Biometano Vazia, la versione di Enersi: “Così abbiamo condiviso il progetto con le istituzioni”

“Leggiamo negli ultimi giorni diverse critiche circa la mancata condivisione con le istituzioni delle scelte per la localizzazione delle aree del progetto biometano e per fare chiarezza vorremmo richiamare quanto avvenuto”: lo scrive Enersi tramite una nota firmata da Luca Acquaroli. Si torna, dunque, a parlare di biometano a Vazia.

“Nel 2015 Enersi individuava, di concerto con il Consorzio ASI, il terreno per la realizzazione; Nello stesso periodo veniva presentata l’iniziativa all’amministrazione comunale di Rieti e ad altre amministrazioni comunali della Provincia ricevendone il gradimento scritto; La relazione dell’Università dell’Aquila risultava essere ampiamente favorevole, sia per la salvaguardia dell’ambiente e la tecnologia avrebbe avuto positive ricadute sociali ed economiche definendo la tecnologia proposta come la miglior soluzione disponibile. Il successivo progetto, attraverso le soluzioni proposte, superava i punti di attenzione circa il contenimento degli odori (oltre 150 volte sotto la soglia di legge) e la gestione del digestato in fertilizzante organico; nella Conferenza dei servizi conclusasi nel 2018 con parere favorevole, a riprova della corretta localizzazione, venivano richiamati i pareri favorevoli dell’AUSL di Rieti, dei Vigili del Fuoco, ARPA Lazio, Consorzio ASI, provincia di Rieti, Sovrintendenza Unica Archeologica delle Belle Arti e Paesaggio, Regione Lazio Area Urbanistica, Comune di Rieti, Agenzia delle Dogane, Direzione Regionale Ciclo dei Rifiuti della Regione Lazio”. Prima dell’assegnazione e della redazione del progetto definitivo, il Consorzio commissionò una relazione tecnica all’Università dell’Aquila e chiese un parere ai principali soci quali il Comune di Rieti e alla Provincia di Rieti, ricevendone verosimilmente un assenso” dice Enersi.

“Per quanto sopra non riusciamo comprendere sia come cittadini che imprenditori, cos’altro di più scrupoloso avremmo potuto fare senza dimenticare che un progetto non può aspettare oltre cinque anni prima di vedere la luce, diversamente nessuno di noi potrà recriminare sulla mancanza di opportunità di sviluppo, di lavoro e di crescita della nostra società” conclude Acquaroli.

Foto: RietiLife ©

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