Farmaceutico, la Shire diventa giapponese: acquisizione da 52 miliardi, sarà Takeda dal 2019

Novità per la Shire, una delle principali realtà del nucleo industriale reatino. Dal 2019 si parla… giapponese: maxi-acquisizione da 52 miliardi di euro da parte di Takeda, per diventare il nono gruppo farmaceutico al mondo.

(da Repubblica.it) L’azienda farmaceutica giapponese Takeda ha raggiunto un accordo per rilevare l’irlandese Shire Plc per un controvalore di 46 miliardi di sterline, l’equivalente di 52 miliardi di euro: si tratta della maggiore acquisizione all’estero da parte di una società nipponica. Lo scorso 25 aprile Takeda aveva deciso di fare un quinto tentativo di rialzo decidendo di posticipare la scadenza dell’offerta all’8 maggio.

Takeda ha una storia di oltre due secoli di storia: nasce nel 1781 nella città di Osaka, dove il suo fondatore Chobei Takeda apre un negozietto di erbe medicinali, che acquista dai grossisti e rivende al dettaglio. Da piccola bottega, diventa un colosso grazie all’intuizione di Chobei Takeda IV, che nel 1895, per la prima volta in Giappone, importa 18 medicinali dall’Occidente, tra cui il chinino contro la malaria e l’acido fenolico contro il colera. Così Chobei IV trasforma Takeda da fornitrice di erbe medicinali a produttrice di farmaci. E’ lui ad impiantare la prima fabbrica Takeda a Osaka, specializzata in chinino e medicinali antidiarrea: l’azienda di famiglia viene ribattezzata Takeda Pharmaceutical Company nel 1915, stabilendo divisioni di ricerca e test.

Nel 1943 cambia ancora nome, si chiama Takeda Pharmaceutical Industries e nel dopoguerra, come molte altre grandi aziende giapponesi, rivolge la sue espansione all’estero, costruendo nuove fabbriche, diventando una società quotata in Borsa e costruendo collaborazioni con altre società. In Italia arriva negli anni Ottanta, nel decennio successivo Kunio Takeda, l’ultimo discendente della dinastia, porta il fatturato alla cifra simbolica di 1.000 miliardi di yen (7,5 miliardi di euro).

Nel 2003 diventa ceo Yasuchika Hasegawa, che porta il fatturato dell’azienda a 3.000 miliardi di yen (22,5 miliardi di euro) e guida le due mega-acquisizioni effettuate prima di Shira: la scalata alla società di oncologia statunitense Millennium Pharmaceuticals nel 2008 e quella della compagnia di biotecnologia svizzera Nycomed nel 2011, considerata finora la più grande acquisizione in assoluto da parte di una società farmaceutica giapponese e capace di far crescere il fatturato del gruppo giapponese del 30% e gli utili del 40%.

La storia recente dice anche di passaggi controversi. Tra i farmaci di punta dell’azienda nel 2010 c’è l’antidiabetico Actos, che fattura 4,5 miliardi di dollari, ma contro il quale negli Usa scattano migliaia di denunce perché avrebbe favorito il cancro alla prostata. Nel 2014 Takeda ha chiuso 9.000 cause giudiziarie su Actos, spendendo 2,4 miliardi di dollari e segnando un rosso di bilancio da 1,3 miliardi. Nel 2016 stringe un’alleanza con l’isrealiana Teva, leader mondiale dei generici, per produrre una versione generica di Actos.

Anche Millenium, altra azienda Usa acquistata da Takeda, è stata costretta a richiamare migliaia di unità del farmaco antitumorale Velcade, venduto negli Stati Uniti, in Europa, in Giappone e in Malesia.

Dal 2017 a capo di Takeda c’è un francese, Cristophe Weber. E’ lui che ha guidato la scalata a Shire, con la quale punta a rafforzarsi nel campo dei medicinali per le malattie rare, e ampliare la sua presenza sul mercato nordamericano. L’azienda giapponese negli ultimi anni ha portato a termine diverse acquisizioni in Europa e Usa, l’ultima quella della statunitense Ariad nel 2017. L’accordo odierno supera il valore dell’acquisizione dell’inglese Arm Holdings, realizzata nel 2016 dall’operatore nipponico Softbank per un totale di 24 miliardi di sterline.

Foto: RietiLife ©

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