IL VESCOVO POMPILI SI PRESENTA: “TRA DI VOI PER RITROVARE LE RADICI DELLA FEDE. IL MIO SGUARDO OLTRE LA CHIESA”

Per un Vescovo che se ne va, Monsignor Delio Lucarelli (leggi), uno ne arriva: è Domenico Pompili, numero tre della Cei e che già sembra piacere ai reatini per l’età e la competenza. È il numero tre della Conferenza Episcopale Italiana e vanta un curriculum certamente interessante (leggi).

Il Fatto Quotidiano ha definito la nomina di Pompili a Vescovo di Rieti “uno stravolgimento di Bergoglio” poichè “Certamente la scelta di elevare all’episcopato il sottosegretario della Cei destinandolo alla guida della diocesi di Rieti è il preludio al cambio dei vertici della Conferenza episcopale italiana che Francesco auspica da tanto tempo” (leggi). Pompili è l’attuale sottosegretario e portavoce della Cei e direttore dell’Ufficio Nazionale per le Comunicazioni sociali a subentrare al vescovo Delio Lucarelli, che ha superato i 75 anni.

RietiLife pubblica il saluto del nuovo Vescovo che, con tutta probabilità, arriverà a Rieti a settembre, prendendo il testimone di Delio Lucarelli, che fece il suo ingresso in Diocesi nel lontano 1996, quasi venti anni fa. Per salutare il nuovo Vescovo, domenica alle 12.30 le chiese di Rieti suoneranno a festa.

 Questo il Primo messaggio del vescovo  eletto di Rieti, mons. Domenico Pompili

Quando ho confidato ai miei genitori che il papa mi inviava a Rieti come vescovo, mio padre ha subito esclamato:” Guarda che Rieti è l’ombelico d’Italia!”. In effetti, per la sua posizione centrale rispetto alla penisola, curiosamente Rieti è definita così sin dal tempo dei romani. Ma questo simbolo che spesso viene interpretato come un guardare tutto a partire da se stessi si presta invece a riscoprire una verità profonda. L’ombelico ci ricorda, con un segno indelebile, che siamo relazione e fatti per la relazione. In questo centro di noi stessi si uniscono il passato di chi ci ha generato, amato, educato e il futuro che ci attende e che deve essere costruito insieme. E’ la prova di un legame che è più forte di ogni divisione e di ogni isolamento.

         La fede, a pensarci, è anch’essa un legame che invisibilmente unisce il cielo e la terra. Nel reatino con i suoi splendidi paesaggi naturali è più facile crederlo, se lo stesso San Francesco l’ha eletta a sua terra di adozione.

         Vengo in mezzo a voi per ritrovare insieme le radici di questo legame che alimenta la fiducia e la speranza a partire dalla comune esperienza cristiana, pur avvertito della crisi che morde il cuore di tanti. 

         So che in questa missione non sono solo. Porto con me i legami che ho coltivato in questi anni e sono emozionato nel pensare a tutto quello che ho ricevuto. Sono, peraltro, consapevole del lavoro svolto in questa porzione della vigna del Signore che coincide con le 37 comunità che danno vita alla diocesi. A questo proposito sento una profonda gratitudine per il vescovo Delio, per i presbiteri, per i diaconi, per le religiose e i religiosi, per le donne e gli uomini credenti che hanno reso possibile la trasmissione della fede.

         Il mio sguardo non si arresta alla Chiesa. Va ben oltre. E si dirige verso tutti indistintamente. Non ci conosciamo è vero, ma sono fiducioso che non faremo fatica ad incontrarci. In attesa di venire chiedo al Signore di benedire tutti e di realizzare le sue promesse al di là delle nostre aspettative.

         Un abbraccio sincero e affettuoso. Domenico

Foto (archivio) RietiLife ©

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