Il nipote di Lucio Battisti: “Mio zio non era né fascista né laziale”

(da Huffington Post) “Lo speciale di Rai1 dedicato a mio zio Lucio Battisti è stato un disastro. Lo hanno fatto morire per la seconda volta”. Ci è andato giù pesante Andrea Barbacane, figlio di Albarita, la sorella del cantautore. Dal settimanale Chi, in edicola mercoledì 11 dicembre, rivolge critiche alla trasmissione e ai partecipanti, che hanno provato a far rivivere le canzoni di Lucio. ”È stato reso un servizio pessimo da cantanti come Ruggeri, Morgan. Arisa. Mi stupisce che Mogol fosse presente e li abbia ringraziati. Rispetto a Dieci ragazze cantata da Ruggeri sono molto meglio le canzoni dello Zecchino d’Oro”.

Andrea Barbacane parla a proposito del suo libro Il grande inganno (Quel gran genio di mio zio e quello che non è stato detto su Lucio Battisti), scritto anche con l’intento di smentire quelle voci che ritraggono suo zio come un fascista nonché finanziatore dell’Msi. “Il Battisti politico non è mai esistito perché zio Lucio non votava neanche, lasciava a casa di nonno le cartoline elettorali”.

Così come ci tiene a fare un’altra precisazione: a ogni partita casalinga della Lazio risuona la canzone I giardini di Marzo, ma la suggestione che lo vuole tifoso biancoceleste non troverebbe riscontro nella realtà: “Il Battisti laziale nasce dalla fantasia dei tifosi suffragata da nonno Alfiero: l’unica volta che zio Lucio andò allo stadio fu una domenica pomeriggio, quando accompagnò mio padre a vedere la partita che avrebbe decretato lo scudetto della Lazio: era curioso dell’evento, non era tifoso”.

Il nipote del cantautore di Poggio Bustone affronta anche la tematica, piuttosto dibattuta, riguardo la diffusione della musica di suo zio. Questa era unicamente legata alla vendita di dischi e vinili, ma Barbacane è aperto anche alla nuova frontiera delle piattaforme digitali: “Lucio Battisti è un patrimonio di tutti e non è proprietà di nessuno, nemmeno dei famigliari”.

Foto: web ©

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