Rieti non dimentica il campione di ciclismo Adolfo Leoni

Nel giorno della memoria per le vittime del tragico terremoto di Accumoli/Amatrice, la Città di Rieti ha ricordato anche la figura di Adolfo Leoni.

Esattamente 80 anni fa, martedì 24 agosto 1937, Adolfo Leoni si laureava, sul circuito internazionale danese di Kobenhavn (Hovedstaden), Campione del Mondo dei dilettanti di ciclismo su strada.

Leoni non era reatino di nascita ma giunse a Rieti dalla natìa Gualdo Tadino in tenera età al seguito del padre. Lavorò giovanissimo in un’officina meccanica e a scoprirne le doti di ciclista (era un passista veloce con un micidiale spunto in volata) fu Luigi Padronetti, benemerito fondatore della Sportiva Rieti (e nel successivo 1946 anche della Polisportiva MAG Sebastiani).

Dopo aver spadroneggiato in molte corse regionali, Leoni – allora ventenne – fu convocato nella nazionale dilettanti per la spedizione in Danimarca, sebbene non godesse dei favori dei pronostici della vigilia.

Quel martedì 24 agosto 1937, Padronetti lo seguì sull’ammiraglia italiana, guidandolo alla vittoria, che Adolfo Leoni si prese con una sontuosa volata di quasi ottocento metri, lasciandosi abbondantemente alle proprie spalle l’idolo di casa Frode Sorensen e il tedesco Fritz Scheller.

La notizia della vittoria mondiale di Leoni, grazie alla radio dell’Eiar, fece subito il giro della città e centinaia di reatini si radunarono in piazza del Comune per inneggiare al corridore di casa.

Giovedì 26 agosto 1937, Adolfo Leoni fu ricevuto ufficialmente a Palazzo di Città dal Podestà dell’epoca, Alfredo Iacoboni (nella foto), che esaltò la qualità del gesto atletico e l’affermazione dell’italianità (e della reatinità, in particolare) in un contesto, anzitutto sportivo, non proprio favorevole.

Adolfo Leoni passò nel 1938 professionista, vestendo le maglie gloriose di Bianchi, Legnano, Alcyon, Tebro e Girardengo.

Si ritirò dall’attività agonistica nel 1951 con un palmarès di tutto rispetto: nove volte al Giro d’Italia, diciassette tappe vinte (indimenticata la vittoriosa Chianciano-Rieti del 1938 in volata davanti a Macchi e Generati) con un quarto posto nel 1949, dopo aver vestito la maglia rosa per otto giorni.

Fu anche specialista delle classiche, affermandosi – per lo più in volata – nel campionato italiano del 1941, Milano-Sanremo nel 1942, Coppa Bernocchi e Giro del Veneto nel 1939, Giro del Lazio nel 1941, Tre Valli Varesine nel 1945, Sassari-Cagliari nel 1948, Giro dell’Emilia nel 1942 e del 1946 ed il Giro del Piemonte nel 1949. Vinse anche la tappa Metz-Liegi al Tour de France 1950 mentre l’ultima affermazione di prestigio internazionale fu la Bologna-Brescia al Giro d’Italia del 1951.

Seguì successivamente la carriera della moglie Maria Luisa Cioni, ottimo soprano lirico, alternandosi nella gestione di un negozio di articoli per ciclisti a Milano.

La morte lo colse a Massa il 19 ottobre 1970, a soli cinquantatré anni, stroncato da un infarto.

Rieti gli ha intitolato il Piazzale cittadino (dove sono ubicati il PalaCordoni e lo Stadio di Atletica) e dedicato il monumento bronzeo di Dino Morsani che ne ricorda il gesto atletico.

A Luigi Padronetti (suo scopritore e mentore fino all’ultimo), infine, è stata intitolata la via che dal Bocciodromo di Largo Floridi conduce al PalaMalfatti.

Foto: TOMASSONI ©

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