Dalle terrazze fluviali ai palazzi gentilizi: alla scoperta di Collevecchio con ‘Paese che vai’

Ennesimo appuntamento con la confermatissima rubrica settimanale di RietiLife Paese che vai” che, curata dalla nostra Martina Grillotti, punta a far conoscere, ai reatini e non, i nostri comuni. 73 bellezze tutte da scoprire, tra architettura, storia, gusto, appuntamenti. “Paese che vai” punta a creare un almanacco, un’agenda, che permetta a tutti di saperne di più dei nostri paesi, di scoprirli prima leggendo e poi visitandoli, in un weekend, in un giorno, per una vacanza lunga o corta, per un pranzo o una cena. Vi consiglieremo cosa visitare e gli eventi irrinunciabili cui è impossibile non partecipare. RietiLife è disponibile a integrazioni e segnalazioni, pronta ad ascoltare tutte le realtà del territorio. Scriveteci! [email protected]

(di Martina GrillottiUna storia che arriva da lontano quella del comune di Collevecchio, con le sue terrazze fluviali che da sempre attirano visitatori, tantissimo da vedere e tante feste da tornare a vivere nel post-pandemia.

DOVE SI TROVA? – Il comune di Collevecchio sorge quasi all’estremità occidentale della provincia di Rieti, a 245 metri sul livello del mare. La sua superficie si estende per circa 27 km quadrati e contiene 1550 abitanti. Il territorio di Collevecchio si trova, sui terrazzi fluviali della Valle del Tevere, tra l’area della Città metropolitana di Roma a sud, e l’Umbria a nord.

QUANDO NASCE? – Le prime conferme di aggregazioni di popolazioni nell’odierno comune di Collevecchio risalgono al paleolitico che frequentavano la parte di confluenza tra i corsi d’acqua, Aia, Treja e il Tevere ed i terrazzi fluviali, dove il tufo forma pianori e rupi. Nell’età del bronzo si intensificano insediamenti nei costoni e nei pianori sopra la fascia che sovrasta la valle del Tevere, si consolida una costante attività di scambio con le popolazioni dell’opposta sponda del fiume. Nell’età del ferro nella zona di Poggio Sommavilla si insediano nuclei sparsi di capanne intervallate ad ampi spazi destinati alla coltivazione, nei pianori dei terrazzi fluviali che sovrastavano la valle del torrente Aia e quella del Tevere. Durante il periodo Romano Repubblicano, il centro arcaico di Poggio Sommavilla rimase attivo, verosimilmente fino all’epoca della distruzione da parte dell’esercito romano guidato dal tribuno consolare Marco Furio Camillo. In epoca romana imperiale, nella seconda metà del I sec d.C. il territorio fu assoggettato al municipio romano di Forum Novum che cessa la propria funzione nella media età imperiale nel III d.C. La cristianizzazione e le sistematiche incursioni dei popoli germanici che accelerano il crollo dell’Impero romano, hanno velocizzato anche a Collevecchio, come nella maggior parte della Sabina in fenomeno dell’incastellamento con la riutilizzazione dei siti romani esistenti: inizia così il Medioevo. Papa Innocenzo IV con il breve del 10 dicembre 1253 autorizza i Mozzanesi a trasferirsi a Castrum Vetulum, l’attuale centro storico di Collevecchio. Nel luglio 1283 fu occupato dal Comune di Narni e nel giugno venne ratificato un accordo in cui l’amministrazione giuridica passava sotto il controllo dei narnesi i quali potevano costruire una rocca con palazzo e torre, oggi possiamo identificarla con il palazzo Cerbelli ed il complesso di strutture che costituiscono il rione Martavello. Nella metà del Trecento Collevecchio ritorna nella sovranità della curia; in quel periodo il rettore risiedeva nella provincia del Patrimonio di San Pietro in Tuscia a Toscanella e il vicerettore risiedeva a Tarano. Nel 1368 fu infeudato dagli Orsini. L’umanesimo segna un’importante rinascita culturale e sociale, soprattutto a favore delle classi nobili, privilegiate da relazioni con l’allora Firenze dei Medici e personaggi delle gerarchie vaticane come Blosio Palladio, si determinarono le condizioni per cui Collevecchio diventò uno dei centri di riferimento, nella valle del Tevere. Tra il 1605-1621 papa Paolo V scelse Collevecchio come sede del governatorato apostolico della provincia della Sabina con il tribunale le carceri e la cancelleria, trasferito nel 1816 per cedimenti strutturali del palazzo, nei sotterranei conserva carceri e strumenti di tortura accessibili dal portale della chiesa sconsacrata Pietro e Paolo. Con la costituzione della provincia l’amministrazione civile e penale fu sottoposta al controllo dell’istituzione della curia, nelle località baronali i feudatari potevano organizzare autonomamente l’amministrazione pur sempre con il diritto di controllo della Chiesa. Per i reati più gravi il governatore si limitava all’istruzione della causa che veniva decisa dal tribunale della Sacra Consulta di Roma, le condanne poi venivano eseguite attraverso gli uffici governatoriali. Nel periodo della restaurazione post-imperiale Napoleonica, 1816, il comune di Collevecchio, contava 475 abitanti e fu incluso nel distretto di Poggio Mirteto dove venne trasferita la sede del governatorato apostolico. Nel novembre del 1817, il cardinale Ercole Consalvi fu incaricato di definire il nuovo assetto istituzionale dei territori dello stato pontificio, Collevecchio divenne appodiato di Montebuono, per tornare poi autonomo, con appodiati Cicignano, Poggio Sommavilla, S. Polo e Foglia (oggi frazione di Magliano Sabina), dipendente dal governatorato di Calvi dell’Umbria. Durante il Risorgimento, l’insurrezione popolare del 1848 costrinse Papa Pio IX alla fuga da Roma e al disfacimento dello Stato Pontificio, di cui il territorio del comune di Collevecchio faceva parte. Il 29 gennaio 1849 Garibaldi giunse a Rieti da Macerata, con un reparto di 500 Garibaldini a difesa dell’Assemblea Costituente della Repubblica Romana e dei territori liberati dalla monarchia assoluta ecclesiastica. Tra le file dei volontari Garibaldini si arruolarono anche abitanti del comune di Collevecchio e dei paesi circostanti. In seguito al plebiscito tenutosi il 4 novembre del 1860, il territorio del comune di Collevecchio divenne parte del Regno d’Italia, inserito nella provincia di Perugia; passò nel 1923 nella Provincia di Roma e nel 1927 alla provincia di Rieti.

COSA VEDERE? – A Collevecchio c’è tantissimo da vedere, per esempio tra gli edifici sacri possiamo ammirare la Collegiata dell’Annunziata che si trova proprio sulla piazza principale del centro stroico, questa fu edificata alla fine XII secolo e mantiene ancora oggi un bel portale del XV secolo. All’interno la chiesa ha assunto una configurazione barocca dovuta ai rimaneggiamenti avvenuti nel XVIII secolo. In essa sono conservate alcune opere di notevole interesse, fra cui un crocefisso ligneo policromo di stile bizantino, proveniente dall’antica cappella di San Valentino e anteriormente dalla chiesa del castello di Mozzano, e una deposizione eseguita nel 1435 da un pittore fiammingo, copia di un originale di Roger Van der Weyden, attualmente conservato. Ai fianchi dell’abside due iscrizioni ricordano due illustri cittadini collevecchiani: sulla destra dell’altare c’è il busto marmoreo di Marcantonio Cerbelli, attribuito al Bernini dal Piazza, e sulla sinistra un medaglione ottocentesco con il profilo di don Vincenzo Petrarca. Notevole il campanile romanico con doppio ordine di bifore. Distrutto parzialmente da un fulmine verso il 1780, fu immediatamente ricostruito secondo il modello originario. Con lo stesso intervento furono anche posti un nuovo orologio e una nuova campana. Su quest’ultima si legge il nome di Felice Filippi, allora priore di Collevecchio, e il nome del fonditore Riccardi. Molto caratteristica è poi l’antica cappella di S. Pietro, della quale è ancora visibile su via Menichini il portale d’ingresso con due scritte sovrapposte aventi il medesimo significato. Sulla prima, la più antica, si legge: “DIVO PETRO DICATAM”. Sulla più recente, che la ricopre, è invece scritto: “S. PETRO APOSTOLORUM PRINCIPI AD MDCCII”. Appena fuori la porta romana si trova la chiesa della Madonna del Rifugio che fu edificata nel 1586. L’edificio è ad unica navata con due cappelle, una per lato. Nel piccolo campanile è inserita la campana, realizzata dal fonditore locale Orazio Pioli nel 1613. All’interno si trova il sepolcro di Ortenzio De Rossi, commissario generale della Camera Apostolica sotto Paolo V. Sulla statale si erge sopra un colle la chiesa di S. Maria d’Isciano che fu costruita intorno al XVI secolo sulle vestigia di una chiesa più antica, secondo la leggenda a sua volta edificata sulle rovine di un antico tempio di Giano. Questa conserva al suo interno interessanti affreschi del XVI – XVII secolo raffiguranti al centro l’Annunciazione; sul lato sinistro il martirio di santo Stefano e su quello destro san Francesco che riceve le stimmate con in basso Frate Leone; sulla lunetta superiore al centro San Giuseppe con il bambino, sulla destra Blosio Palladio, decuius del committente, e sulla sinistra un’altra figura, forse Francesco Florido Sabino, purtroppo andata persa. Sull’angolo destro in alto è raffigurato lo stemma dei cappuccini. Al centro dell’arco che incornicia l’Annunciazione è visibile lo stemma del Palladio con l’emblema dell’egida di Pallade: la Medusa. Tantissimi sono inoltre i palazzi gentilizi che il territorio di Collevecchio conserva. Il palazzo Coperchi che si fa risalire all’incirca al 1500 è sito in via Roma, realizzato su disegno di Antonio da Sangallo il giovane, passò nel tempo a diverse famiglie, fra cui i Ferrari e i Piacentini. Ora, completamente restaurato, è divenuto sede di una beauty-farm. Sul portale d’ingresso sulla via senatore Piacentini è posto lo stemma Coperchi, mentre sulla facciata, sotto la loggia spicca lo stemma di papa Clemente VIII (Ippolito Aldobrandini) (1592 – 1605) e l’iscrizione: “BENEFACTORIBUS PAULUS COPERCHIUS SACRE AULE CONCISTORIALES ADVOCATUS ET CAMERE APOSTOLICE COMMISSARIUS GENERALIS”. C’è poi il palazzo Menichini, anche questo realizzato negli stessi anni di palazzo Coperchi, che fu costruito su disegno del Vignola, con all’interno uno splendido camino seicentesco. Su un lato si erge una torre che termina con una cuspide che domina l’intero fabbricato e alla quale si accede dal piano terreno con una lunga scala elicoidale costruita con monoblocchi di pietra. Si apre nel palazzo, con un portico che parte dalla corte d’ingresso, la Porta Umbra, una delle storiche vie d’accesso al paese. Sotto il portico è posta un’iscrizione che ricorda un vecchio giudizio di condanna. In essa si legge: “FRANCESCO CECCANI DETTO MOSCANTE/ DA STIMIGLIANO/ PERE/ OMICIDIO IN PERSONA DEL VICEPODESTÀ/ E FERITE AL BALIVO DI DA TERRA/ IN ODIO DI GIUSTIZIA ANO 1753”. Sopra il portale d’ingresso e su quello della cantina sono apposti due stemmi dei conti Menichini, mentre sugli stipiti di marmo che fiancheggiano il portone d’ingresso si leggono le iniziali F e M (Fabio Menichini). Interessante è anche il palazzo che oggi ospita la sede municipale che è palazzo Rosati, sorto circa un secolo più tardi dei precedenti, intorno al 1600, si trova in via Antonio Segoni e in passato fu anche proprietà della famiglia Segoni e in parte adibito a scuola gestita dalle sorelle della carità. Recentemente l’amministrazione comunale ha provveduto alla sua sistemazione e al suo restauro, restituendolo all’uso pubblico. Nell’angolo superiore della piazza è poi possibile ammirare il palazzo Floridi del XVI secolo, proprietà della omonima famiglia, successivamente diviso in linea di discendenza ereditaria fra Filippi e Pezzi, ed infine divenuto esclusiva proprietà Pezzi. Il palazzo, abitato dai proprietari, pur essendo stato completamente restaurato, ha mantenuto pressoché intatto lo stile originario. Il palazzo Filippi del XVII secolo, si trova sulla piazza principale, ristrutturato in epoca neoclassica. Col restauro sono stati riuniti due edifici: il primo, posto fra la piazza principale e il corso; l’altro sito fra la via fuori le mura e il corso e con accesso dalla corte interna attraverso il vicolo delle monache, fu in passato sede di un convento di suore. Al suo interno una bella scala con basamenti a colonna, tipici dell’architettura dell’epoca della ristrutturazione. Sulle lunette delle porte che si aprono sulla scala dell’antico convento sono ancora visibili affreschi seicenteschi. Le due facciate che danno sul centro del paese sono state recentemente restaurate secondo la loro conformazione originale. La casina di caccia e il parco Orsini (XVIII sec.), con accesso da via Roma. Attualmente di proprietà Filippi. Il parco è organizzato nei modi classici del giardino all’italiana con siepi di bosso e chioschi di alloro sotto i quali campeggiano ampie panchine ricavate da materiali marmorei da scavo archeologico. Sulla facciata della casina che dà sul parco sono poste tre meridiane, delle quali due indicano le ore diurne secondo il moto solare e l’altra le ore notturne secondo il cammino lunare. All’interno l’ingresso con soffitto a volta e decorazioni affrescate. Decisamente imperdibile è poi quello che fu il Palazzo del tribunale pontificio eretto nel XVII secolo, con le annesse carceri, che fa angolo fra la piazza principale e il corso. Immobile costruito su esplicita indicazione di papa Paolo V, per offrire al governatorato una sede per l’amministrazione della giustizia.

QUALI SONO I PRINCIPALI APPUNTAMENTI? – Collevecchio ha tantissime occasioni di incontro, tuttavia a causa della pandemia in corso non possono avvenire. L’evento più importante è certamente la festa del Santo patrono, Sant’Andrea, che cade il 30 ottobre, in questa occasione si svolge la tradizionale fiera e momenti sia a carattere religioso che di intrattenimento organizzati dal comitato festeggiamenti. A dicembre si svolgono varie manifestazioni natalizie organizzate dalla parrocchia e l’anno scorso la neonata Proloco Collevecchio 3.0 ha organizzato la sagra del panpepato. A gennaio le confraternite di Sant’Antonio hanno sempre organizzato la tradizionale benedizione degli animali con i vari banchetti e le commemorazioni religiose. A maggio c’è la festa dello sport al campo sportivo con tornei di calcio di varie squadre giovanili. Sempre a maggio si festeggia San Prospero e San Bernardino con festeggiamenti sia religiosi che di intrattenimento. A giugno c’è la festa di Sant’Antonio sia a Collevecchio che a Poggio Sommavilla dove vengono fatti grandi festeggiamenti sia religiosi che di intrattenimento. A metà luglio presso la casa cantoniera c’è la festa di Sant’Antonio. Si svolge invece a fine luglio il festival della prevenzione e benessere e ad agosto la tradizionale sagra della bistecca. Molto importante nel territorio comunale è il centro anziani che tra le varie feste organizzate dà vita anche a quella che è l’ormai tradizionale la Polentata di San Martino. La proloco, nel corso delle ultime due stagioni estive ha organizzato, inoltre, i festeggiamenti nella settimana di Ferragosto con una rassegna cinematografica. Infine, a settembre al bivio di Collevecchio i giovani agricoltori organizzano la festa motoristica dell’agricoltura.

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