CICCHETTI SU IMPERATORI: “CON ME NON SAREBBE IN GIUNTA PERCHÉ NON MI FIDO E NON LO STIMO”

Antonio Cicchetti replica a Moreno Imperatori (leggi) ulla vicenda della messa a disposizione dell’ex sindaco per la coalizione di centrodestra alle prossime elezioni amministrative. Di seguito le parole di Cicchetti. 

“Ho letto, con ritardo ed in misericordioso raccoglimento, la nota di un non celebre transfuga della precedente maggioranza di centro destra che si è di recente riaccasato in Forza Italia. Tale soggetto, pensando di crearmi un qualche imbarazzo, impugna un argomento che ritiene particolarmente scivoloso: il vitalizio. Quasi  fosse frutto di una legge “ad personam”, tagliata, cioè, sulle mie personali esigenze! Finge di ignorare che è nel godimento, in taluni casi da più di vent’anni, di tutti gli ex consiglieri regionali, degli ex deputati e degli ex senatori. Omette di dire che lo scrivente, da capogruppo di AN, ha impedito, per ben tre volte e con la solitaria “complicità” di Ivano Peduzzi di Rifondazione Comunista, che venisse aumentato attraverso l’accrescimento  dello stipendio dei consiglieri regionali di cui costituisce una quota. Ignora che è stato, di recente e giustamente, diminuito. Notifico a questo soggetto che non sarò tra coloro, pochi o tanti lo vedremo, che ricorreranno contro il taglio a tutela di un presunto “diritto acquisito”. Vedremo, ad atti depositati, le firme dei ricorrenti e immagino che ci sarà da divertirsi.  Quanto ai numerosi appuntamenti elettorali degli ultimi dieci anni ricordo al soggetto in questione alcuni dettagli:

  1. alle elezioni provinciali del 2004 sono stato sollecitato a candidarmi, sono stato lasciato solo in campagna elettorale ed ho perduto con un onorevole 48,7 a 51,3 grazie al sistematico sabotaggio di qualche noto esponente di centro destra. E l’avversario non era uno sconosciuto ma un Sindaco noto, con precedenti da dirigente locale e nazionale della DC;
  2. nel 2005 sono stato eletto consigliere regionale con 10.100 preferenze correndo per AN e con la concorrenza interna di una forte candidatura sostenuta dalle massime cariche del partito;
  3. nel 2009 sono stato pregato da Cicolani, da Costini e da tutti i responsabili politici della coalizione di candidarmi alle provinciali. Sono stato eletto (e lui no!) e mi sono dimesso poco dopo per lasciare spazio al primo dei non eletti; se altri, nelle mie stesse condizioni di doppio incarico, avessero fatto altrettanto nei suoi confronti sarebbe diventato consigliere provinciale;
  4. nel 2010 sono stato rieletto alla regione con 13.946 voti classificandomi primo in Italia nel rapporto tra preferenze e voti validamente espressi;
  5. nel 2013, dopo il noto scandalo che all’epoca aveva travolto nel Lazio il solo gruppo del PDL, sono sceso a 5.240 preferenze quando il partito perdeva in Provincia esattamente 10.000 voti. Ero il candidato unico contro il quale ci si affannava, caritatevolmente, a sostenere, che non era necessario esprimere la preferenza perché con il semplice voto sarebbe comunque andata al candidato. Non sono stato rieletto perché, nel frattempo, la regione Lazio aveva ridotto da 70 a 50 i propri consiglieri e la provincia più piccola ne ha fatto le spese. Tant’è che nemmeno Refrigeri (PD) è stato eletto ed è stato poi nominato assessore come esterno. Pur ipotizzando che sarebbe finita male mi sono candidato per dignità, perché fosse chiaro a tutti che  non ero stato sfiorato dall’inchiesta in corso. Ma anche in questo caso ho stabilito un piccolo primato: svolgendosi contemporaneamente le politiche e le regionali il risultato di queste ultime è stato percentualmente il più alto.

Da dove nasce allora la valutazione negativa in termini elettorali di fronte ad una mia disponibilità che non vuol dire autocandidatura? Nasce evidentemente da risentimenti di natura personale, coltivati nel tempo, che si manifestano anche nelle banalità: l’insistenza, ossessiva ed ignorante, di scambiare per marcetta fascista il solenne “Inno a Roma” che il maestro Giacomo Puccini compose nel 1919 ben prima, quindi, della famosa marcia del 28 Ottobre 1922. E nasce, presumibilmente, anche dal timore che, in caso di vittoria, non lo nominerei assessore.  Gli tolgo ogni dubbio: se dovesse accadere non sarà in giunta perché non lo stimo e non mi fido di lui. Con quanto precede considero chiusa la polemica per pura carità di partito e per il benessere  della coalizione”. Foto (archivio) RietiLife ©

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