LA CITTÀ FA L’IN BOCCA AL LUPO A FERRI, PETRANGELI: “ORGOGLIOSI DI TE”

Enrico Ferri, fotografo ed alpinista reatino, ha ricevuto stamane il saluto della città e l’in bocca al lupo per la partenza alla volta della spedizione internazionale K2014.it, con la quale si addentrerà e salirà in una delle zone più selvagge dell’Himalaya. Ferri partirà domani, e parteciperà proprio in veste di fotografo per documentare l’importante iniziativa. “Andremo in una zona in cui nessuno è mai stato” ha detto Ferri, emozionato “più per queste cose formali che in montagna, con la quale ho un rapporto molto particolare. Avrò il compito di fotografare tutto e forse sono quello con più carico sulle spalle”. “Un orgoglio che Enrico faccia parte di questa missione – ha detto il sindaco di Rieti Petrangeli – sarà il nostro ambasciatore”. Il ritorno di Enrico Ferri è previsto a fine maggio. LA MISSIONE La spedizione, composta da sette membri, è riassunta nel titolo ufficiale: “Kanchenzonga Zemu Peak Exploratory Expedition 7780m | 8476m”, un progetto ambizioso sia culturalmente sia geograficamente, poiché è la prima spedizione in epoca moderna ad ottenere il permesso per operare nell’area del Colle Zemu del Kanchenzonga (8586 mt) da Sud, uno dei luoghi più selvaggi dell’Himalaya, ammirato e mitizzato dai primi esploratori britannici e tedeschi che ne tentarono l’esplorazione tra la fine del ’800 e i primi del ’900. Su questo colosso puntano quest’anno alcune importanti spedizioni italiane e internazionali che tentano di salire per la via normale o per la parete Nord (la più rischiosa) e per una via inedita. La spedizione K.2014. it salirà per un altro versante ancora, e non incrocerà altre squadre. LA ZONA Dal colle Zemu parte la cresta Est-Sud-Est che porta agli 8476 metri della Cima Sud del Kanchenzonga passando per la vetta orientale, cioè lo Zemu Peak, che con i suoi 7780 metri è l’ultima cima del più esteso massiccio glaciale himalayano ancora da scalare. Essendo una zona inesplorata, si tratta probabilmente del più alto rilievo dell’intero Himalaya mai raggiunto. Il Kanchenzonga, terza montagna della Terra per altitudine, domina con le sue altissime cime le foreste subtropicali che arrivano fino al Sikkim, antico regno di origine tibetana e dal 1975 Stato Federato dell’India. E nel solco di grandi fotografi alpinisti come Vittorio Sella e Fosco Maraini che perlustrarono parte di quelle zone, Enrico Ferri cercherà di raccogliere in un reportage fotografico unico e riprese video quei luoghi così inafferrabili, misteriosi, irraggiungibili ai più. IL GRUPPO Oltre che dal reatino Ferri (unico alpinista a rappresentare simbolicamente la macroarea dell’Italia Centro-Sud-Isole), il team è composto da forti alpinisti del Nord: Alberto Peruffo (alpinista CAI Montecchio, leader del progetto che da anni ha lavorato per ottenere i permessi), Francesco Canale (alpinista e guida alpina di Tonezza, tra le più preparate giovani guide alpine italiane), Davide Ferro (alpinista, guida alpina, gestore del Rifugio Campogrosso), Andrea Tonin (alpinista); determinante è la partecipazione di due alpinisti internazionali Anindya Mukherjee (esploratore e alpinista indiano, primo a raggiungere il Colle Zemu da Sud), Cesar Rosales Chinchay (alpinista e guida alpina peruviana, punta della Escuela de Guías Don Bosco 6000 en los Andes di Marcarà). La spedizione in stile alpino, che è stata preceduta in ottobre scorso da un trekking d’avanscoperta a cui hanno partecipato tre reatini, ha ottenuto per gli alti valori esplorativi e culturali, e per l’impegno di basso impatto ambientale (la Solsonica ha fornito pannelli solari progettati per l’occasione) i patrocini della Presidenza Generale del CAI, della Fondazione Sella, di Mountain Wilderness, del Consiglio Regionale del Lazio, infine di Sabina Universitas, che prossimamente inaugurerà un corso di laurea di Scienze della Montagna. Foto: Emiliano GRILLOTTI ©

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