FUORI LE MURA – A tu per tu con Giulia Grigoletti, pilota di Canadair

RietiLife vi porta Fuori Le Mura. Grazie alla collaborazione nata tra il nostro capo dei fotografi Gianluca Vannicelli e il sito specialistico Aviation-Report, nei giorni scorsi siamo stati  all’aeroporto di  Ciampino per intervistare Giulia Grigoletti una delle tre donne pilota dei Canadair, il velivolo antincendio più famoso al mondo.

( da Aviation Report – Emanuele “Mané” Ferretti )

A tutti noi probabilmente è capitato di veder volare un Canadair da vicino, alcuni (spero pochi) di noi vi hanno riposto la speranza che un lancio di acqua salvasse la propria casa dalle fiamme, altri li hanno ammirati mentre sfioravano le montagne per spegnere qualche incendio, mentre sui social è facile trovare le foto di questi velivoli impiegati nella loro attività. Eppure, c’è una domanda che mi martella più di un picchio che sta costruendo il proprio nido: “Com’è fatto un Canadair?”

Non me ne vogliate ma nel mio immaginario il Canadair è composto da due motori, una carlinga trasformata in un enorme serbatoio di acqua e un pilota robusto, muscoloso e un po’ rude ai comandi: sarà così?

Per rispondere alla mia domanda ho chiesto aiuto a Babcock Italia, la società che gestisce per conto dei Vigili del Fuoco i 19 Viking Air 415 Superscooper meglio noti come Canadair CL-415, la più grande flotta al mondo con questo modello specifico, di proprietà del governo italiano e che hanno la loro base principale presso l’aeroporto internazionale di Ciampino (Roma).

Prima di rispondere alle mie domande vediamo meglio cos’è un canadair e scopriamone le sue principali peculiarità.

Il Viking Air 415 Superscooper è un aereo anfibio bimotore turboelica ad ala alta, prodotto inizialmente dall’azienda canadese Canadair (di qui il suo nome) e poi dalla Bombardier Aerospace dagli anni Novanta, e dalla Viking Air Limited a partire dal 2016. Nella sua configurazione primaria è concepito per la lotta aerea antincendio, con la possibilità di operare efficientemente in regioni densamente forestale e ricche di specchi d’acqua.

Il CL-415 (versione in uso ai Vigili del Fuoco italiani) si distingue per l’utilizzo di due turbine Pratt & Whitney Canada PW123AF capaci di 2.380 shp (1 775 kW) accoppiati ad eliche quadripala Hamilton Standard 14SF-19 a passo variabile del diametro di 3,97 m e per maggior peso operativo: vuoto 12 333 kg, massimo al decollo da terra 19 890 kg, massimo al decollo dall’acqua 17 168 kg, per la versione antincendio.

In 43 anni mi è capitato molte volte di veder volare i canadair, ma la prima cosa che mi colpisce quando raggiungo gli hangar dell’aeroporto di Ciampino è l’imponenza di questo velivolo. A vederlo in volo non ci si rende conto di quanto sia robusto, ma girarci intorno e osservarlo in hangar fa davvero impressione, è mastodontico!

Lasciamo l’hangar salutando i ragazzi e le ragazze della manutenzione, la voglia è quella di raccontare le loro storie, le storie di chi ogni giorno con passione e tanto duro lavoro si adopera per rendere più efficienti e sicuri questi velivoli ma sappiamo che in questo momento ogni secondo del loro tempo è importante per preparare al meglio questi aerei per l’imminente stagione estiva degli incendi e noi non vogliamo distrarli con le nostre domande.

Le mie teorie sui Canadair si dissolvono come neve al sole quando arriva lei, Giulia Grigoletti, una delle tre donne pilota di tutta la flotta italiana Canadair, designata per guidarci alla scoperta di questo velivolo. Giulia è l’antitesi del mio “immaginario” pilota di Canadair: una ragazza acqua e sapone, allegra, sorridente e gentile. Ma quale “pilota robusto, muscoloso e un po’ rude” penso tra me e me, mentre Giulia si presenta e inizia a descrivere le caratteristiche principali del Canadair. Ho sempre pensato che tutti i piloti fossero uguali, che il sesso non contasse nulla, che lassù che tu sia uomo, donna, normodotato o diversamente abile non contasse nulla, che contasse la tua passione e quello che hai dentro, e Giulia è la perfetta incarnazione di questa mia teoria!

Con una semplicità disarmante, Giulia ci descrive il suo lavoro facendolo sembrare la cosa più semplice al mondo: il decollo, il modo con cui sfiorando lo specchio del mare o dei laghi riescono a caricare 6.137 litri in 12 secondi viaggiando a 150km/h, il sorvolo dell’incendio, lo sgancio dell’acqua volando trenta metri sopra le fiamme e seguendo indicazioni impartite da terra; onestamente la cosa mi infastidisce un po’: non può essere tutto così semplice!

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Foto: Gianluca VANNICELLI © Aeroporto di Ciampino

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