“Ho fatto nascere un bimbo sulla Salaria e salvato la mamma, ma sono stato denunciato”: la storia del medico Santoro

(r.l.) Un medico denunciato dopo aver soccorso due persone. Non stiamo parlando di un caso di malasanità ma di un episodio che, al netto di quello che accerterà l’autorità giudiziaria, ha dell’incredibile e probabilmente dell’equivoco. Risale tutto a qualche settimana fa e c’entra l’emozionante e quantomai rocambolesca nascita del piccolo Leonardo sulla Salaria, in ambulanza (leggi). Vi avevamo raccontato l’emozione di un’infermiera (leggi) ma non era stato posto l’accento sul fondamentale lavoro del medico Antonio Santoro.

“NON HA FORNITO LE GENERALITÀ” – Per lui, però, quel “felice evento si è trasformato in un incubo” come dirà lui stesso a qualche giorno di distanza. Motivo? La denuncia da parte di un agente di Polizia “zelante nel proprio ruolo” alla Procura della Repubblica per aver violato “l’articolo 651 del codice penale (rifiutare d indicare le proprie identità personali) e il 328 (rifiuto di eseguire un atto dovuto)”. Sì, ma perché il medico si è beccato una denuncia? Raccontiamo la storia.

COSA È SUCCESSO – Qualche settimana fa, per modestia Santoro non volle esser menzionato negli articoli di RietiLife. In fondo, salvare vite (o aiutare a portarle alla luce) è il suo mestiere. Oggi però, citarlo dovere perché il suo è un caso particolare. Quella mattina del 10 maggio, Santoro, stando alla sua diretta testimonianza, alle 9 era stato chiamato con l’ambulanza sulla Salaria da una pattuglia della Polizia Stradale. Sul posto, ha trovato l’ispettore di Polizia a chiedergli di calmare un automobilista la cui auto era stata sequestrata perché non in regola. Santoro ha visitato l’automobilista – diabetico – e ha appurato che l’agitazione era dovuta all’iperglicemia. Avuto l’ok dal paziente, gli ha somministrato l’insulina non volendo recarsi in ospedale. E in attesa che l’insulina facesse il suo dovere,  tra le “9.17 e le 9.30” , ricorda Santoro, è arrivata sul posto una vettura con a bordo una partoriente. Acque rotte e testa del bambino fuori “con il cordone ombelicale avvolto intorno al collo che lo soffocava e tratteneva nel canale del parto”. Santoro, così, ha chiesto che la donna fosse messa sull’ambulanza, avvisando la centrale operativa del 118 dalla quale è arrivato l’ordine di correre verso l’ospedale più vicino, il De Lellis, visto il pericolo di vita del nascituro e di emorragia per la mamma. Inoltre, ricorda Santoro, dalla centrale operativa è stato specificato di comunicare alla Polizia che sarebbe stata inviata un’altra ambulanza per il soccorso all’automobilista diabetico.

“NON C’È TEMPO” – “L’ispettore di Polizia, che non si è reso conto della nuova grave situazione – aggiunge Santoro – e che c’erano da soccorrere due codici rossi, mamma e figlio” ha continuato a dire a Santoro che non sarebbe potuto andar via e che avrebbe dovuto fornire i suoi documenti per essere identificato, “senza capire che il neonato stava morendo soffocato” aggiunge Santoro. A quel punto, il medico, pensando alle nuove priorità ha risposto all’agente che “non c’era tempo da perdere, c’è da correre in ospedale, per l’identificazione si può chiedere alla centrale del 118 o la fine del soccorso”. E qui torniamo all’inizio della storia: il poliziotto ha denunciato il medico che nel frattempo si è impegnato nel suo lavoro a salvare due vite umane. Come finirà?

RietiLife resta a disposizione per eventuali repliche

Foto: RietiLife ©

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