“VI RACCONTO LA MIA EXPO”: PARLA FEDERICA PROVARONI, PROTAGONISTA A PADIGLIONE ITALIA

(di Sabrina Vecchi) Fiore all’occhiello dell’Expo che ha appena chiuso i battenti a Milano e che ha visto l’Italia al centro dell’attenzione mondiale, è stato senza dubbio lo straordinario Padiglione Italia, progettato dallo studio di architettura Nemesi di Roma che è risultato vincitore di un concorso internazionale di progettazione. E lì c’è del reatino, eccome, o meglio del cantaliciano, per dirla tutta. Federica Provaroni, invidiabile curriculum, classe 1976, Responsabile Comunicazione e Media per Nemesi, per il Padiglione Italia si è occupata dei rapporti con i media, della pianificazione strategico-operativa degli eventi e delle attività di comunicazione e delle relazioni esterne internazionali. Per il ruolo rivestito, ha seguito in loco i 6 mesi dell’Expo Milano, e ad Esposizione conclusa, racconta a RietiLife le impressioni di un’esperienza straordinaria.
Federica ci fornisce i dati ufficiali di Palazzo Italia, un’opera imponente simbolo di grande fabbrica contemporanea,  una sfida architettonica e costruttiva tutta italiana, contraddistinta da sperimentalità ed innovazione in termini di design, materiali e  tecnologie impiegati.

Un Padiglione progettato in un’ottica sostenibile e concepito come edificio a energia quasi zero grazie anche al contributo del vetro fotovoltaico in copertura e alle proprietà fotocatalitiche del nuovo cemento per l’involucro esterno.  Un “organismo osmotico” che dialoga e scambia energia con l’ambiente circostante, a simboleggiare idealmente la chioma fluttuante di una foresta, oltre che un vero e proprio colosso strutturale realizzato con 2.000 tonnellate di cemento i.active BIODYNAMIC, oltre 700 pannelli ramificati tutti diversi tra loro, 4.000 mq di vela di copertura con  400 tonnellate di acciaio. Federica Provaroni parla con l’orgoglio e la soddisfazione di aver seguito fin dalla nascita questo progetto, ed affida alla nostra testata le sue impressioni a caldo.

“Milano e l’Italia si sono mostrate agli occhi del resto del mondo, che è stato accolto e ospitato in città ben prima dei 6 mesi dell’Esposizione. Essere oggetto d’interesse, nel bene e nel male, della scena internazionale non è affare da poco. Di fatto si è trattato di costruire una città, il sito espositivo, e di amministrarla secondo precise regole che tutti i padiglioni, nazionali e corporate, sono stati chiamati a seguire. L’organizzazione scandiva e seguiva il minuto. Tutto in Expo poteva essere imprevedibile e gestibile allo stesso tempo. L’Expo ha mostrato in scala ridotta diversità e somiglianze del contesto internazionale. Genti, culture, religioni, coscienze civili si sono mescolate e hanno dialogato tra loro vivendo un’esperienza, che sia durata poche ore o 6 mesi, comune. E’questo che più di ogni altra cosa è stato secondo me questo Expo. Un simbolo. Ha dimostrato che è possibile che genti diverse e talvolta moltodistanti tra loro per posizioni politiche, religiose, sociali possono interagire e comunicare tra loro per il fine comune di mostrare il meglio di sé e del proprio Paese. Il file rouge è stato l’orgoglio. L’orgoglio di esser riusciti a costruire un progetto comune ed aver tirato fuori il meglio guardando al futuro. Questo Expo ha visto avvicendarsi il meglio e il peggio del nostro quotidiano. E a mio parere va benissimo così. L’alternanza tra l’ottimo e il pessimo ci dà modo di apprezzare e di riflettere quel che va e quel che è decisamente da migliorare”.

“Aver avuto l’opportunità di far parte degli addetti ai lavori che a vario titolo hanno rappresentato e presentato l’Italia al mondo è stato un privilegio. Ciascuno di noi è stato il biglietto da visita di questo Paese, e penso che in molti ci abbiano apprezzati come ambasciatori del “Made in Italy”. Giocando sui ricorditra quelli che ricondurranno sempre la mia mente a questi 6 mesi sono: l’ansia e l’emozione dell’opening del 1 Maggio, la gioia nel vedere il sorriso e la meraviglia negli occhi di coloro che hanno affollato il nostro Palazzo Italia, lo spettacolo notturno dell’albero della vita, i tramonti dalla terrazza di Palazzo Italia (punto più alto di Expo, 35 metri), il discorso di chiusura dell’Expo da parte del Ministro Martina … e molto altro che tengo per me. Infine, un ulteriore motivo di orgoglio per me è stato quello di provenire dall’unica regione ospitata all’interno di palazzo Italia, la Regione Lazio. Più di ogni altra, ha promosso l’immagine e i contenuti del proprio territorio tutto. Non limitandosi a proporre conferenze stampa, convegni, incontri istituzionali ma portando concretamente alcune delle eccellenze del nostro territorio all’Expo, dall’enogastronomia, alle start up, alle realtà di successo, come i nostri Fratelli Serva del ristorante La Trota. Immaginate l’orgoglio quando da più parti in Expo mi hanno detto che sono stati apprezzatissimi… Foto: RietiLife ©

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