Amazon, rischia di slittare l’apertura del polo di Passo Corese. Perchè? Tutta colpa della burocrazia…

(pa.gio.) Ha rivoluzionato il mondo del commercio online, diventando di fatto il più grande “negozio” del pianeta. E anche l’azienda più capitalizzata del globo, valore che ne fa il colosso dei colossi. Eppure anche un gigante delle dimensioni di Amazon sembra costretta a piegarsi di fronte alla burocrazia made in Italy. Sembra incredibile, ma tant’è. Almeno stando a quanto riporta l’edizione romana de La Repubblica, che rivela come l’apertura del secondo centro di distribuzione di Amazon in Italia, all’interno del polo della logistica di Passo Corese, rischia di slittare rispetto alla data fissata del primo luglio.

E tutto, incredibile ma vero, a causa di una semplice (si fa per dire) autorizzazione d’allaccio per nuovo depuratore a servizio della struttura, il cui sversamento delle acque reflue ricade nel territorio del Comune di Fiano Romano. Non è però nella municipalità tiberina che risiede il problema: la tematica ambientale, infatti, è di competenza della Provincia, che al secolo ora risponde al nome di Città Metropolitana di Roma.

E’ lì, negli uffici di Palazzo Valentini, due passi da Piazza Venezia, che la lettera con cui il Consorzio per lo Sviluppo Industriale della Provincia di Rieti chiede l’autorizzazione all’allaccio, giace beata senza che nessuno si prenda la briga di rispondere. Udite udite, dalla data del 10 aprile 2016!

Troppo oberati gli uffici del dipartimento per poter ratificare quella che, a sentire il presidente dell’Asi reatina Andrea Ferroni, sembrerebbe una semplice presa d’atto, che l’ente presieduto dalla sindaca di Roma Virginia Raggi (che in quanto primo cittadino della Capitale è anche presidente della Città Metropolitana) potrebbe sbrigare in pochi minuti. Eppure così non è, e ora a rischiare di rallentare per colpa della burocrazia made in Italy è un investimento da 150 milioni di euro, pronto a generare nei prossimi mesi 600 posti di lavoro, con la prospettiva di portarli a quota 1200 nei prossimi tre anni.

“Un inghippo serio – sbotta il presidente Andrea Ferroni – abbiamo sollecitato più e più volte una risposta da parte della dirigente del dipartimento Ambiente, sia verbalmente che per iscritto, ma da quel giorno non abbiamo ricevuto alcuna risposta. Ora, se vogliamo partire il primo di luglio, bisognerà inventarsi una soluzione alternativa per raccogliere le acque reflue”. Con il risultato di una ulteriore spesa da parte del Consorzio reatino.”

“La verità purtroppo – spiega ancora il numero uno dell’Asi – è che le istituzioni non collaborano neanche di fronte ad un progetto di sviluppo della portata di quello avviato da Amazon. Ci era stato detto che si sarebbe risolto tutto in un mese, e invece nulla si è mosso”.

Per buona pace delle centinaia di persone che sperano in un impiego presso il nuovo maxi-centro di distribuzione di Amazon, che nei giorni scorsi hanno letteralmente preso d’assalto gli info point di Passo Corese e Fiano Romano per presentare la propria candidatura. E che ora sono letteralmente “appesi” ai funzionari della Città Metropolitana di Roma, e ai loro tempi. E pensare che qualcuno ancora si domanda come mai l’Italia non sia attrattiva per gli investimenti delle grandi aziende straniere. Chissà perché…

Foto (archivio) RietiLife ©

 

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