi che non posso ripetere. Mentre nei pressi di via dei Flavi un altro uomo ha tentato di mettermi le mani addosso, ragione per la quale senza esito positivo, ho dovuto rivolgermi alla Polizia. La risposta è stata sconcertante, ‘senza lesioni fisiche non vi è motivo di denuncia’. Insomma avrei dovuto farmi picchiare invece di scappare via e difendermi. Due persone razziste e meschine che hanno aggredito una donna, senza alcuna ragione se non la loro ignoranza, sono libere di agire secondo la loro innata idiozia senza essere puniti, ancora e ancora. In questo momento si parla di DDL Zan, sì, ma la legge Mancino esiste già e dovrebbe tutelare e proteggere le persone dalle discriminazioni, per motivi religiosi, culturali, ecc. Nel pomeriggio di giovedì ero andata a fare una passeggiata con i miei figli in un centro commerciale in città e mentre facevo la fila in tabaccheria per comprare un lecca lecca ai mie figli, una donna che era seduta fuori la tabaccheria ha alzato la voce dicendomi di rispettare le distanze. A quel punto io mi sono voltata e le ho chiesto perché dato che ero ferma e sola sui bollini gialli e allora lei mi ha detto che le ero passata avanti e che noi stranieri non rispettiamo niente, che portiamo malattie e per colpa nostra ci sono problemi di contagi vari”.

“Ero sconvolta – continua la lettera – le ho risposto che non avrei potuto sapere che lei fosse in fila perché era seduta fuori dal negozio e le ho detto che sarebbe bastato dirmelo e l’avrei fatta passare ma la signora non mi guardava neppure in faccia, come se non fossi degna, come se fossi la feccia e come se non capissi. Tutti mi guardavano e i miei bambini tentavano di difendermi. Davanti a tutti, trattata come una pezzente, una persona inferiore, una stupida. E senza nemmeno rendermene conto ho alzato la voce e le ho detto cosa volesse da me e perché continuasse ad insistere vista la mia gentilezza. Ed è lì che ancora più umiliante è stata la risposta della proprietaria della tabaccheria che ha assistito e mi ha detto di andarmene. Io che sono una persona forte, me ne sono andata e ho chiamato i Carabinieri e comunicato quanto accaduto: fortunatamente al telefono sono stata consigliata, da un carabiniere estremamente gentile, di sporgere denuncia affinché certo comportamenti siano puniti e affinché altre persone trovino il coraggio di farsi rispettare al di là del proprio credo, del proprio modo di vestire, del proprio orientamento sessuale”.

“Rieti è una piccola città – fa appello la lettrice – in cui ci conosciamo tutti, in cui la vita scorre serena e tranquilla, ma la società in cui stanno crescendo i miei figli è cambiata. Nonostante si viva tutti i giorni a contatto con persone diverse per una ragione o per l’altra, nonostante l’evoluzione naturale della stessa società, devo ammettere che l’ignoranza e il razzismo siano un grosso limite per molti e lo posso affermare, come italiana musulmana che essere ‘diversi’, a volte, fa male e invece dovrebbe essere normale. Faccio appello a tutti i reatini di aprire gli occhi: essere liberi è un diritto, essere felici un’aspirazione di ognuno di noi e non è giusto limitare la vita di qualcuno solo perché sente di vivere in un modo in cui gli altri non comprendono”.

Foto (archivio): RietiLife ©

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