Canzio: “Su indagini Borsellino indegno depistaggio”

Gli organi dello Stato hanno “il dovere morale di accertare e far conoscere alla comunità da chi e perché, dopo la strage di via D’Amelio, fu costruita una falsa verità giudiziaria, i motivi di un così clamoroso e indegno depistaggio, pure nella acquisita certezza probatoria che fu Cosa Nostra a ideare ed eseguire il crimine”.

Lo ha detto il presidente della Cassazione Giovanni Canzio, reatino d’adozione, intervenendo al plenum del Csm, presieduto dal capo dello Stato che oggi commemora Paolo Borsellino. Cosa Nostra “aveva condannato a morte” Borsellino con Giovanni Falcone “per aver costruito il cosiddetto maxi processo” , ha osservato tra l’altro Canzio, che ha anche voluto ricordare la lettera che la moglie del magistrato, Agnese, scrisse il 23 maggio del 2012 all’allora capo dello Stato Giorgio Napolitano.

“Nonostante lo Stato non avesse fatto tutto quanto era in suo potere per proteggere la vita del proprio congiunto e per prevenire al rigoroso accertamento dei fatti, ebbene la vedova , insieme con i figli Fiammetta, Lucia e Manfredi, ribadiva con serena determinazione il dovere di rispettare e servire le istituzioni e di avere fiducia in esse ‘ come mio marito sino all’ultimo ci ha insegnato'” ha sottolineato Canzio, citando un passo di quello scritto. Paolo Borsellino ci ha insegnato a credere nello Stato democratico “malgrado tutto e tutti”.

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Foto (archivio) RietiLife ©

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