Castel di Tora, il lago del Turano e il silenzio. Scopriamolo insieme con ‘Paese che vai’

Ennesimo appuntamento con la confermatissima rubrica settimanale di RietiLife Paese che vai” che, curata dalla nostra Martina Grillotti, punta a far conoscere, ai reatini e non, i nostri comuni. 73 bellezze tutte da scoprire, tra architettura, storia, gusto, appuntamenti. “Paese che vai” punta a creare un almanacco, un’agenda, che permetta a tutti di saperne di più dei nostri paesi, di scoprirli prima leggendo e poi visitandoli, in un weekend, in un giorno, per una vacanza lunga o corta, per un pranzo o una cena. Vi consiglieremo cosa visitare e gli eventi irrinunciabili cui è impossibile non partecipare. RietiLife è disponibile a integrazioni e segnalazioni, pronta ad ascoltare tutte le realtà del territorio. Scriveteci! [email protected]

(di Martina Grillotti) Tra strette vie, religiosità e silenzio si ammira un borgo a stretto contatto con la natura nella splendida cornice del lago del Turano.

DOVE SI TROVA? – Sul lago del Turano a 607 metri sul livello del mare sorge un piccolo borgo di circa 300 abitanti, il suo nome è Castel di Tora; a presentarcelo è il sindaco del comune, Cesarina D’Alessandro: “Arroccato su una roccia, a seicento metri d’altezza, incorniciato da uno splendido paesaggio boschivo che non fa che aumentare la magia del posto, si affaccia dolcemente sulle rive del lago Turano il borgo medievale. Qui non troverai importanti opere d’arte o eccelsi esempi di architettura perché la vita e la storia del borgo è stata, in gran parte, definitivamente segnata dalla creazione del lago artificiale del Turano; ma è trascorrendo qui un poco del tuo tempo che potrai capire profondamente il vero significato della vita, della socializzazione e della solitudine.

La religiosità di cui sono permeati questi luoghi è tale che la tradizione vuole che nelle grotte e nei boschi d’intorno, vivessero dei monaci, degli eremiti, degli asceti che pensavano come imbrigliare il mondo nell’ombra quieta di un castagno secolare. Una caratteristica dell’antico borgo sono le strette vie disseminate di archi, collegate con scalinate e passaggi, percorrendo le quali possiamo osservare antichissime grotte e cantine scavate nella roccia.
Le stradine sconnesse, i portali antichi, le grotte scavate nella roccia, le case di architettura medievale e il belvedere sul lago regalano un paesaggio da fiaba che i lontani pastori di Thora ci hanno consegnato quasi intatto. La vista del lago è emozionante. Qui ci si può fermare e riposarsi dopo aver affrontato le salite, ammirando lo splendido panorama”.

QUANDO NASCE? – Castel di Tora si chiamava fino al 1864 Castel Vecchio o meglio Castrum Vetus, l’origine del nuovo nome si rifà all’antica, ma d’incerta collocazione, città sabina di Thora. Come racconta il Sindaco “Ai confini tra storia e leggenda, i ricordi si aggrappano alla mitica Civitate de Thora, dove nel tardo impero venne martirizzata Anatolia, Santa e protettrice del paese. Il paese trae le sue origini agli inizi dell’anno Mille all’epoca del fenomeno degli incastellamenti ed è menzionato per la prima volta nei documenti di inizio Mille (1035) con il nome di ‘Castrum Vetus de Ophiano’ (Chronicon Farfense)”.

Dopo un periodo di sottomissione all’Abbazia di Farfa, che lo ebbe in dono dai signori longobardi, Castelvecchio passò, con Castrum Antoni, l’attuale Antuni, e con Collepiccolo, sotto la signoria dei Brancaleoni e quindi dei Mareri, ai quali fu confiscato nel 1241 da Federico II di Svevia e ai quali fu riconsegnato nel 1250. Il feudo di Castelvecchio venne poi annesso allo Stato pontificio e di conseguenza, nel 1440 passò alla famiglia Orsini ai quali rimarrà fino al 1634, con una breve parentesi dal 1558 al 1570 in cui fu sotto gli Estouteville. Nel 1634 il territorio venne ceduto ai Borghese che lo tennero fino alla caduta dei feudi sotto l’epoca napoleonica. Con l’Unità d’Italia Castel di Tora è aggregato alla provincia di Perugia, passa nel Lazio solo nel 1920.

La costruzione della diga e del lago del Turano, nel 1935-38, causa l’emigrazione della popolazione, infatti, vengono sommersi i terreni più fertili della valle e ciò fece cambiare anche l’economia locale che all’epoca era orientata verso agricoltura e pastorizia portandola a legarsi di più a commercio e turismo.

COSA VEDERE? – “Il territorio di Castel di Tora – come racconta il sindaco – è ricco di molte testimonianze delle epoche passate e in particolare del periodo romano, ad esempio ancora sono visibili alcuni tronconi di colonne romane, oppure i fregi e le iscrizioni latine sui muri perimetrali della chiesa. Il borgo si presenta in una suggestiva veste medievale che rimanda al passato più lontano e sembra custodire, nei vuoti e nei silenzi dei vicoli, il segreto delle sue origini. E le vecchie case in pietra, tipiche dell’architettura rurale medievale, con coperture in legno e manto in coppi di laterizio che si specchiano nelle acque azzurre, stanno strette le une alle altre come per darsi coraggio”.

Il centro storico di Castel di Tora conserva ancora oggi il suo impianto medioevale e vi sono custoditi moltissimi edifici di quel periodo. La fortezza del paese risale all’XI secolo ed è costruita su una roccia a strapiombo, si conserva ancora oggi la sua torre a pianta poligonale che veglia sulle case del borgo. Di epoca più tarda, nello specifico del XV secolo, sono invece le torrette che costituivano parte dell’antica cinta muraria entro cui il paese si trovava. Di particolare importanza è anche il palazzo del Drago con i suoi saloni affrescati, le scalinate in pietra e le 365 finestre la cui datazione è attribuibile ai secoli XV e XVI, e l’intero borgo di Antuni che si trova nella piccola penisola che, collegata da un istmo, si protende nel lago, qui si trova anche, su una parete a picco sul lago, l’eremo di San Salvatore a cui si può arrivare solo con una visita guidata, si tratta di una grotta che conserva alcuni reperti archeologici e un dipinto realizzato da un asceta nel XVII secolo raffigurante un Cristo.

Da non perdere nel borgo è una visita alla chiesa di San Giovanni Evangelista, si tratta di una chiesa di stile barocco con affreschi cinquecenteschi all’interno; ma altrettanto imperdibile è ritrovarsi nella piazza principale ad ammirare la splendida fontana del Tritone che risale al 1898.
“Merita una visita anche il Convento di Santa Anatolia – ricorda il sindaco – che nacque come dimora estiva del Pontificio Collegio Greco-Ortodosso. Anatolia è la patrona del paese, e il convento è meta del famoso pellegrinaggio annuale in occasione della festa della Santa (8 luglio), dove la leggenda narra venisse perpetuato, ad opera di un accanitissimo drago, il martirio della stessa”.

QUALI SONO I PRINCIPALI APPUNTAMENTI? – A Castel di Tora sono imperdibili i festeggiamenti che si svolgono nel corso dell’anno. La prima domenica di quaresima svolge la Festa del Polentone, una festa tradizionale in cui si può gustare la tipica polenta condita con sugo magro. Altrettanto seguita è anche la Sagra degli Stringolizzi che si svolge in piazza la prima domenica di ottobre, durante questa festa per tradizione le donne del paese impastano farina e uova il sabato per distribuirli la domenica successiva. E sottolinea il sindaco “è così si rinnova la tradizione che ha radici profonde e ben radicate, trasformando un semplice pasto contadino, come la polenta, in una esplosione di gusti, di profumi, di colori, preparati con una cura che ci fa tornare alla memoria scene della nostra infanzia”.
Ma di grande importante soprattutto per gli abitanti del luogo è poi la festa patronale per Sant’Anatolia, è un evento di tipo prettamente religioso in cui una grande processione accompagna la statua della Santa attraversando il lago in direzione di Colle di Tora sul ponte che unisce i due borghi, passando il compito di trasportarla alla confraternita locale.
Per avere l’onore di trasportare la statua bisogna vincere un’asta, che è poi un’offerta per la parrocchia.
Cesarina D’Alessandro, che ci ha accompagnato nella scoperta del suo stupendo borgo, vuole lasciarci con un messaggio che sia per i suoi concittadini come per tutti noi, e per l’Italia intera: “In questo difficile momento, oggi più che mai, gli Italiani dimostreranno di essere un grande Popolo, che condivide sofferenza, impegno, ingegno, speranza e che non si arrende mai. La bellezza dei nostri luoghi sarà linfa vitale per i nostri occhi.”

Foto: RietiLife ©

 

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