EMILIANO GRILLOTTI – Sì, sabato sera per almeno un quarto d’ora sono tornato al 21 marzo 2004, al derby romano sospeso. Tra le almeno 50 tra bombe carta e fumogeni che mi piovevano addosso (LEGGI) ho pensato a quella sera quando, per una falsa notizia di un bambino ucciso da un automezzo della Polizia, il derby della Capitale, su “decisione” degli ultras romani, venne sospeso. Mi viene da sorridere quando leggo alcuni commenti e articoli che sentenziano, spesso senza sapere, sulla questione ordine pubblico nel calcio, ponendo come ipotesi per la soluzione la chiusura degli stadi italiani. No, non è questa la soluzione al problema. E allora come si argina il fenomeno della violenza negli stadi italiani, già zeppi di uomini delle forze pubbliche che costano a noi cittadini un mare di soldi? La soluzione potrebbe essere tanto semplice quanto rivoluzionaria per il nostro Paese: basterebbe guardare a come gli inglesi hanno arginato e debellato il fenomeno hooligans, divenuto negli anni ottanta un triste esempio mondiale di violenza. Vero, si aspettò la tragedia, quella di Sheffield – nella quale morirono quasi 100 persone allo stadio Hillsbrough durante la semifinale di FA Cup tra Liverpool e Nottingham Forest al Rapporto Taylor, un vero e proprio giro di vite contro i violenti, che da lì a poco cambiò l’Inghilterra. Si può partire dagli stadi di proprietà con le vie d’accesso ben controllabili, al divieto dei posti in piedi, ai tornelli di sicurezza, alla ristrutturazione obbligatoria degli stadi esistenti o alla costruzione di nuovi, al sistema (funzionante!) di telecamere a circuito chiuso, dall’identificazione di ogni singolo tifoso, dal divieto (vero e non mascherato) di vendita di alcoolici nei pressi dello stadio, dal conferire più autorità agli steward, dalla polizia a cavallo nei pressi dell’impianto e soprattutto da pene decise e certe per chi viola le regole. Negli stadi inglesi, infatti, vennero costruite delle celle di sicurezza per coloro che si macchiano di reati da stadio e, soprattutto, è tutt’ora previsto il processo per direttissima all’indomani delle partite. Mi viene da sorridere anche ascoltando le dichiarazioni del Ministro dell’Interno, Angelino Alfano che ha detto ” Sto pensando ad un daspo (Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive, ndr) a vita!”, una legge che tra l’altro è prevista nell’ordinamento giuridico di non facile applicabilità; parole quelle del capo del Viminale dettate dall’onta emotiva dei fatti di sabato sera e non da una programmazione politica volta alla risoluzione del problema. Nulla è cambiato in questi anni e, anche se non sempre – fortunatamente – c’è il fatto tragico, ogni domenica negli stadi italiani registriamo (ed io ne sono testimone) lanci di bombe carta e fumogeni addosso a chi, come me (ma anche pompieri, polizia, steward e via dicendo) vive una partita di calcio per lavoro. Mi metto nei panni anche di coloro che pensano che le norme previste dal Rapporto Taylor siano troppo repressive in una civil democrazia, ma con prevenzione e repressione gli stadi inglesi (ma anche quelli spagnoli) sono tornati ad ospitare famiglie con bambini per godere dello spettacolo più bello del mondo. Il gioco del calcio. FOTO: Emiliano GRILLOTTI © Roma