Fara Sabina, ci sono i soldi ma non i lavori. L’incredibile storia del bocciodromo di Passo Corese

(di Paolo Giomi) È una tipica storia di “burocrazia made in Italy” quella del bocciodromo comunale di Passo Corese, struttura la cui vita è partita male – lavori di realizzazione realizzati in maniera incredibile, con i campi costruiti prima della copertura, e lasciati per anni alle intemperie del meteo e al degrado – e che ora rischia di finire addirittura peggio.

Da due anni i quattro campi di gara (tanto per farsi un’idea, l’unico altro Bocciodromo in provincia ad avere i quattro campi è quello di Rieti capoluogo, ndr) non solo sono inutilizzati ad eccezione di partite amatoriali dei tesserati, ma sono sprofondati nel più totale degrado, nell’abbandono e nell’incuria. E questo nonostante da più di due anni l’associazione Bocciofila di Fara in Sabina, per voce del suo presidente Roberto Lora e di tutto il direttivo, chieda continuamente all’amministrazione comunale un intervento di riqualificazione dei campi.

Verrebbe da dire: “In tempi di magra, forse, il Comune non ha fondi da investire nelle bocce, e quindi non c’è niente che si possa fare”, oppure “la politica ha deciso di investire su altre discipline, relegando magari le bocce ai margini”. E invece no. La storia incredibile è che per quell’intervento il Comune non solo ha da tempo stanziato i soldi, ma avrebbe anche indetto una gara, andata deserta nelle settimane scorse.

Ma perché mai è stato deciso di mandare a gara un intervento da “appena” 16mila 680 euro? In molti se lo chiedono, ma nessuno sembra saperlo. Neanche tra la giunta comunale di Fara Sabina, dove, alle continue e reiterate richieste di spiegazioni del direttivo della Bocciofila, prima l’ex assessore ai lavori pubblici, Giacomo Corradini, poi i nuovi delegati del “Basilicata 2.0”, Tony La Torre (ora assessore ai lavori pubblici) e Marco Marinangeli (delegato allo sport), non riescono a dare risposta. Solo rassicurazioni, parole, promesse. Di fatto però i campi del bocciodromo giacciono nel più tutale abbandono.

Tutto parte dalla fine tra il 2015 e il 2016 – il sindaco Basilicata era ancora al suo primo mandato e le elezioni erano lontane anni luce – quando la Bocciofila chiede al Comune un intervento di riqualificazione dei campi di gara, che nei mesi passati avevano nel frattempo ospitato gare interregionali di Serie A e B, contribuendo ad aumentare il prestigio non solo di Fara Sabina – quella stessa Fara Sabina che più volte Basilicata chiama “città dello sport”, anche se, a guardare il bocciodromo, farebbe meglio a chiamare “città solo di alcuni sport” – ma anche dell’intero movimento provinciale. Da lì una serie di incontri, pianificazioni e sopralluoghi, fino alla decisione di “stornare” i fondi inizialmente pensati per realizzare un impianto di ventilazione e riscaldamento al bocciodromo per la più urgente manutenzione dei campi. Fondi che non solo vengono, in qualche modo, “impegnati” con una delibera di giunta datata marzo 2016, ma che vengono addirittura iscritti al bilancio di quell’anno attraverso una determina dirigenziale di poche settimane dopo.

Arrivano le elezioni e tutto si congela; Basilicata stravince e continua il suo percorso amministrativo all’insegna della continuità con il passato. E, come è giusto, al bocciodromo non succede nulla, nonostante le pressioni dell’associazione e le rassicurazioni della politica. Eppure i soldi, già stanziati, restano lì pronti per essere spesi. Basterebbe incaricare una ditta specializzata  – un nominativo era stato addirittura proposto dalla stessa Bocciofila – e invece il Comune decide di andare a gara, invitando 5 ditte alla procedura. Risultato? La gara va deserta, e il bocciodromo, oltre ai campi, inizia a “maturare” incuria e degrado anche tutto intorno: erba alta e non tagliata, problemi alle varie strutture collaterali, e tanto altro. Oggi la Bocciofila è ancora appesa ad una promessa mai mantenuta, nonostante già in possesso di tutte le coperture economiche del caso. Sembra impossibile? Non a Fara, a quanto pare.

Per Andrea Micheli, presidente provinciale della Federbocce Rieti, che ben conosce la vicenda del bocciodromo di Passo Corese, quanto sta accadendo a Fara Sabina genera due tipi di danni. “Il primo è un danno concreto all’attività dell’associazione di Passo Corese, che è affiliata alla Federazione, ma che a causa dello stato in cui versa la struttura non può ospitare alcun tipo di manifestazione; il secondo è un danno di immagine dell’intero movimento provinciale, che non può contare su una delle sue strutture di punta per qualsivoglia tipo di iniziativa, bloccando la crescita stessa del movimento in un bacino importante come quello di Fara e di parte della Bassa Sabina. Come Federazione abbiamo scritto all’amministrazione comunale di Fara Sabina, sollecitando un intervento urgente al bocciodromo. Ma di fatto abbiamo perso progressivamente le tracce di quanto sta accadendo. E’ mia intenzione – prosegue Micheli – portare a breve il nuovo presidente federale Marco Giunio De Sanctis a Fara Sabina, per metterlo al corrente di una situazione che ha dell’incredibile”.

Incredibile, e anche triste. Perché oltre ad un’attività “agonistica” praticamente ferma al palo, attorno al bocciodromo avevano iniziato ad orbitare tante associazioni vicine al mondo della disabilità fisica e mentale, attraverso le quali le bocce erano diventate un momento di integrazione per tanti disabili del territorio, e anche dei paesi limitrofi della provincia di Roma. Associazioni che ora, non potendo fare affidamento su quella che era diventata una struttura di riferimento, hanno optato per soluzioni diverse. Alla faccia della “città dello sport”. Foto: GIOMI ©

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