Non solo mimose, l’Elena Principessa di Napoli riflette sulla giornata dell’8 marzo

Non basta un bel mazzetto di mimosa ed una giornata di auguri e gentilezze per festeggiare la donna, ma occorre acquisire una generale, diffusa, permanente e praticata consapevolezza dell’inestimabile valore della persona e della parità di genere. Il gesto della mimosa non può essere quindi un momento che segna un inizio ma che caratterizza e sancisce un traguardo, che esprime una conferma, quello del rispetto delle donne e il riconoscimento del loro originale e insostituibile contributo al bene di una comunità e di tutti.

La Giornata internazionale che ricorre l‘8 marzo di ogni anno, serve per ricordare sia le conquiste sociali, economiche e politiche ottenute dalle donne che, purtroppo, le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state, e sono ancora oggi, oggetto in quasi ogni parte del mondo. Ricordare, quindi, sia per non dimenticare, ed evitare gli sbagli del passato, che per costruire un presente e un futuro migliore e diverso per le donne di ogni cultura, società, età e condizione sociale.

Il senso delle tante manifestazioni che si organizzano l’8 marzo è anche questo: conoscere, diffondere e consolidare, soprattutto tra i più giovani, delle consapevolezze e le conquiste realizzate dalle donne, negli ultimi decenni. Conquiste non ancora finite, come quelle di tante altre categorie sociali discriminate e perseguitate, che devono pertanto essere sempre riprese e difese.

Le parole spesso non bastano per trasmettere la tragicità delle situazioni, ma tramite la musica e il ballo si riescono ad evocare sensazioni ed emozioni intense che toccano l’animo di tutti, dall’artista al pubblico, condividendo l’appartenenza d un’unica natura. Alcune ragazze del Liceo Statale “Elena Principessa di Napoli” (EPN) di Rieti vivranno in prima persona questa dimensione, partecipando allo spettacolo “Mai dire no” organizzato al Teatro Flavio Vespasiano nella mattina dell’8 marzo, in occasione della Festa delle donne, le cui origini risalgono all’inizio del secolo scorso, la prima fu festeggiata il 28 febbraio 1909 negli USA.

Un’occasione importante per le studentesse per prendere ancora maggior coscienza della loro “storia di genere”, del vissuto di tante donne vittime di atti di violenza e discriminazione. L’indubbia carica emotiva e il coinvolgimento personale “esplode” nella loro danza rendendola intensa e piena di significato, esprimendo tramite di essa il desiderio di libertà dalla “prigionia” fisica e culturale che per troppo tempo ha oppresso le donne.

Dal 12 marzo 1922 si festeggia in Italia la Giornata Internazionale della Donna, il simbolo della mimosa, che comparirà nel 1946, fu scelto per il suo colore, il giallo, perché ricorda la vitalità, la forza e la gioia, propria di ogni donna. Che senso ha regalare mimose … non solo quindi mimose, non basta un mazzo di questi magnifici fiori ed una sola giornata di auguri e gentilezze per festeggiare la donna, …. occorre un cambiamento e una prospettiva culturale nuova.

 Foto: Alessio Valloni @

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