‘Paese che vai’: Antrodoco nello scrigno di Monte Giano tra castagne e il ruolo nel Risorgimento

Nuovo appuntamento con la confermatissima rubrica settimanale di RietiLife Paese che vai” che, curata dalla nostra Martina Grillotti, punta a far conoscere, ai reatini e non, i nostri comuni. 73 bellezze tutte da scoprire, tra architettura, storia, gusto, appuntamenti. “Paese che vai” punta a creare un almanacco, un’agenda, che permetta a tutti di saperne di più dei nostri paesi, di scoprirli prima leggendo e poi visitandoli, in un weekend, in un giorno, per una vacanza lunga o corta, per un pranzo o una cena. Vi consiglieremo cosa visitare e gli eventi irrinunciabili cui è impossibile non partecipare. RietiLife è disponibile a integrazioni e segnalazioni, pronta ad ascoltare tutte le realtà del territorio. Scriveteci! [email protected]

(di Martina Grillotti) Dalla festa d’autunno al carnevale dei dodici mesi; dalla “Rocchetta” alla Madonna delle Grotte; dalla sua storia abruzzese fino alla prima battaglia del Risorgimento. Questo e ancora molto altro è Antrodoco, il comune del famoso marrone.

DOVE SI TROVA? – Il comune di Antrodoco, con i suoi 2440 abitanti si trova a 22 km di distanza da Rieti e a 510 metri s.l.m. Antrodoco fa parte della comunità montana del Velino ma fino al 1927 non faceva parte della provincia reatina, bensì dell’Abruzzo e in particolare si trovava sotto la giurisdizione di L’Aquila. Il sindaco Alberto Guerrieri introduce il comune così: “Se i turisti vogliono visitare Antrodoco e pernottare c’è da maggio scorso un ostello della gioventù, i cui proprietari hanno avuto l’idea di dare al turista la possibilità di noleggiare le bici elettriche per passeggiare nel centro storico e nei castagneti: questa iniziativa prenderà a breve avvio. Il nostro territorio attrae i ciclisti e molti motociclisti. Tutto il patrimonio artistico che Antrodoco ha è visitabile con guide turistiche che sono i ragazzi del servizio civile, con loro è possibile essere guidati attraverso tutto il patrimonio ecclesiastico e la “Rocchetta”. Di particolare rilievo sono sicuramente i percorsi montani e la zona dei castagneti che permettono passeggiate anche molto facili e non solo per appassionati di trekking professionisti, vanno bene per persone di qualsiasi età.”

QUANDO NASCE? – Pare che il nome della cittadina venga dall’osco Interocrium, dalla radice antica ocre, ovvero “tra le montagne”; è ricordato col nome di Vicus Interocrea dal geografo classico Strabone, come Introthoco nelle fonti dell’alto medioevo e come Introducum al tempo di Madama Margherita d’Austria. Nell’etimo stesso di Antrodoco, è suggellata la posizione geografica di questo centro, destinato a trovare un difficile equilibrio tra le risorse agricole della vallata alluvionale del Velino e quelle pastorali delle montagne incombenti. Le notizie di Antrodoco in età classica sono molto scarne. Definito vicus, villaggio, da Strabone, un centro demico secondario non dotato di particolari autonomie amministrative. In epoca romana, Antrodoco è stato una mansio, una stazione di posta sulla via Salaria. Fonti latine menzionano anche le proprietà terapeutiche delle sue acque solfuree, rinomate anche nel Settecento, nell’Ottocento e fino agli anni ’80 del Novecento in tutta la zona, ma ora abbandonate. Durante il medioevo nella parte alta del paese, oggi denominata dagli abitanti “Rocchetta”, fu costruita una cittadella che si pone come avamposto inespugnabile e strategico lungo la via degli abruzzi e soprattutto durante il periodo della transumanza. Successivamente entra a far parte del Regno delle due Sicilie, fino all’inizio del Risorgimento, durante il quale il comune ha un ruolo molto importante: è qui infatti che si ebbe il primo scontro rinascimentale. La battaglia durò dal 7 al 9 marzo 1821 ed ebbe luogo prettamente nelle gole di Antrodoco, in cui si affrontarono l’esercito austriaco e quello napoletano, quest’ultimo ebbe però la peggio e il comandante delle truppe austriache ricevette dal re Ferdinando I il titolo di principe di Antrodoco. Nel 1860 Antrodoco entra a far parte del Regno d’Italia ma anche in questo territorio, come in quasi tutti i territori del regno delle due Sicilie, si manifestò la resistenza popolare all’invasore sabaudo da parte della cosiddetta Banda di Antrodoco. Nel 1927 Antrodoco, a seguito del riordino delle Circoscrizioni Provinciali voluto dal regime fascista, entrò a far parte della appena costituita Provincia di Rieti.

COSA VEDERE? – Arrivando nel comune, di certo, la prima visita è quella alla piazza principale che è Piazza del Popolo. Su di essa affaccia Palazzo Pallini, dalla facciata in stile liberty, appartenuto a Nicola Pallini. Al centro della piazza si trova una fontana realizzata nel 1975 dallo scultore locale Sotero Sciubba. Appena dietro la piazza principale si trova il duomo di Santa Maria Assunta in origine intitolata alla Madonna del Popolo: il cambio di nome è avvenuto negli anni Cinquanta, dopo la proclamazione del dogma dell’Assunzione. Dopo il sisma del 1997, che ha colpito l’Umbria e parte del Lazio, la chiesa è stata restaurata in diverse parti, la facciata è stata completamente rinnovata nel corso del 2008. Per la sua acustica particolarmente favorevole la collegiata è spesso sede di concerti di musica sacra.

Sempre nelle vicinanze della piazza del Popolo si trova la Chiesa di Santa Chiara, riaperta nel 2012 dopo un quarantennio di chiusura per restauro. Questa ha un’unica navata ed un altare in muratura di tipo preconciliare, oltre a quattro altari laterali. La parte sopra la porta d’accesso è sormontata da una grande cantoria in muratura alla quale si accede grazie ad una scala accessibile dal corridoio laterale destro. Di gran pregio è la volta affrescata, raffigurante un cielo stellato. Incastonati nella volta gli affreschi raffiguranti Santa Cecilia, lo stemma del Cardinal Federico Tedeschini e l’Agnello. Appena fuori il centro storico del paese è assolutamente da visitare la Chiesa di Santa Maria Extra Moenia. Questa è il monumento artisticamente più rilevante di Antrodoco. Costruita nell’XI secolo su di un precedente tempio dedicato alla dea romana Diana, fu originariamente dedicata a san Severo, primo parroco del paese; venne intitolata alla Vergine nel 1051 dal vescovo Gerardo. All’interno si trovano numerosi affreschi: lungo le pareti laterali troviamo la Crocifissione (seconda metà del XIV secolo), Santa Caterina da Siena (metà XV secolo), San Giovanni Battista (metà XV secolo) e altri santi. Notevole l’affresco dello sposalizio di Santa Caterina d’Alessandria, conservato meglio degli altri, della prima metà del XIV secolo. Vicino alla chiesa di Santa Maria Extra Moenia vi è un battistero a pianta esagonale, costruito presumibilmente intorno al terzo decennio del XV secolo, al cui interno troviamo un notevole patrimonio pittorico, costituito da cicli dipinti del Quattrocento.

Imperdibile è infine la Madonna delle Grotte, la sua storia è decisamente interessante. Nell’ottobre 1601 un’immagine dipinta della Vergine Maria fu ritrovata in una grotta di Vignola da una pastorella di nove anni, Bernardina Boccacci. L’anno successivo al ritrovamento dell’immagine sacra, presso la grotta fu costruito un altare, e negli anni seguenti un santuario. Nel comune sono inoltre presenti due musei: il Museo cittadino, dedicato al pittore e incisore seicentesco Carlo Cesi e al pittore albanese Lin Delija; il Museo storico militare, curato dall’Associazione Nazionale Alpini sezione di Antrodoco.

QUALI SONO GLI APPUNTAMENTI PRINCIPALI? – Di notevole importanza è la Festa d’ Autunno che si svolge quest’anno dal 1 al 3 novembre e al cui interno è compresa anche la Festa del marrone antrodocano. Ci ricorda il sindaco che “durante la festa ci sarà la possibilità di fare una visita cicloturistica nei castagneti, esperienza incredibile; ma anche altrettanto importante è l’escursione “Alta Via del marrone” cui segue il pranzo in baita”. La festa del Carnevale dei dodici mesi: il carnevale antrodocano è un appuntamento tra storia, tradizione e contemporaneità. La rappresentazione de “I Dodici Mesi” è un’antichissima tradizione locale che da sempre si svolge negli ultimi giorni di carnevale secondo uno schema abbastanza diffuso in tutto l’Abbruzzo. Si tratta di un rito propiziatorio che segna il passaggio dall’Inverno, con tutte le incognite che in un’economia contadina poteva un tempo rappresentare, alla Primavera con le sue promesse di rinascita e voglia di vivere. I dodici mesi sfilano su cavalli, muli e somari, preceduti dal padre, il Gran Vecchio. I festeggiamenti in onore di Maria SS. delle Grotte durante il periodo delle Pentecoste con una processione alla quale partecipa tutta la cittadinanza, viene “discesa” la statua della Madonna dalla Chiesa di santa Maria delle Grotte fino alla Chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta. La statua rimane esposta ai fedeli per due settimane prima di essere riportata in processione al Santuario.

Foto: RietiLife ©

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