Una reatina in lotta per la salvaguardia degli oceani: Beatrice Bellini nel coordinamento di Sea Shepherd

(di Matteo Carrozzoni) Dalle falde del Terminillo alle rotte oceaniche per salvare le balene il passo non è poi così lungo.

Ad “imbarcarsi” in questa avventura è la reatina Beatrice Bellini, studentessa di ingegneria chimica presso l’università di Bologna, impegnata con Sea Shepherd, l’organizzazione internazionale senza scopo di lucro, che combatte per la salvaguardia delle creature marine e che ha voluto raccontare la sua esperienza a Rieti Life:

“Ho conosciuto Sea Sheperd 3 anni e mezzo fa all’European Dive Show di Bologna, la più importante fiera espositiva dedicata al mondo della subacquea, in quanto essendo una sub, ho una grande passione per il mare. Dopo aver letto il libro “Ocean Warrior” di Paul Watson, il fondatore dell’associazione, sono rimasta affascinata e ho capito di volerne far parte, perché condividevo gli stessi ideali ed in particolare, per il fatto che l’associazione basi il suo lavoro sull’azione diretta, cioè non si limita alla protesta ma agisce direttamente ma anche perché ho avuto modo di rendermi conto che il 90% delle donazioni va realmente alla causa.

L’idea di poter aiutare esseri viventi in difficoltà che non hanno voce, messi in difficoltà dall’uomo e dal suo antropocentrismo, mi ha portato a diventare subito una volontaria ed oggi, dopo pochi anni, mi sono stati affidati i ruoli di responsabile e coordinatore del Dipartimento Scuole dell’Emilia Romagna, collaborando anche con il Dipartimento del Lazio avendo organizzato un evento sulle biodiversità al liceo artistico di Rieti, nonché di vice coordinatore del Dipartimento Scientifico, che si occupa della ricerca e divulgazione scientifica inerente il mondo marino.

In questi anni ho vissuto esperienze di ogni tipo, alcune delle quali particolarmente dolorose, come a Faroe Island, dove si uccidono globicefali per puro divertimento, ma nonostante ciò preferisco sempre ricordare i momenti belli che spronano ad andare avanti, come il fatto di aver trovato una vera e propria famiglia in Sea Shepherd, con cui lottare e sensibilizzare la coscienza delle persone e quindi piantare semi per un mondo migliore, dove non ci sarà più bisogno di queste azioni, in quanto l’uomo avrà raggiunto una nuova  consapevolezza ed una vera coscienza etica”.

Beatrice, nella foto in compagnia di Alex Cornelissen, Ceo di Sea Shepherd Global e del Capitano Peter Hammarstedt, comandante della ex Baleniera M/Y Bob Barker, confiscata in una campagna in Antartide e riconvertita dalla caccia alle balene alla caccia alle baleniere, ci espone i suoi prossimi impegni con Sea Shepherd:

“In questo momento Sea Shepherd è impegnata con diversi progetti come l’undicesima campagna Antartica Operazione Nemesis, per combattere la caccia illegale alle balene con la nuova nave a propulsione ibrida, la Ocean Warrior. In 10 anni di azione diretta  sono stati  salvati più di 5000 esemplari.

E’ in partenza anche l’Operazione Pelagos, con il dipartimento scientifico, in collaborazione con la CIMA Research Foundation e con L’università degli studi di Siena, per la ricerca delle microplastiche lungo le coste della Sardegna, che rilasciano contaminanti in mare, provocando malattie sugli animali e sull’uomo ma anche monitorando i mammiferi come il delfino e lo zifio, un cetaceo che vive in queste zone, per tracciare nuove rotte navali che non incidano sul loro habitat naturale, operazione che svolgiamo con il trimarano veloce Brigitte Bardot, donatoci dall’attrice.

Ultima, ma non in ordine di importanza l’ Operazione Siracusa, in difesa della Riserva Naturale del Plemmirio, soggetta a cacciatori di frodo, grazie alla quale portiamo avanti pattugliamenti per sorvegliare e segnalare attività illegali alle forze dell’Ordine.

Ma l’obiettivo principale – conclude Beatrice – è quello di rendere anche il mare italiano parte di questo progetto mondiale e mi piacerebbe che i giovani si avvicinassero a questa realtà, anche se non vivono in luoghi di mare, come i miei concittadini di Rieti, perché il ciclo delle acque interessa tutto il genere umano e perché, come ci ricorda la massima del fondatore Paul Watson: “Se gli Oceani muoiono, moriamo anche noi”.

Foto: BELLINI©

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