La Pasqua regala un piccolo sblocco: ripartono le aziende. Cittadini e negozi da maggio. No alla scuola

(ch.di.) Sarà una Pasqua (e Pasquetta) blindata, perché l’uscita da questa emergenza si vede, ma ancora non è a due passi. Il 13 aprile scade il lockdown, il blocco, che stiamo vivendo da un mese in tutta Italia (rafforzato nelle zone rosse, come Contigliano ad esempio) e a breve il Governo e il Premier annunceranno il da farsi. Che per ora si può in parte prevedere. Ora che l’epidemia è ancora forte, ma stabile, con il picco che è arrivato, è in fase di stallo e va monitorato. Commettere l’errore di riaprire tutto ora sarebbe deleterio: si rischia di creare nuovi focolari e tornare al blocco totale.

Così il Governo sta elaborando un piano di ripartenza graduale, sostenuto da scienziati, psicologi, sociologi e parti sociali, per riavviare il motore del paese, spento per troppo tempo. Conte è preoccupato per due aspetti: l’economia in apnea e la tenuta sociale di 60 milioni di Italiani. Così dalla prossima settimana si prova a ripartire. Ma non tutti, non i cittadini. La prossima settimana sarà la volta delle aziende che si erano fermate e che non appartengono alla filiera sanitaria e alimentare, mai bloccate. Dispositivi di protezione per dipendenti e fornitori per tutelare tutti. Nella filiera produttiva, ma anche nel terziario, dove possibile, sarà importante mantenere lo smart working: meno gente si muove, meglio è.

Altri 15 giorni circa – passato il ponte del 1° maggio e dunque il 4 – e secondo le previsioni tocca a cittadini e negozi. Via il blocco degli spostamenti ma attenzione massima. Nelle attività si entrerà scaglionati (in quelle più piccole uno per volta), chi si troverà a “servire” avrà mascherine e guanti, dispositivi che pure i cittadini dovranno imparare a portare con sé. Si va su appuntamento nelle attività di parrucchieri ed estetica: uno per volta.

E mentre si studia un modo per tracciare la popolazione attraverso app (in modo del tutto “anonimo”, anche se i dubbi sorgono) e avvisare se si è in contatto con dei “positivi” al coronavirus e il Governo vuol uniformare i test per la ricerca del virus, gli esperti sembrano essere chiari: no alla scuola. Significa evitare di fare muovere 12 milioni di persone tra studenti, prof, personale, mamme, papà, nonni, zii. Significa tutti promossi e maturità online con maxi interrogazione omnicomprensiva in diretta. 

Foto: RietiLife ©

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