Pietropaoli: “Il futsal non è più lo sport del dopolavoro, serve una Lega. Il Real? Tra le prime 4 della Serie A…”

La massima serie del futsal italiano è iniziata ieri, ancora nel segno dell’Acqua&Sapone campione d’Italia che, battendo 4-1 la neopromossa Civitella, piazza nuovamente il suo nome in cima alla classifica, in attesa del resto delle gare della prima giornata, che si concluderà col “Monday Night” del PalaMalfatti tra il Real Rieti e la Lazio (diretta Sportitalia ch 225 di Sky, ch 60 ddt).

Per il club amarantoceleste si tratta dell’ottavo anno nella massima serie, nel corso dei quali si sono succeduti campioni d’Europa, meteore, giovani di prospetto, allenatori pluridecorati e tanto altro ancora. Ma ad accomunarli è stata sempre la stessa figura: il patron Roberto Pietropaoli.

“Per me questo ottavo anno è un motivo d’orgoglio – ci racconta a pochi giorni dall’esordio in campionato – In questa città nessuna disciplina sportiva era riuscita ad inanellare così tante stagioni consecutive nella massima serie, nemmeno il mio unico punto di riferimento, ossia il compianto Renato Milardi, che col basket si è fermato a 7 stagioni. Anche per questo, dovrà essere una stagione importante: in estate abbiamo lavorato per limare il gap con le pretendenti al titolo, siamo sicuri di avercela messa tutta, ancora una volta, ma ora dovrà essere il campo a dirci se siamo stati bravi oppure no. Per me l’Acqua &Sapone resta ancora un gradino sopra a tutti, per il resto, però, ce la potremo giocare con chiunque, nonostante l’uscita dal roster di Vinicius che potrebbe penalizzarci”.

Di questi “primi” sette anni, quale ricorda con più piacere e quale invece vorrebbe rimuovere dai suoi pensieri?

“Senza ombra di dubbio la stagione che difficilmente dimenticherò è quella di tre anni fa (2015/2016) che ci ha visto protagonisti sia in Winter Cup, che in campionato: alzare un trofeo ufficiale e perdere una finale scudetto ai calci di rigore non capita sempre. A dicembre riuscimmo a trionfare, peraltro nel nostro Palazzetto, poi tra la fine di maggio e la prima settimana di giugno ci fu il duello con Asti: uscire dal campo in quel modo è come aver conquistato mezzo tricolore, tant’è che poi la stagione seguente abbiamo disputato l’Uefa Futsal Cup, ossia la Champions League di questo sport. Quello che invece mi ha lasciato più amarezza è stato il secondo anno: eravamo noni a sei turni dalla fine, potevamo centrare una storica qualificazione ai play off e invece a tre turni dalla conclusione dovetti esonerare Ranieri e concludere con Giustozzi allenatore-giocatore, riuscendo a centrare la salvezza solo alla penultima giornata, con fatica”.

Movimento futsal: qual è secondo lei l’ingrediente mancante per completare la ricetta e sfornare un prodotto che attiri maggior attenzione?

“Avere il coraggio di varare determinate regole: ci stiamo imponendo, sotto questo aspetto, di introdurre le liberatorie e l’accordo collettivo coi giocatori, per esempio, passaggio fondamentale perché garantire credibilità e legalità al movimento. Se riusciremo in questo, sia gli sponsor, che il pubblico, che ci vede ancora come uno sport da “dopolavoro” cominceranno ad avvicinarsi sempre più. E credo che questo possa anche rappresentare la chiave di volta per arrivare ad avere una Lega tutta nostra”.

È tutto pronto, dunque, si attende solo il fischio dell’arbitro e poi si può cominciare: proviamo a stilare una griglia di partenza stile-Formula Uno.

“Ai primi quattro posti metterei Acqua&Sapone, Real Rieti, Maritime e Italservice Pesaro, ma non vorrei tralasciare la Feldi Eboli che a mio avviso può diventare la vera mina vagante del campionato, proprio come lo fu l’anno passato il Came Dosson. Per il resto, dipenderà da tanti fattori, da tante variabili”.

Un’ultima domanda: cosa si sente di dire ai suoi giocatori, al suo staff, ai suoi tesserati?

“L’augurio è quello di onorare la maglia e i colori del Real Rieti, che rappresentano una città e una provincia. Ripeto un concetto che sottolineo da sempre: loro non giocano per Roberto Pietropaoli, loro giocano sapendo di portarsi dietro la storia di un territorio cittadino e provinciale che merita rispetto. E nella vita quando dai tutto, il resto è relativo: si può anche uscire dal campo sconfitti, non prima però di aver gettato su quel rettangolo di gioco tutte le energie a disposizione”.

Foto: RietiLife ©

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