I RIFUGIATI LAVORANO LA TERRA DELLA PIANA E RILANCIANO I PRODOTTI LOCALI

(da redattoresociale.it)“Un orto da coltivare, un orto da lavorare e saper far fruttare, come punto di partenza per sviluppare nuove possibilità per la persona. Un orto come luogo in cui seminare e far germogliare una nuova rete di relazioni”. E’ questo l’obiettivo del progetto“Terrae, un orto per l’inclusione sociale” promosso dal progetto Sprar territoriale, Comunità Emmauel , Caritas diocesana, con il sostegno dell’azienda agricola Claudia Francia, che punta a rivitalizzare l’economia reatina attraverso percorsi di inclusione sociale e inserimento lavorativo dei rifugiati e richiedenti asilo ospiti dello Sprar di Rieti.

Su un terreno di circa un ettaro, nella fertile pianura reatina, si è deciso di impiegare il metodo della coltivazione biologica senza l’uso di sostanze chimiche e diserbanti. I rifugiati e richiedenti asilo hanno così la possibilità di sperimentare tecniche di agricoltura biologica nel pieno rispetto dell’ambiente e del territorio contribuendo, allo stesso tempo, al rilancio dei prodotti orticoli locali e al miglioramento delle tecniche colturali.“L’attività è partita da un anno – spiega Antonella Liorni, coordinatrice per Caritas del progetto Sprar – e per ora ha impiegato tre tirocinanti,  che sono stati selezionati in base ad un bacino di competenze e attitudini. Tra loro anche un minorenne del centro Sprar gestito dall’Arci, ma siamo solo all’inizio. È un progetto destinato a crescere e ad accogliere altri ragazzi. Anche il supporto della Claudia Francia, per quanto prezioso, interessa una fase transitoria, laddove l’obbiettivo finale è quello di creare una cooperativa agricola del tutto autonoma”.

“L’azienda agricola Claudia Francia a cui abbiamo proposto questa collaborazione – continua Liorni – ha messo a disposizione gli attrezzi di lavoro e la propria competenza con un corso di formazione e una presenza giornaliera di supporto ai ragazzi sul campo. Per fare i primi passi verso una completa autonomia stiamo finanziando l’acquisto delle sementi invernali con i proventi dalla vendita  dei prodotti dell’orto. Fondamentale anche il contributo della comunità Emmanuel, una comunità di recupero per tossicodipendenti, che ha messo a disposizione il terreno agricolo; valore aggiunto di questo campo è la pista ciclabile che lo collega al centro Sprar e che permette ai ragazzi,  sprovvisti di una vettura, di essere autonomi negli spostamenti”.

Ma non solo orti. All’interno dei due centri Sprar Caritas diocesana e Arci, enti gestori del progetto del Comune di Rieti, utilizzano il tirocinio formativo come principale strumento di  integrazione sociale e professionale. “In questi anni di attività – aggiunge Antonella Liorni – abbiamo costruito con le associazioni di categoria e la camera di commercio una rete che ci sostiene per diffondere il profilo dei ragazzi presso le aziende della zona. Fino al 2012 a seguito del tirocinio tutti i ragazzi ottenevano un contratto di lavoro, mentre da tre anni a questa parte succede sempre più di rado. In ogni caso è importante che abbiano un’occasione per nutrire il loro bagaglio formativo e coltivare così opportunità future. Soprattutto perchè sono molto giovani e molti di loro non hanno mai lavorato prima né sono mai andati a scuola. Dunque quell’esperienza seppure non offre risultati immediati, può rivelarsi preziosa in seguito”.

Per la giornata del rifugiato, che ricorre il 20 giugno, un doppio appuntamento all’insegna dello sport. “inteso non solo come pratica ludica e di confronto ma altresì come opportunità di scoperta di nuovi “mondi””. Anche quest’anno Arci e Caritas Diocesana, organizzano per l’annuale celebrazione un evento torneo che nella giornata del 19 e 20 giugno vedrà giocare squadre di Calcio a cinque, e confrontarsi squadre di Cricket (13 Giugno). È stata una proposta dei ragazzi – continua Antonella Liorni. – Il Cricket è infatti uno sport praticato da tempo nella nostra città, ragazzi bengalesi, pakistani e afghani si misurano ogni fine settimana sul campo di diversi parchi pubblici cittadini. Includere questo sport all’interno della manifestazione per la Giornata mondiale del Rifugiato ci è sembrata una grande opportunità di scoperta e integrazione”. La premiazione, prevista per il 20 giugno, sarà anche l’occasione per inaugurare la mostra fotografica che è l’atto conclusivo di un laboratorio fotografico durante il quale i rifugiati hanno raccontato la loro permanenza nella città reatina. Foto (archivio) RietiLife ©

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