OLIO SPACCIATO PER EXTRAVERGINE, CONSORZIO SABINA DOP: “NON C’ENTRIAMO NULLA CON L’OLIO SANTA SABINA”

E’ di ieri la notizia che la procura di Torino ha accusato di frode in commercio sette noti marchi oleari. Secondo l’accusa, formulata dal pubblico ministero Raffaele Guariniello, l’olio d’oliva venduto come “Extra Vergine” con i marchi Carapelli, Bertolli, Sasso, Coricelli, Santa Sabina, Prima Donna e Antica Badia, sarebbe in realtà solo “Vergine”, ovvero di qualità inferiore. Tale declassificazione è il risultato delle analisi effettuate sui campioni di bottiglie di tali oli prelevate nei supermercati dai carabinieri dei N.A.S.

Il Consorzio di Tutela dell’Olio Extra Vergine di Oliva a Denominazione di Origine Protetta “Sabina” ritiene necessario precisare – qualora potesse esservi qualche dubbio – che «il marchio commerciale Santa Sabina non ha assolutamente nulla a che fare con noi e che l’utilizzo da parte dell’azienda che ne è proprietaria della denominazione riservata per legge solo ai produttori certificati Sabina DOP, dipende solo da una questione burocratica che, come spesso accade, danneggia il lavoro serio e scrupoloso dei quasi mille produttori che appartengono alla filiera produttiva certificata Sabina DOP. Il marchio “Santa Sabina” è utilizzato peraltro per immettere in commercio un olio che reca scritto in etichetta “prodotto con oli extra vergini di oliva originari dell’Unione Europea e non” quindi non solo non sabino, ma anche non italiano; se poi sia davvero extra vergine, come riportato in etichetta, lo chiariranno gli inquirenti visto che, dalle analisi effettuate, sembrerebbe non essere tale».

Non usa mezzi termini il Presidente del Consorzio Sabina DOP Stefano Petrucci: «Colavita S.p.A., l’azienda proprietaria del marchio “Santa Sabina” persegue i propri obiettivi commerciali sfruttando l’ambiguità di questo nome e ciò si risolve in un danno al consumatore finale. Lo confermano le numerose e-mail di protesta di cittadini giustamente infuriati che, dalla pubblicazione della notizia relativa all’indagine in corso, stanno arrivando a noi anziché ai veri responsabili. Esiste però al tempo stesso anche un problema di corretta informazione e consapevolezza: occorre far comprendere a tutti i consumatori che non è possibile pagare l’olio 3 o 4 euro al litro dell’olio e aspettarsi che sia davvero olio extra vergine di oliva di prima spremitura».

Il presidente del Cpol, Consorzio produttori Olivicoli del Lazio Soc. Coop. arl (che associa circa 5000 aziende agricole) Erino Cipriani, esprime soddisfazione “per il lavoro svolto dalle Agenzia delle Dogane e dei Monopoli teso, attraverso le opportune indagini, a contrastare le frodi nel settore olivicolo – oleario, e prende le distanze e si dissocia da tutte quelle aziende che, senza alcuna forma di trasparenza, inquinano il mercato e danneggiano il settore. Nel rispetto degli olivicoltori che, con grande fatica mettono a disposizione prodotti di eccellenza, si augura che i controlli siano sempre più puntuali in modo che l’ olio extra vergine di oliva mantenga il giusto prezzo e che sia remunerativo per gli agricoltori”.
Foto: Consorzio Sabina Dop ©
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