Fabio e Patrizia, due reatini in Francia al tempo del coronavirus: “Qui indietro di 9 giorni, sembra film apocalittico”

(pa.cor.Fabio Angelucci e Patrizia Alfano sono due reatini doc, anche se vivono nella città francese di Ales da ormai sette anni. Sarebbero dovuti scendere a Rieti il 13 marzo per festeggiare tutti insieme il compleanno del figlio Alessio, ma i voli sono stati bloccati e le candeline le hanno spente in videochiamata. Ed è così che avviene la chiacchierata con loro.

“Sono quattro mesi che non veniamo a Rieti – dice Fabio seduto al tavolo del salone – prima mia moglie scendeva di più anche se lavoriamo tutti e due. Ora non sappiamo quando potremmo riabbracciare i nostri figli e i nostri nipoti”. La scelta di trasferirsi in Francia, ad Ales cittadina di 43mila abitanti, di Fabio e Patrizia “è stata presa quando si parlava di chiusura alla Schneider di Rieti e così ho accettato – dice Fabio – di venire qui a lavorare come tecnico due anni prima della chiusura definitiva”. Alle sue spalle arriva anche Patrizia che saluta e tiene a precisare che “ancora prima della comunicazione di Macron – dice Patrizia – avevamo già deciso di attivare alcune misure di prevenzione visto che da qui seguiamo le notizie dall’Italia”.

“Qui – spiega Fabio – con le misure restrittive siamo indietro almeno di nove giorni perché inizialmente la cosa è stata presa un po’ sotto gamba. Voglio dire a tutti che l’Italia ha scuole, tecnici e sanità migliori del mondo e lo e noi possiamo toccarlo con mano anche se viviamo in uno stato evoluto come la Francia”.

“Teniamoci strette – dice Patrizia – le nostre professionalità perché non so cosa accadrebbe se ci ammalassimo qui in Francia anche se come dipendenti aziendali abbiamo quella che viene chiamata la Mutuelle che copre la maggior parte dei costi ma non è per tutti”. Cosa fanno i due reatini nelle lunghe giornate a casa? “Al momento – dice Fabio – lavoro con lo smart working e tra l’altro proprio due giorni fa ho creato delle misure di sicurezza per la mia azienda in relazione alle regole per il contenimento del contagio da Coronavirus utilizzando delle procedure sviluppate in Italia nella sede di Bergamo”.

“Abbiamo un bel terrazzo – aggiunge Patrizia – cuciniamo, giochiamo a carte e poi ci siamo approvvigionati e quindi usciamo molto poco. Ci sentiamo telefonicamente o in videochiamata con i colleghi italiani che lavorano qui in Francia, ma ci siamo, per così dire, auto confinati e sono ormai tre settimane che siamo da soli dentro casa. In alcuni momenti sembra di vivere in un film apocalittico.  Poi per fortuna ci sono le videochiamate giornaliere con i nostri figli e soprattutto i nipoti. Vorrei tanto tornare, ma capisco che ora è impossibile. Ho scelto io un lavoro interinale in azienda proprio per avere maggiore possibilità di venire spesso a Rieti ed oggi invece sono qui in attesa che tutto passi. Ci dispiace non aver festeggiato quest’anno insieme ad Alessio il suo compleanno, ma l’importante è uscirne”. Mentre Patrizia parla a Fabio diventano gli occhi lucidi, ma è un attimo poi sorride e dice: “Un grande bacio a Rieti”.

Foto RietiLife ©

Print Friendly, PDF & Email