Bloccate al porto le casette donate ai terremotati da un’azienda livornese

(da Il Tirreno – Mauro Zucchelli) Li hanno parcheggiati da tempo all’interporto di Guasticce in mezzo ai camion, ma dentro quei 37 container extralarge lunghi 12 metri e spiccioli c’è un “tesoro”, e i terremotati della zona di Amatrice lo sognano da mesi: un campo di casette prefabbricate, quante ne basterebbero per creare un villaggio smontabile. Oltretutto gratis: la società Ciano International – sede fra Vallin Buio, alle porte di Livorno, e Bioggio, a un tiro di sasso dall’aeroporto di Lugano – li ha offerti in dono.

Ci sarebbe di che scrivere un altro capitolo della straordinaria storia di solidarietà nel segno del Bel Paese che si mobilita per le popolazioni martoriate dal sisma che non finisce mai. E invece no: tutto è rimasto bloccato. Anche se i contatti vanno avanti da mesi; anche le popolazioni terremotati li accoglierebbero a braccia aperte; anche se con questo “campo” da 5mila metri quadri si potrebbe dare a 400 persone un tetto meno precario d’una tenda sotto la neve (e più sicuro del rientro all’interno delle vecchie abitazioni con la terra che trema ancora sotto i piedi).

Cos’è che ha fermato per strada la donazione? Il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, simbolo della voglia di questo triangolo fra Lazio, Umbria e Marche di rimettersi in piedi, punta il dito contro la burocrazia. Insomma, non si creda che le amministrazioni locali si siano messe a bisticciare per arraffare il villaggio in regalo: anzi, risulta che fra i sindaci della zona si sia trovata l’intesa di suddividere in due l’insediamento così da collocarne una metà nel territorio di Cittareale e il resto in quello di Posta. E se il timore fosse il costo dell’allestimento del campo, niente paura: gratuito pure quello. La preoccupazione è allora forse per la spesa relativa al trasporto dei container? Stessa risposta: la Croce rossa si è offerta di accollarsi il trasferimento dall’interporto della piana livornese fino all’area terremotata.

Beninteso, stiamo parlando di alloggi usati. Sono stati realizzati alla fine del decennio scorso: la società livornese – che ha alle spalle una esperienza consolidata negli approvvigionamenti e nella logistica di grandi realtà internazionali come Onu, Unione Europea e Nato – li ha utilizzati sia su fronti militari (come, ad esempio, la Somalia) sia per alloggiare i lavoratori di grandi cantieri (come la metropolitana di Milano).

Da alcuni anni però sono fermi lì a Guasticce dentro l’interporto nell’area di Trailer Service, società che ha proprio i Ciano fra i soci insieme alle famiglie Maneschi e Fanfani, alla Friultrasporti e a Luca Colò, ma con l’interporto nei panni di azionista di riferimento: contenitori impilati in doppio e talvolta in triplo tiro su un lato di questo piazzale che accoglie i camion da imbarcare sulle navi che fanno le rotte delle “autostrade del mare” (ma una parte del “campo” delle casette prefabbricate è stato spostato in un piazzaletto laterale, un po’ più defilato).

Ecco, forse è proprio il fatto che si tratti di casette usate non rientra nei piani della Protezione Civile, orientata invece a acquistare materiali nuovi? Dal quartier generale lo smentiscono di fronte alle domande dei giornalisti che si sono interessati al caso.

Comunque, è da questa sponda che sembra essere arrivato l’altolà, benché da quando è esploso il caso si è tenuto a precisare che la Protezione civile non ha inteso porre nessun veto ma semmai esprimere dubbi e osservazioni. Su cosa? La paura riguarda il fatto che il villaggio donato dall’azienda livornese possa essere fortemente impattante sul territorio e richieda una grossa opera di cementificazione. A ciò si aggiunga che non si hanno certezze sullo stato dei prefabbricati. Eppure nelle scorse settimane una delegazione di tecnici della Protezione Civile era arrivata sui piazzali della Trailer Service per controllare.

Davanti ai taccuini dei cronisti i vertici della Protezione Civile laziale poi se la prendono con le difficoltà di smaltimento post-insediamento: ma come si smaltirebbero 37 container navali. La risposta è semplice, e la sanno in qualunque porto: si rimette il container sul camion e sui porta vuoto in deposito finché non ci sarà da riempirlo la volta successiva. Foto: IL TIRRENO ©

Print Friendly, PDF & Email