Omonimia e tamponi, un caso dopo l’altro: “Referto di un uomo di 40 anni a un 14enne con stesso nome, ma come si fa?”

Un altro caso di omonimia. È il terzo in tre giorni quello che RietiLife racconta oggi, dopo quello di una docente (leggi) e di una mamma e sua figlia (leggi). 

“Gentile redazione di RietiLife, in merito al vostro articolo sul caso di omonimia riguardo ai tamponi effettuati dalla ASL di Rieti, vi riporto l’ennesimo caso. Io mi chiamo Anna ed insieme al mio compagno siamo in isolamento del 23 ottobre. Abbiamo effettuato il primo tampone il 28 ottobre, poiché il primo a sviluppare i sintomi è stato lui. Risultati entrambi positivi. La Asl mi ha contattato una prima volta per registrare i miei dati e visto che il mio compagno non era mai stato chiamato, ho detto loro di parlare anche con lui, per accelerare le cose. Mercoledì 11 novembre, la Asl mi ha ricontattato e mi ha detto che potevamo rifare il secondo tampone presso la Asl di Sant’Elpidio, il giorno seguente. Avrebbero pensato loro a prenotarci. Arrivati lì, non risultavamo neanche negli elenchi. Ci hanno comunque fatti il tampone e ci hanno fatto scrivere i nostri dati a penna, su un foglio bianco, dicendo che ci sarebbe arrivato un sms con le credenziali per accedere al sito della Regione per ritirare i nostri referti” dice la lettrice.

“Naturalmente il messaggio non è mai arrivato, quindi ho iniziato a chiamare tutti i numeri verdi, tutti i numeri della ASL dedicati all’emergenza Covid. Non ho ricevuto risposta da nessuno. Infiniti minuti di attesa e niente. Nel frattempo, mi chiama una mia parente dicendomi che era stata contattata dalla ASL che gli diceva che il risultato del tampone di suo figlio era pronto, ma lui non l’aveva fatto. Indovinate come si chiama suo figlio? Lo stesso nome e cognome del mio compagno, con la piccola differenza che uno è nato nel 1980 l’altro nel 2006. Disperata, ho trovato un altro numero e chiamando, mi ha risposto un signore al quale ho spiegato la situazione. Mi ha detto che l’unica cosa che poteva fare era quella di comunicarmi se il mio referto era pronto, senza però potermi dire il risultato. Al nome del mio compagno, invece, risultava solo il tampone del 28 ottobre. Allora io gli ho chiesto se poteva controllare con lo stesso nome ma con la data di nascita corrispondente al 2006. Svelato l’arcano. Il tampone del mio compagno è stato caricato al bambino… Ma vi rendete conto? E ad oggi, ancora non ricevo le credenziali per accedere al mio referto e non riesco a parlare con nessuno. Ho ricontattato, infine il numero verde 800118800. Finalmente mi hanno risposto ed hanno aperto una segnalazione alla ASL di Rieti, scusandosi infinitamente e dicendo che era la prima volta che gli capitava un caso del genere… A quanto pare non è così!”.

“Voglio riportare anche la mia di esperienza e voglio ringraziarvi perché leggendo il vostro articolo mi sono sentita meno sola… Lo so che è un momento difficile per il mondo intero. Capisco che si possa sbagliare, ma queste sono cose delicate e gravi e non posso tollerare la leggerezza o la distrazione in questo campo. Un camionista guida il camion e non si può permettere di distrarsi perché le conseguenze sarebbero disastrose. Un medico deve saper fare un’iniezione e fare diagnosi, è il suo mestiere. Loro devono inserire dati e devono farlo nel modo corretto e preciso. È il loro mestiere. Spero in tutto ciò che lunedì riusciremo a risolvere tutto e spero che anche la mia testimonianza aiuti a sbloccare questa situazione imbarazzante. Buona domenica Anna“.

Foto: RietiLife ©

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