“Aiuto, sto partorendo!” ma non c’è tempo per arrivare in ospedale. E il fiocco azzurro arriva (quasi) sull’ambulanza | LA STORIA

(di Christian Diociaiuti) L’hanno aiutata a partorire a casa. Perché no, non c’era tempo per salire sull’ambulanza e arrivare a Rieti. È l’impresa che un equipaggio di Heart Life che opera per conto di Ares 118 ed è di stanza a Passo Corese, ha portato a termine questa mattina. La mamma, 30enne, e il neonato (un maschietto) stanno bene. E gli operatori del soccorso sorridono: “Già, perché non capita tutti i giorni di far partorire una donna così, in queste circostanze” racconta sorridente Gerardo Sica, il soccorritore intervenuto insieme all’infermiera Melissa Boccia e all’autista Stefano Ciogli. Sono direttamente loro a raccontare cosa è successo stamattina. Un evento raro (solitamente le partorienti hanno tempo per giungere in ospedale alle avvisaglie, ma non è un canone fisso, c’è pur sempre la fisiologia a smentire le regole), in cui se la sono dovuti sbrigare da soli. Zero tempo per arrivare in ospedale, zero dottori in quel momento. Solo la vita che ha fretta di vedere il mondo, anche in questi tempi bui. E sei mani: quelle dell’infermiera e del suo collaboratore, quelle dell’autista sul volante.

“Alle 7.54 di stamattina – spiega l’equipaggio 118 a RietiLife – arriva la chiamata del marito della donna alla centrale. La centrale 118, a sua volta, gira la chiamata a noi”. La partoriente si trova a Canneto di Fara Sabina, la squadra – che ha appena iniziato il turno – è operativa da Passo Corese. “Mi moglie sta partorendo, correte” è la richiesta, accorata, dell’uomo dall’altra parte del telefono.

“Quando siamo arrivati, intorno alle 8.05, ci siamo accorti che la signora era in procinto di dare alla luce il bambino. Non c’era tempo per far salire la donna sull’ambulanza. Così Melissa, l’infermiera, con il mio supporto – racconta il soccorritore Gerardo Sica – ha effettuato le manovre necessarie e il bimbo è venuto alla luce. Una volta stabilizzati, bimbo e mamma sono stati caricati sull’ambulanza guidata da Stefano, in direzione ospedale di Rieti” aggiunge Sica, emozionato. Professionalità, rapidità, empatia portano al risultato che può sembrare scontato, ma non in certe condizioni.

Il racconto continua: “Una volta partiti da Canneto, a Osteria Nuova c’è stato l’incontro con l’auto medica e con un dottore che ha visitato mamma e figlio, prima di rimetterci tutti in viaggio verso l’ospedale. Tutto bene”. E ora mamma e bimbo sono felici in ospedale e l’equipaggio Heart Life (assieme a tutti coloro che si sono adoperati in questa storia), si gode le soddisfazioni di un mestiere duro, quasi una missione. Quella, appunto, del soccorritore. “Ogni nascita è un bel momento – concludono – ma così porta ancora più emozione. Una bella notizia dopo tante cose negative dovute al covid“.

Gli operatori Heart Life – e anche Gerardo, ad esempio – si sono occupati recentemente anche di cose ancor più complicate. Come la gestione dell’Alcim di Contigliano durante la prima ondata covid, quando la casa di cura era un cluster da 100 positivi. Ora quel tempo è lontano. Gli occhi sono sul prossimo scenario di soccorso. E su quel fiocco azzurro che l’ambulanza, adesso, può appendere sul portellone.

Foto: HL ©

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