Moriva 48 anni fa il Principe Ludovico Potenziani, contribuì alla creazione della Provincia di Rieti

(di Fabrizio Tomassoni) L’8 agosto 1971, nella sua residenza romana, se ne andava in silenzio il Principe Ludovico Spada Veralli Potenziani, artefice indiscusso dello sviluppo socio-economico della città di Rieti.

Figlio del Senatore Giovanni Potenziani e di Maria Spada Veralli, organico al Regime, per ventidue mesi, dal 9 dicembre 1926 al 3 settembre 1928, fu Governatore di Roma e poi Senatore del Regno fino al 1943, cariche che gli permisero di porre mano alla costruzione della Via del Mare e all’ammodernamento di alcuni quartieri della capitale. Fu lui, insieme a Giacomo Acerbo, a contribuire alla stesura del decreto con cui il Governo Mussolini creò la nuova Provincia di Rieti il 3 gennaio 1927.

FILANTROPO VISIONARIO – Il Principe Potenziani fu anche il maggior proprietario terriero di Rieti e, come tale, mise a disposizione i 500 ettari che permisero la creazione dello stabilimento Supertessile, dopo aver superato le resistenze del Barone Fassini circa la localizzazione dell’opificio a Madonna del Cuore. Nè si può dimenticare il suo fondamentale aiuto alle ricerche di Nazareno Strampelli il quale, nei campi del Principe Potenziani, potè dedicarsi alla creazione delle sue nuove sementi, capaci in pochi anni non solo di far vincere la c.d. Battaglia del Grano ma, soprattutto, di rendere autosufficiente il nostro Paese nelle scorte di grano. Ciò consentì a Potenziani di rivestire la carica di  presidente dell’Istituto Internazionale di Agricoltura dal 1933 al 1943. Come non s può dimenticare la sua amicizia con Guglielmo Marconi che, proprio nel Villino di caccia di Colle San Mauro, sperimentò molte volte la sua idea di radio-trasmissioni. Ma le attenzioni del Principe Potenziani verso Rieti non finirono qui, avendo favorito nel 1937 l’arrivo della Montecatini in città, memore dell’aiuto fondamentale che il padre Giovanni aveva concesso ad Emilio Maraini nello sviluppo dello Zuccherificio di Rieti all’inizio del ‘900. Nel 1938, poi, quale Presidente onorario della Società Funivie del Terminillo, il Principe Potenziani finanziò l’acquisto delle moderne cabinovie che ancor oggi sono un fiore all’occhiello della Montagna di Roma. Non vide realizzata, invece, la Ferrovia Roma-Rieti-Ascoli per la quale si era fatto promotore di un Convegno che  si tenne al Flavio Vespasiano nel 1926.

LA BANCA POPOLARE – Né si può dimenticare l’opera di banchiere del Principe alla guida della “sua” Banca Popolare di Sovvenzione che sviluppo nelle attività, specie a supporto all’agricoltura locale che trovò compimento anche nell’attuazione di nuove tecniche di coltivazione: guida della Banca Popolare di Sovvenzione che lasciò a metà degli anni ’60 ad Antonio Rosati Colarieti, suo vero “erede” nella continuazione della idea iniziale di banca al servizio della gente reatina.Uno degli ultimi atti della sua vita fu la donazione del Convento di Colle San Mauro ai Frati Minori Cappuccini (il Principe aveva allora 83 anni), mentre la sua vita familiare non gli riservò eccessive gioie (la morte del figlio Giovanni a pochi giorni dalla nascita, il tribolato divorzio dalla prima moglie Maria Maddalena Papadopoli Aldobrandini, le vicissitudini della figlia Myriam).

Prima della morte, Potenziani si faceva vedere sempre più di rado in città. Lo ricordo personalmente fare visita nell’estate del 1970 a Peppe, il suo uomo di fiducia dell’allevamento di polli all’inizio della tenuta di San Mauro, che tenne attivo fino alla morte, e fermarsi con la clientela per un saluto, sempre affabile e cordiale. Oggi il Principe Potenziani è sepolto nella nuda terra nel Cimitero di famiglia, sempre sul suo Colle e accanto la seconda moglie, Sita Halenke con gli amatissimi cani.

Rieti, in verità, non ha mai amato più di tanto il Principe Potenziani: al suo funerale, nessun esponente della civica Amministrazione fu presente, mentre quel tratto di strada antistante l’ex Mercato Coperto a lui intitolato, non rende certo pieno merito a un personaggio cui l’intera città dovrebbe recare, ancor oggi, una gratitudine ben maggiore.

Foto (archivio): RietiLife ©

 

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