La sfida di Raoul Bova: “Io con Magnini, Brembilla e Rosolino per una staffetta da film. Partiamo da Rieti”

(dalla Gazzetta dello Sport – Gabriella Mancini) Tutto è nato a febbraio nel salotto di Fabio Fazio, a “Che tempo che fa”. Raoul Bova, ex nuotatore con ottimi risultati a livello giovanile, propone a Filippo Magnini di formare una staffetta per stabilire il record mondiale nella categoria Masters. Un’idea dell’attore per avverare il sogno del padre Giuseppe, scomparso un mese prima, che vedeva in lui un campione. Pronti via, le belle idee decollano alla svelta. Eccola qua la staffetta, si sono aggiunti anche Emiliano Brembilla e Massimiliano Rosolino, pronti a battersi per la 4×100 e la 4×200, un progetto a scopo benefico che potrebbe diventare un film.”Abbiamo cominciato ad allenarci la scorsa settimana all’Aniene — racconta Bova — ognuno singolarmente circa quattro volte a settimana, e ci incontriamo una, due volte al mese insieme. Tutti collegati in chat così ognuno – ride – attraverso le foto può dimostrare il lavoro svolto. Molto divertente”.
Avete un allenatore? 
“Ci segue l’ex campione europeo Masters Marco Proietti, ma stiamo cercando anche un tecnico storico, uno di quelli d’esperienza, come nei film di Rocky Balboa”.
E le telecamere vi seguiranno? 
“Non sappiamo ancora se il film andrà in tv o nelle sale, so che racconterà la storia di quattro uomini, uno diverso dall’altro, uniti dalla passione per il nuoto. Il record è l’obiettivo ed il pretesto”.
Brembilla? 
“Il più tranquillo. Vive in famiglia, con il cane. Aveva perso 10 chili, sta rimettendo su massa muscolare, ci incita in continuazione, è il più serio di tutti”.
Rosolino? 
“Il più verace, ha una vena comica incredibile, fa triathlon”.
Magnini? 
“Tornato single – sorride – (è legato ora a Giorgia Palmas, ndr) è più portato per un altro sport. Per ora è quello che si allena di meno…”.
E lei? 
“Io interpreto me stesso. Ho praticato nuoto dai 4 ai 19 anni, a 16 ho vinto il titolo italiano di categoria nei 100 dorso. Mio padre, che lavorava all’Alitalia, mi accompagnava sempre in piscina, dalla mattina alla sera, con la pioggia e con il sole. Non sono riuscito ad ottenere i risultati che desiderava, questa staffetta vuole colmare un vuoto. Era molto impegnato anche nel sociale, avevamo l’obiettivo di raccogliere soldi per la costruzione di un centro polifunzionale di cinema e teatro ad Amatrice, Accumuli e Arquata, con questo progetto (prodotto da Showlab, società di Prodea Group,ndr) otterremo il denaro mancante”.
Dove vi esibirete? 
“In varie piscine d’Italia cominciando da quelle delle nostre città, Roma, Verona, Napoli e Pesaro, così conosceremo anche le rispettive famiglie. Partiremo da Rieti, dove viveva mio padre, proveremo anche al mare e nei laghi. Ci metteremo in gioco”.
Quali dinamiche si sono create tra di voi? 
“Per me è interessante sapere come si diventa olimpionici e campioni del mondo, i momenti top, le difficoltà, i sacrifici. Loro sono interessati ai retroscena della mia vita da attore. Non tutto è come appare, sarà un confronto”.
Che effetto le ha fatto tornare in piscina da nuotatore nei masters dopo tanto tempo?
“Anni fa avevo girato “Come un delfino”, ma in questa situazione mi sembra di affrontare l’impossibile. Siamo lontani dalla forma, vado all’Aniene con il mio zainetto e prendo appunti. Sugli spalti vedo ancora mio padre con il cronometro e mi commuovo”.
La cosa più importante che le ha insegnato suo papà? 
“Punta sempre al massimo, in qualsiasi campo. Poi se non ce la fai pazienza, ma intanto ci hai provato. Lui con il suo orto, la meraviglia delle piante, i peperoncini… è stato un esempio di equilibrio, serenità e bontà”.
E sua madre? 
“Le mamme ti insegnano ad abbracciare, ad accudire, hanno la forza dell’amore che sdrammatizza gli affanni quotidiani. La nostra famiglia non era benestante, ma non ci ha fatto mancare nulla”.
Ha detto in un’intervista: “Quando nuotavo ero lo sfigato, appena ho cominciato a fare l’attore all’improvviso sono diventato un sex symbol”: come la mettiamo? 
“Diciamo che in piscina c’erano tanti ragazzi come me, io non ero né troppo bello, né perfetto fisicamente. Molti avevano dei fisici notevoli, erano molto più adulati di me, in più avevano il fascino del campione: se non vinci non ti considera nessuno. Meno male – ride – che con il cinema ho recuperato! E’ un altro aspetto interessante di come cambia la vita”.
Lei come si sente cambiato? 
“Prima ero più nostalgico, oggi mi sento più allegro, apprezzo ogni giorno ciò che mi regala la vita. A 17 anni avevo il miglior tempo per arrivare non ricordo se agli Europei o ai Mondiali sui 100 dorso. Un traguardo alla portata, era lì che mi aspettava. Dopo i primi 50 metri ero primo: sbagliai la virata, arrivai ultimo. Troppa sicurezza, troppa foga, troppo senso di rivalsa. Troppo. Volevo emergere a tutti i costi, ma il destino ha deciso per me. L’acqua va tenuta, non va strizzata”.
Foto: GaSport ©
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