GIOVANNI CANZIO INAUGURA L’ANNO GIUDIZIARIO: “IL REATO DI CLANDESTINITÀ È DANNOSO”

Il presidente della Cassazione, Giovanni Canzio, reatino d’adozione (leggi) e che ha diretto il tribunale di Rieti dal 1977 al 1995, ha inaugurato l’anno giudiziario 2016. Tra i temi toccati dalla sua relazione, anche il reato di immigrazione clandestina. 

(Ansa) Per perseguire il reato di immigrazione clandestina, “la risposta sul terreno del procedimento penale si è rivelata inutile, inefficace e per alcuni profili dannosa, mentre la sostituzione del reato con un illecito e con sanzioni di tipo amministrativo, fino al più rigoroso provvedimento di espulsione, darebbe risultati concreti”. Lo sottolinea il Primo presidente della Cassazione Giovanni Canzio nella sua relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2016.

La lotta a “ogni forma di criminalità organizzata o terroristica, anche quella internazionale di matrice jihadista”, deve essere condotta “nel rispetto delle regole stabilite dalla Costituzione e dalle leggi dello Stato – afferma Canzio -. Diversamente tradiremmo la memoria” dei magistrati “caduti in difesa dei più alti valori democratici”, come Emilio Alessandrini, ” e non faremmo onore al giuramento di fedeltà che abbiamo prestato”.

In Cassazione urgente smaltire 105mila vecchie cause – La Cassazione versa “in uno stato di profonda e visibile crisi di funzionamento e di identità”, i dati di fine anno “segnano l’insuccesso di una strategia mirata alla deflazione delle pendenze e del pesante arretrato mediante il mero aumento della produttività, fino al limite dell’esaurimento delle energie dei magistrati e del personale”. Lo sottolinea il Primo presidente della Suprema Corte Giovanni Canzio levando l’ennesimo grido d’allarme.

Ormai è a rischio “la qualità della giurisdizione di legittimità”, sommersa da una mole di ricorsi (105mila le cause civili pendenti da oltre tre anni, quelle tributarie sono il 32,7% quelle di lavoro il 14,3%) che ha “proporzioni mostruose” rispetto a quelle, molto esigue, di altre Corti. Se continua così, avverte Canzio, la Cassazione scivolerà sempre più nel “modesto ruolo di Corte di revisione o di terza istanza”, abdicando a quello di ‘Corte del precedente’. “Si impone l’urgente e coraggioso avvio di un percorso di autoriforma, mediante l’adozione,anche sperimentale, di misure organizzative interne, radicali e inedite”. (ANSA). Foto (archivio) RietiLife ©

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