“La memoria dell’industria”: un libro della Fondazione Varrone per progettare il futuro economico del Reatino

 

Foto: Gianluca VANNICELLI © 

Presentato questa mattina nella Chiesa di San Giorgio il libro “La memoria dell’industria. Patrimoni della produzione nella provincia di Rieti (Rizzoli-Mondadori Electa, 237 pp, 39 euro)”. Il volume sarà distribuito gratuitamente a Palazzo Potenziani (ingresso al civico 24 di via dei Crispolti) lunedì 12 aprile a Palazzo Potenziani, dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 17. È disponibile anche in libreria e online.

L’opera è inserita nella collana promossa dalla Fondazione Varrone con Rizzoli-Mondadori Electa, dopo Le chiese di Rieti – frutto di un manoscritto inedito di Angelo Sacchetti Sassetti – e L’arte ai piedi della Laga – il grande lavoro di ricognizione sulle opere d’arte di Amatrice e Accumoli curato dalla Soprintendenza.

“Dopo i primi due libri della collana – spiega Antonio D’Onofrio, presidente della Fondazione Varrone – questo volume racconta la transizione del territorio da una società agricola a industrializzata, con una importante capacità di crescita. Leggendo questo libro si capisce che il reatino sa fare, che il territorio come questo ha capacità di reagire, anche a momenti bui come quello che stiamo vivendo. Siamo orgogliosi di essere reatini e di dare contributo per la ripartenza”.

Stavolta il perimetro indagato è quello dei luoghi del lavoro nel reatino e nella Sabina, dalla prima “rivoluzione industriale” di fine Ottocento allo spartiacque della seconda guerra mondiale. Un lavoro di ricerca e di analisi ricco di spunti inediti per il quale la Fondazione si è affidata all’Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale, che ha lavorato in collaborazione con l’Archivio di Stato di Rieti.

Nel libro, di capitolo in capitolo, scorrono le vicende dello Zuccherificio Maraini, della Supertessile di Rieti, dell’Orla, del mobilificio Nicoletti, della vetreria di Poggio Mirteto, della Ceramica Sbordoni di Stimigliano, e si stagliano innnovazioni infrastrutturali strategiche come la costruzione della ferrovia Terni-Rieti-L’Aquila e del sistema idroelettrico Nera-Velino, con le dighe del Salto e del Turano.

A curare il volume Renato Covino, professore di Storia Contemporanea alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Perugia, che ha ricostruito il contesto urbano e territoriale nel quale sorsero – non senza fatica – i primi insediamenti industriali nel reatino e nella Sabina, e il professor Edoardo Currà, presidente dell’Aipai, a cui si deve un’ampia riflessione su ciò che questi insediamenti rappresentarono per il lavoro e quella che potrà essere la loro reinterpretazione e il riutilizzo per l’oggi.

“Il rapporto tra memoria, identità e futuro è portante nel volume – dice Covino – viale Maraini è un museo industriale a cielo aperto, con criticità di bonifica e riconoscimento di quegli spazi. Un tema che riguarda tutte le città medie del centro Italia e non solo Rieti. Eliminare quegli spazi significa perdere la memoria. Lavoro e industria sono il segno della città. In questo libro c’è il tentativo di costruire una quarta fase di industrializzazione, conoscendo quanto avvenuto prima”.

“Uno strumento – aggiunge Currà – che si rivolge a più attori possibili. I primi sono i cittadini. Ci siamo avvalsi di tante fonti documentali e orali, che hanno aiutato il lavoro. Ne è nata una istanza di lettura forte per arrivare a un progetto di riqualificazione delle aree industriali intese come bene, come patrimonio, elemento di cultura, di memoria, di valore per un presente in cui ci riconosciamo. Da qui parte un progetto per il recupero e una strategia ampia, condivisa”.

Il libro è frutto di un lungo lavoro di studio e di ricerca condotto da un pool di autori di Aipai e Archivio di Stato di Rieti. A Marco Angelosanti si devono le spettacolari immagini degli insediamenti industriali e delle grandi infrastrutture dall’alto; Valeria Bacci ha lavorato sulla Ceramica Sbordoni di Stimigliano, sulla Fornace Galantina e la Vetreria Fajella, praticamente la filiera delle terre, tra ceramica e vetro in Bassa Sabina; Roby Baldin ha curato le schede del patrimonio dell’Ex Snia Viscosa e dell’Ex Montecatini; Alessandro D’Amico e Paola Schiavoni hanno studiato la produzione olearia e l’industrializzazione in Sabina a partire dal sansificio di Passo Corese; Anna Maria Di Gregorio,  insieme a Baldin ha ricostruito le vicende dell’industria chimico-tessile a Rieti; Liana Ivagnes e Daniele Scopigno hanno raccontato il complesso recupero dell’archivio della Snia Viscosa; Martina Russo, Laura Severi e Roby Baldin hanno lavorato al riordino e ai contenuti dell’archivio tecnico della Snia Viscosa. Martina Russo ha firmato il saggio e le schede sulla ferrovia Terni-Rieti-L’Aquila, che ne ricostruiscono la storia, le strutture e le architetture; ad Alfredo Pasquetti si deve la ricognizione su mulini e pastifici della provincia, a partire dal mulino Joannilli&Meloni; Daniele Scopigno ha lavorato al saggio sui Nicoletti e il loro premiato mobilificio e al recupero dell’archivio dell’impresa, insieme ad Alfredo Pasquetti. Scopigno si è occupato approfonditamente anche dell’Orla, l’industria aeronautica che Rieti ebbe a cavallo tra anni Trenta e Quaranta; è di Laura Severi il saggio e le schede sullo Zuccherificio Maraini, che fece di Rieti l’antesignana della rivoluzione dolce in Italia. Marco Venanzi ha curato il saggio sul sistema idroelettrico Nera-Velino, con schede dedicate alle dighe del Salto e del Turano, alla Centrale di Cotilia e all’Acquedotto del Peschiera.

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