Lardo-story a Rieti: l’impresa del 22 aprile, la Sebastiani in Serie A, l’amore dei tifosi

(di Roberto Pentuzzi) Buona parte della passione per la pallacanestro, per una larga fetta di tifosi reatini, passa anche attraverso lui. Lino Lardo (domani a Rieti da ex sulla panchina di Scafati – leggi) è stato coach della Nuova Sebastiani Rieti in mezzo a due società top del basket nazionale: Olimpia Milano e Virtus Bologna. E già, nel 2006 arrivò nel Centro d’Italia dopo una finale scudetto persa all’instant replay contro la Fortitudo Bologna, ed una mezza stagione complicata che lo portò all’esonero dell’allora Armani Jeans. Nell’estate del 2009 chiuse una stagione complicata con Rieti e subito dopo firmò per la Virtus Bologna.

IL CONSIGLIO DI PETERSON – Nel mezzo c’è un mondo di cose che sono accadute: sfide vinte, successi inaspettati, gestione complicata della società di Gaetano Papalia, affetti ed amicizie rimaste legate, amore per il territorio montuoso di un ligure come lui. Dal punto di vista sportivo è stato uno dei periodi più importanti della storia cestistica reatina. La piazza si doveva rilanciare, lui anche, quando Papalia lo cercò, ebbe il benestare di un gotha della palla a spicchi. “Linetto” chiese consiglio a Dan Peterson, che rispose “è il posto giusto per te, la gente ama la pallacanestro ed hanno fame di successi, vi rilancerete entrambi, vai e firma”. Poteva sbagliarsi il grande Dan?

MAGICO 22 APRILE – Nel 2006 arrivò in Legadue, scendendo di categoria, ma attenzione, affiancato da un prezioso collaboratore che si chiama Alessandro Giuliani, suo vice e non solo. Nel 2007 vinse subito la Coppa Italia di Lega e poi l’impresa del 22 aprile all’Adriatic Arena di Pesaro: dopo un tempo supplementare scoppiò l’apoteosi, che, chi scrive, conobbe bene inseguendolo con il microfono in mano alla ricerca di una dichiarazione a caldo per aver riconquistato la serie A1 dopo tanti anni.

SCARAMANZIA E MOUNTAIN BIKE – Nel 2008 Rieti disputò un gran campionato nella massima serie e Lino Lardo tornò ad essere uno degli allenatori più attenzionati del panorama nazionale e, come tanti personaggi sportivi, aveva le sue “fisse” vincenti. Il gesto scaramantico: prima di ogni partita il nodo della cravatta glielo faceva sempre la stessa persona, in campo il suo verbo era la difesa a zona 3-2, fuori era la mountain bike nelle colline reatine.

LA SALVEZZA A UDINE – Il 2009 fu l’anno più sofferto, ma probabilmente anche quello che lo ha più legato alla terra sabina. Si giocava per la salvezza della A1, perse in casa con Ferrara, il PalaSojourner contestò energicamente le decisioni arbitrali, Lardo ed i suoi pochi fedelissimi rimasti vinsero ad Udine salvando sul campo la Nuova Sebastiani. La squadra perdeva i pezzi, molti giocatori se ne andarono, perché senza stipendio, anche lui era nella stessa condizione, ma negli allenamenti, oltre a dirigere si allenava con loro nel ruolo di play per arrivare a 10, a volte ad 8. “Sono molto cresciuto  dal punto di vista umano in quel periodo – disse in una sua dichiarazione – malgrado i tanti problemi societari, ma credo che sia giusto sottolineare che in un mondo dove si parla di giocatori mercenari e senz’anima, io ho lavorato con gente che aveva valori umani e sportivi forti. Stimolati dal mio staff hanno lavorato per ottenere un risultato impensabile: è una cosa bella, che mostra come non sempre le cose vanno dietro al denaro”.

Foto: Emiliano Grillotti © Pesaro, 22 aprile 2007

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