Da Rieti alla Danimarca: “Vi racconto la mia esperienza di studio e lavoro”

Un’esperienza di studio e lavoro all’estero: è quella che racconta un giovane reatino, Luca Milani, che racconta la sua esperienza affinché anche i suoi coetanei, interessati, possano trarre spunto. 

(di Luca Milani) La Danimarca, paese dei vichinghi, regno della pioggia e del vento, è anche il paese più felice al mondo, essendoci sstato per otto mesi posso confermare di averlo veramente provato sulla mia pelle, e non mi riferisco ai 5 gradi sottozero abituali della stagione invernale. Riavvolgiamo il nastro ad un anno fa.

Navigavo su internet un freddo giorno di febbraio e scoprii che nel paese in questione vengono offerti corsi universitari in lingua inglese, ma la cosa più interessante è che sono completamente gratis. Preso da questa notizia mi balenò in mente l’idea di andare a studiare all’estero, ed il fatto che mi convinse di più fu il tasso di disoccupazione che, stando ai dati di Eurostat, nell’aprile 2015 si attestava sul 6.3%, in calo rispetto ai mesi precedenti.

Non avevo nemmeno finito l’ultimo anno di liceo, ma stavo già compilando la domanda di iscrizione per la  facoltà di ingegnderia meccanica (da fare tramite il sito di Optagelse). La città che scelsi si chiama Horsens: è piccola e tranquilla, perfetta per studiare, ma la ragione principale fu la presenza del Via University College, ateneo specializzato in ingegneria.

Il primo obiettivo su cui focalizzarmi fu un certificato di inglese con un punteggio sufficiente da permettermi di seguire lezioni e dare esami. Viene richiesto un TOEFL iBT con un punteggio di almeno 80/120, oppure uno IELTS da almeno 6.5/9, ma sono anche validi Cambridge CAE e TOEIC. Il passo successivo fu l’ottenimento di voti nelle materie scientifiche alti abbastanza da essere di interesse per l’università, riuscii nel mio intento e subito dopo la maturità feci avere il certificato di diploma al Via che decise di accettarmi.

A quel punto mi misi all’opera per cercare un alloggio. La soluzione più semplice si rivelò lo Student Village, un residence situato proprio nel campus così da avere l’università a due passi da casa, ma fu tutt’altro che economico. Se si ha intenzione di risparmiare denaro è meglio far ricorso ai numerosi gruppi di erasmus presenti su facebook in cui ogni giorno vengono postati appartamenti o stanze in affitto. L’unica pecca è che la maggior parte si trovano al centro, distanti quindi circa 2 chilometri dal campus.

Era tutto pronto, e mi ritrovai in Danimarca verso fine agosto per iniziare le lezioni. Sin dalle prime ore di apprendimento notai una netta differenza tra il metodo di insegnamento danese e quello italiano. In questo paese si dà molta importanza all’aspetto pratico dell’apprendimento: la prima parte delle lezioni si insegna la teoria, mentre durante l’ultima parte, nonostante l’insegnante sia disposto a dare aiuto, gli studenti se la devono cavare da soli con gli esercizi. Inoltre durante ogni semestre vengono assegnati molti mini-progetti dove gli alunni si interfacciano con situazioni potenzialmente realistiche, ma lo scoglio più grande è il progetto del semestre. Come se non bastasse vi sono anche ulteriori attività in laboratorio dove ci viene insegnato ad utilizzare macchine per la lavorazione dei metalli proprio come dei tecnici.

Tutto ciò allo scopo di preparare i ragazzi all 100% all’ambiente lavorativo di un ingegnere senza dover acquisire maggior esperienza per essere assunti come succede in molti altri paesi.

Tutti i corsi sono obbligatori, mentre gli esami sono a date fisse alla fine del semestre, ovviamente è necessario passare ogni esame per poter accedere al semestre successivo e in genere vengono preparati tanti esami quanti sono i corsi. Ho trovato intefressanti le lezioni che ho avuto durante il mio primo semestre e gli orari poco stressanti. Ho sempre avuto tempo per studiare il pomeriggio e rilassarmi, così non ho avuto problemi e ho passato gli esami senza preoccupazioni.

L’unica pensiero che ebbi dopo qualche mese dall’inizio delle lezioni furono le mie finanze, le quali non erano molto floride. Iniziai così a cercare un impiego part-time. All’inizio è stata dura: in una cittadina come Horsens con centinaia di studenti è difficile trovare lavoro, specialmente se non si conosce la lingua, ma riuscii a trovare un posto come apprendista pizzaiolo in un ristorante italiano. La paga non era delle migliori, ma almeno avevo delle entrate. Qualche mese più tardi seppi che un’azienda che si occupa di marketing internazionale chiamata Trendhim stesse cercando (e cerca tutt’ora) personale di madrelingua italiana. Così mandai il mio curriculum, feci un colloquio, e fui assunto.

Attualmente mi trovo molto bene, sto imparando il danese grazie a dei corsi gratuiti messi a disposizione dello stato, continuo il mio corso di laurea e lavoro part-time abbastanza da avere incassi soddisfacenti, anche se devo ammettere che è dura organizzare il tempo dello studio mentre si usano molte ore a settimana per lavorare. Nonostante ciò mi ritengo fortunato poiché ho avuto molte occasioni per vivere felicemente che tanti ragazzi non hanno potuto avere. L’unico merito che ammetto di aver avuto è il coraggio di prendere la mia vita e direzionarla dove scegliessi io, cosa che rimane difficile se si nasce in paesi come l’Italia. Foto: MILANI ©

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