Casaprota, un borgo tra storia e arte: scopriamolo insieme con ‘Paese che vai’

Ennesimo appuntamento con la confermatissima rubrica settimanale di RietiLife Paese che vai” che, curata dalla nostra Martina Grillotti, punta a far conoscere, ai reatini e non, i nostri comuni. 73 bellezze tutte da scoprire, tra architettura, storia, gusto, appuntamenti. “Paese che vai” punta a creare un almanacco, un’agenda, che permetta a tutti di saperne di più dei nostri paesi, di scoprirli prima leggendo e poi visitandoli, in un weekend, in un giorno, per una vacanza lunga o corta, per un pranzo o una cena. Vi consiglieremo cosa visitare e gli eventi irrinunciabili cui è impossibile non partecipare. RietiLife è disponibile a integrazioni e segnalazioni, pronta ad ascoltare tutte le realtà del territorio. Scriveteci! [email protected]

(di Martina GrillottiCasaprota, con i suoi vicoli medioevali e il suo castello che sormonta l’intero borgo, vive nella storia e la fa respirare a chiunque voglia scoprire il suo territorio.

DOVE SI TROVA? – Casaprota sorge sulle propaggini meridionali dei Monti Sabini a 523 metri di altezza sul livello del mare. Il territorio del comune, che si estende per 14,55km quadrati ed è occupato da poco più di 700 abitanti, dista da Rieti circa 22km.

QUANDO NASCE? – La storia di Casaprota affonda le sue radici nella romanità, infatti sul territorio comunale sono stati rinvenuti reperti d’età romana che ne attestano la frequentazione in questo periodo e la presenza di strutture agricole come ville rustiche o fattorie, che punteggiavano, sparse, la zona. A partire dal 776 compare il toponimo “Casa Perotis o Perotae”, compreso inizialmente nel fisco del duca di Spoleto Ildebrando, ma poco a volta acquisito dall’abbazia di Farfa, attraverso una paziente opera di ricomposizione anche di altre quote di proprietà detenute da alcuni longobardi. Nell’VIII e nel IX secolo il territorio circostante fu sottoposto ad una forte azione di conquista agraria che comportò anche l’impianto di castagneti, poi scomparsi nel tempo e sopravvissuti soltanto a livello toponimico. Nei primi decenni del secolo X, probabilmente per iniziativa degli stessi monaci, vi fu fondato un castello, che fu rapidamente alienato dall’abate Campone e concesso alla moglie Liuzza ed ai figli. Dopo questo momento le tracce del castello e dei suoi signori si perdono per molto tempo e soltanto sullo scorcio del XII secolo, sotto il pontificato di Celestino III, si ha notizia di una controversia che opponeva i de Romania, la più potente famiglia nobile della Sabina, alla consorteria dei Camponeschi, fortemente radicata sui monti Sabini, per il possesso della chiesa di S.Angelo di Casaprota. Questo fatto farebbe prefigurare che il castello appartenesse ai de Romania, tanto più che agli inizi del Quattrocento, signori ne erano i Brancaleoni, un ramo degli stessi de Romania, staccatosi tra XII e XIII secolo, mentre del tutto priva di fondamento è la notizia che i Sederini ne avessero avuta nel Duecento la signoria. Dai Brancaleoni, Casaprota passò nello stesso periodo agli Orsini, fino al 1604, anno nel quale il castello fu incamerato dalla camera apostolica e inserito, subito dopo, nel governatorato di Sabina, con sede in Collevecchio. Con la definitiva riorganizzazione dello stato della chiesa, operata nel 1817, Casaprota, con 250 abitanti, fu appodiata a Mompeo, inclusa quindi nel distretto di Poggio Mirteto, governo di Fara. Divenuta successivamente comune autonomo, nel 1853 contava 500 anime, delle quali 50 abitanti in campagna, per complessive 92 famiglie residenti in 91 case sotto l’unica parrocchia dedicata a San Domenico.

COSA VEDERE? – Ancora oggi nel tessuto urbano di Casaprota è possibile ritrovare tracce del passato: ne è un esempio la stessa porta di accesso al paese, di origine rinascimentale, che mostra gli alloggiamenti in pietra per i cardini del portone e la copertura interna con una volta a botte. Passeggiare tra le strette stradine medioevali del borgo di Casaprota, così come della sua unica frazione, Collelungo, è un modo per assaporare il gusto della vita tranquilla e contemplativa. Della storia che vive tra le trame del paese un altro esempio di grande rilievo è certamente anche l’antico palazzo signorile, quello che oggi è Palazzo Filippi, che si erge nella parte più alta del paese. Imperdibile è inoltre la cinquecentesca Chiesa di Santa Maria delle Grazie che è situata fuori dal borgo medievale, nei pressi del cimitero comunale di Casaprota, è uno dei luoghi di culto più interessanti del paese. La chiesa è caratterizzata da una facciata semplice, ma allo stesso tempo elegante, ornata da una piccola scalinata che introduce al sobrio portale. All’interno è ancora ben conservata la splendida immagine della Vergine, icona ritenuta miracolosa dalla popolazione. Proprio questa immagine è diventata, nel corso dei secoli, oggetto di venerazione e pellegrinaggio da parte di fedeli, turisti e curiosi. All’interno del paese di Casaprota non si può mancare la visita alla Chiesa di San Domenico, che è la chiesa parrocchiale del comune, questa è situata all’interno del piccolo borgo medievale, costruita nella metà del Quattrocento sui resti di una preesistente chiesa romanica. Consacrata dal Cardinale Lorenzo Santarelli intorno al 1445, oggi la chiesa si presenta all’esterno con una parete spoglia, quasi anonima, in contrapposizione all’interno che conserva ancora opere dal notevole valore storico, artistico e religioso.

QUALI SONO I PRINCIPALI APPUNTAMENTI? – Casaprota è un borgo allegro, genuino, che sa far festa un po’ tutto l’anno privilegiando però determinate occasioni per fondere il folklore con la rinomata gastronomia del posto. D’estate il fantastico appuntamento, da ormai 27 anni, è con Cinema d’estate: una rassegna filmografica attesissima, l’estate è anche la stagione del Ferragosto a Casaprota che ospita la Sagra delle fettuccine ai funghi porcini, che il 12 e 13 agosto riempie le stradine di stand, e fra strascichi e prolungamenti ludici prosegue per una settimana. L’altra partecipatissima manifestazione è la Sagra della bruschetta, che si svolge a gennaio celebrando un piatto povero ma amatissimo a base di pane e condimenti succulenti come puro olio extravergine d’oliva. In contemporanea si svolge anche la Mostra Mercato del Prodotto Tipico.

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