Domani torna il Gran Premio della Liberazione, a RietiLife lo racconta un vincitore: Renzo Maurizi

(di Giacomo Pasquetti) Dopo due anni di assenza, torna questa domenica il Gran Premio della Liberazione. Un incontro con lo sport richiesto a gran voce da tutti gli appassionati del ciclismo. Una celebrazione sportiva che, dal ’52 fino al 2018, non ha mai saltato un appuntamento.

La storica corsa, arrivata alla 74esima edizione, avrà luogo dalle 9 alle 18 e consisterà in tre gare ciclistiche di diverse categorie di partecipanti. Non solo dilettanti under 23 quest’anno, ma anche juniores ed allievi pronti a sfidarsi in un evento sportivo a tutto tondo. Teatro saranno, ovviamente, le Terme di Caracalla.

La prima gara vide la luce il 25 aprile del 1946 e il primo vincitore, Gustavo Guglielmetti, dichiarò: “Tenevo gli occhi fissi sull’asfalto, perché temevo la strada distrutta dai bombardamenti”. Pochi anni più tardi, nel 1952, a portare a casa il primo posto fu un nostro concittadino: Renzo Maurizi.

“Era la quinta edizione ed è stato il momento più alto della mia carriera – racconta Maurizi a RietiLife -. Ero ad un chilometro dal traguardo e sono andato in fuga a Fabellini, che poi arrivò secondo. Vincere? Un emozione unica”.

Sono passati tanti anni e i ricordi del ciclista sono un po’ sbiaditi, ma la passione gli fa vibrare la voce: “Sono stati momenti di entusiasmo indelebili, ho vinto 12 gare. Spesso andavo via in partenza e rivedevo i concorrenti all’arrivo, hanno provato a tagliarmi le gambe, ma non ci sono riusciti”, dice ridendo. E gli allenamenti? Mica come quelli di oggi: “Mi facevo la vecchia Salaria in bici, da Rieti a Roma, strade dissestate e tutte buche (nel tempo che oggi impiega un Cotral! ndr). Lo sport era così, ti dovevi sporcare le mani”.

Foto: RietiLife ©

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