GRECCIO, IL PRESEPE E SAN FRANCESCO PROTAGONISTI SUL CORRIERE DELLA SERA

A pagina 7 del Corriere della Sera Cronaca di Roma si parla del presepe di Greccio e di San Francesco, che ha reso la nostra terra unica. Il pezzo è uscito ieri, nel giornale che rimarrà due giorni tra le letture dei romani e dei laziali, ma non solo.

Di seguito l’articolo a firma di Manuela Pelati.

In occasione del Natale, quando la scena della nascita di Gesù è rappresentata nelle case di milioni di persone, il viaggio nella storia del primo presepe si può compiere a due passi da Roma.
Sulle tracce di San Francesco d’ Assisi, percorrendo il cammino dei pellegrini che la Regione ha riqualificato in occasione dell’ Anno Santo, c’ è un lunotto affrescato nel santuario di Greccio in provincia di Rieti dove il frate che predicava povertà e pace nel 1223 mise in scena la natività di Gesù. Nella grotta naturale fu posta una mangiatoia con il bambinello, due attori per interpretare Maria e Giuseppe affiancati dal bue e l’ asinello e attorno pastori e animali, proprio come adesso. È da allora che il presepe si mette in scena ogni anno in tutto il mondo.

Il cammino di San Francesco, che da Assisi a Roma è lungo 210 chilometri con 11 tappe, quando entra nel Lazio tocca i quattro santuari della Valle Santa: Poggio Bustone, Fonte Colombo, Foresta e Greccio che, uniti da un filo immaginario, formano una croce mentre raggiunti a piedi si percorrono su 60 chilometri di itinerario.

Da Piediluco al Santuario di Poggio Bustone, da dove partirono i frati francescani per divulgare la pace, si passa per il faggio di San Francesco, l’ unico al mondo con la chioma ad ombrello. La leggenda racconta che l’ albero per proteggere dal freddo il frate a piedi nudi con i suoi compagni, piegò i rami e da allora rimase così.
Proseguendo tra pioppi e salici, si scorge il Terminillo e si costeggia il fiume Santa Susanna dove si vedono i resti delle mura e delle terme dell’ antica villa del console romano Quinto Assio, costruita nel I secolo a. C. In realtà tutta la valle che dal medioevo è chiamata «santa» ha origine nell’ antica Roma: nel 275 secolo a. C. infatti era una palude e fu bonificata dal console Manlio Curio Dentato che incanalò le abbondanti acque della zona nel fiume Velino, creando così la cascata delle Marmore, a 376 metri sul livello del mare.
Qui il cammino d i San Francesco permette di costeggiarle e attraversarle in un punto.

Tornando alla Valle Santa, camminando verso il santuario della Foresta, dove San Francesco compose il cantico delle creature e fece il miracolo dell’ uva, si raggiunge Rieti e poi il santuario di Fonte Colombo dove il frate scrisse la Regola e fu curato agli occhi perché rischiava la vista.

«Anche se San Francesco nacque ad Assisi, la sua attività fu intensa soprattutto in queste zone dove visse a lungo e predicò» dichiara il sindaco di Rieti, Simone Petrangeli. Passando dentro Rieti il cammino permette di visitare chiese e palazzi dell’ antica città dei sabini con un percorso sotterraneo visitabile che svela archi e muri romani molto ben conservati. «Questa provincia è il secondo bacino idrico più grande d’ Europa – aggiunge il sindaco, – le sorgenti del Peschiera, Le Capore, forniscono l’ acqua a due terzi della città Roma». L’ acqua è quella che si beve dai tipici «nasoni» delle strade romane.

Il cammino di San Francesco, dopo Farfa e Monterotondo, entra a Roma dal parco della Marcigliana a Monte Sacro e conduce a San Pietro passando da ponte Milvio. «La Regione ha un sistema di cammini che passano per i borghi, comuni, mostrano la natura e la cultura dei luoghi: sono il filo conduttore del nostro turismo», dichiara Gianni Bastianelli, direttore dell’ Agenzia regionale del turismo del Lazio. 

Foto: RietiLife ©

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