“Il Varrone Lab è esempio da esportare”

Autorità, giornalisti, reatini e anche amatriciani e accumolesi desiderosi di rivedere le loro opere d’arte dopo 3 anni e mezzo di “lontananza” hanno affollato ieri pomeriggio il Varrone Lab, aperto dalla Fondazione Varrone nella centralissima piazza Vittorio Emanuele per il restauro delle opere scampate al terremoto del 2016. A tagliare il nastro è stato il ministro per i Beni Culturali Dario Franceschini, arrivato a Rieti insieme all’onorevole Fabio Melilli dall’Abbazia di San Pastore, accolto dalla Prefetto Giuseppina Reggiani e dalle massime autorità istituzionali del territorio, oltre naturalmente che dal presidente della Fondazione Antonio D’Onofrio, dai soprintendenti Paola Refice e Paolo Iannelli e da Roberto Lorenzetti, nella sua duplice veste di vice presidente della Fondazione e direttore dell’Archivio di Stato di Rieti.

“Ho accettato di esserci perché qui sta accadendo una cosa importante: un grazie a tutti coloro che l’hanno resa possibile – ha detto il ministro Dario Franceschini dopo la visita al laboratorio – Dopo il sisma, quando i Vigili del Fuoco hanno recuperato le opere d’arte per trasferirle nei ricoveri provvisori i sindaci mi hanno espresso la loro preoccupazione perché temevano che non tornassero più nei luoghi di provenienza. Invece la condizione è che dopo il restauro tornassero a casa. So bene il valore affettivo che lega le comunità alle proprie opere d’arte. Il progetto della Fondazione Varrone è un esempio virtuoso di collaborazione tra pubblico e privato che si può esportare anche in altre città”. “Oggi per noi è un momento di grande felicità perché con la ricostruzione che tarda a concretizzarsi il rischio che avvertiamo è il progressivo abbandono dei nostri borghi – ha detto il presidente Antonio D’Onofrio nell’accogliere il ministro – Consapevoli dell’importanza che per la popolazione hanno le tradizioni e le opere d’arte che stavano nel Museo e nelle chiese di Amatrice e di Accumoli, la Fondazione Varrone ha scelto di impegnarsi nella salvaguardia e nel recupero di tutto questo, perché crediamo che ciò possa rappresentare un collante tra la gente e il territorio”.

45 le opere d’arte prelevate nella mattinata del 13 gennaio dal deposito della Scuola Carabinieri Forestali di Cittaducale dove si trovavano dal 2016 e trasferite a Palazzo Dosi per il restauro, in vista della mostra che aprirà a primavera a Palazzo Potenziani. Tra queste ricordiamo la Madonna in trono con Bambino del XIII secolo proveniente dalla frazione di Cossito, il trittico della Madonna del Latte proveniente dalla chiesa di Santa Maria delle Coste di Accumoli, la tela di Sant’Emidio con la città di Accumoli del XVIII secolo proveniente dalla chiesa di San Francesco di Accumoli, la statua di San Francesco in legno scolpito e dipinto a cavallo fra XVI e XVII secolo provenienti dalla chiesa di San Francesco di Amatrice, la Madonna in trono con Bambino del XIV secolo proveniente dalla frazione di Poggio Vitellino.

Ad effettuare il restauro sarà la reatina Anna Paola Salvi, sotto la supervisione del dottor Giuseppe Cassio, ispettore di zona della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle province di Frosinone, Latina e Rieti. E’ allo studio la possibilità di consentire a scolaresche e gruppi la visita del laboratorio, per socializzare il lavoro di recupero di opere d’arte molto care alle comunità di appartenenza.

Foto: RietiLife ©

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