Urlo Tifoso | Te la do io l’Europa! E Mancini non ha bisogno di noi ct da divano

In occasione delle partite della Nazionale, RietiLife inaugura la rubrica “Urlo Tifoso” curata da Fabrizio Moscato per analizzare le gare degli azzurri con cuore e passione. Commentate e condividete!

(di Fabrizio Moscato) L’ultimo Mondiale lo abbiamo saltato, e per questo Europeo abbiamo aspettato più del solito, avendolo rimandato di un anno. Ok, è vero, ci sono state le qualificazioni e la Nation League, ma diciamo la verità: l’azzurro in quelle partite ci esalta meno che nella fiction su Roberto Baggio!

La Nazionale che amiamo è quella d’estate, con una partita ogni tre giorni e la sindrome da Commissario Tecnico che si diffonde ovunque, sensazioni  che mancano da cinque anni, roba che c’era un Conte in panchina e non ce n’era mai stato uno al Governo.

Stasera quindi davanti alla tv ci sembra tutto bello, e non ci scoraggeranno né gli effetti speciali della presentazione con gli U2, né la macchinetta telecomandata che porta il pallone in campo. Troviamo bellissimo pure uno stadio mezzo vuoto, con 16.000 spettatori sui 65.000 posti disponibili, che pure adesso invece ci sembra così pieno, vivo, azzurro, e fa niente se i turchi si fanno sentire di più.

Perché davanti abbiamo la Turchia, avversario che può metterci in difficoltà, non tanto nel gioco quanto nella pronuncia dei nomi dei giocatori, e per fortuna che Mancini, bello come uno sposo nella giacchetta color ghiaccio, ha messo bene gli uomini in campo, con la sola eccezione del piccolo Insigne accanto allo spilungone Bonucci durante l’inno nazionale, che pare la mascotte più che il numero 10.

Pronti via e l’Italia è subito all’attacco, sull’asse Berardi-Immobile: la palla non entra, ma si parte bene. Per tutto il primo tempo un monologo azzurro: l’Italia attacca, la Turchia si difende, con quattro episodi in area contestati, uno dei quali un clamoroso fallo di mano su cross di Spinazzola, ignorato dall’arbitro che è olandese, e che dà al pubblico dell’Olimpico l’occasione di ricordare che il mestiere più antico del mondo in Olanda è legale.

Il primo tempo scorre via con una serie di mezze occasioni per Insigne e Immobile, una gran parata di Cakir su un colpo di testa di Chiellini, e Donnarumma che si sa, a queste cose ci tiene, ringrazia i compagni perché gli hanno fatto vedere la partita senza pagare il biglietto.

La ripresa si apre con arbitro e guardalinee che inventano l’innovativo fuorigioco da calcio d’angolo, e all’Olimpico infuria la discussione sugli effetti  delle droghe leggere, guarda caso legali in Olanda.

Ma ormai è cambiata la musica: nella Turchia entra Under e meno male almeno è uno che riconosciamo, tra gli azzurri esce Florenzi per Di Lorenzo. Berardi continua ad essere una spina nel fianco, Spinazzola bullizza ogni avversario sulla fascia, Jorginho sembra una libellula e tutto gira a meraviglia, tanto che pure Demiral vuole partecipare alla festa e al 52’ per anticipare Immobile mette alle spalle del suo portiere un cross di Berardi. Per dieci minuti è un assedio: Spinazzola, Immobile, Locatelli e Berardi concludono senza successo, poi al 65’ altro tiro di Spinazzola, respinta del portiere e Immobile ci ricorda che la Nazionale ha il problema del centravanti, insaccando il 2 a 0.

La Turchia non sa reagire, Yilmaz vorrebbe ricevere più palloni, o almeno vorrebbe che Chiellini si andasse a prendere un caffè, e al 78’ Berardi prende un rinvio corto di Cakir, passa a Barella che gioca a due tocchi per Immobile, il quale fa la stessa giocata e mette su un piatto d’argento il migliore dei palloni per il tiro a giro di Insigne: stavolta va dentro, 3 a 0 e delirio azzurro.

C’è ancora un brivido: al 90’, sul tre a zero, Yilmaz è servito in area, potrebbe concludere a rete ma Chiellini lo chiude in scivolata e poi esulta come se avesse trovato subito parcheggio all’Ikea. Dal giocatore più vecchio e vincente il segnale più bello: questa Italia ci crede e noi Commissari Tecnici da divano possiamo stare tranquilli, pare che quello in panchina non abbia bisogno di noi.

Foto: CONI ©

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