SCHNEIDER ELECTRIC, A GIUGNO CHIUDONO I BATTENTI. D’ANTONIO: “IL GOVERNO SI IMPONGA”

La Schneider Electric ha ribadito anche nel vertice di ieri al Ministero dello Sviluppo che la produzione nel sito reatino terminerà a marzo, lo stabilimento chiuderà a giugno e che per trovare un acquirente ci sarà tempo fino a dicembre. In sintesi è ciò che la multinazionale francese ha risposto a sindacati e rappresentanti istituzionali nel vertice di ieri, a cui hanno partecipato tanti lavoratori, oltre cento giunti nella Capitale con i pullman. Al vertice hanno partecipato anche i deputati reatini Pastorelli e Melilli, che hanno lasciato presto il tavolo perché impegnati nelle operazioni di voto alla Camera; solo un dirigente del ministero nel faccia a faccia. Di seguito l’analisi del sindacalista Fiom Cgil Luigi D’Antonio, che insieme a Giuseppe Ricci della Cisl e Camerini della Uilm, ha letto ai lavoratori il documento poco rassicurante redatto al termine dell’incontro.

 

“Giornata veramente pesante quella di ieri al Ministero per la Schneider di Rieti. La cosa più assurda di questa vertenza è che si vuole chiudere un’azienda che negli anni ha dimostrato efficienza e capacità, rispondendo sempre agli obiettivi che gli dava il gruppo. E questo lo fa non un gruppo che è in crisi o in perdita, ma un gruppo che ha visto in questi anni aumentare sempre di più i propri profitti. Lo fa non per recuperare le perdite ma per aumentare i profitti. Ritengo questa cosa vergognosa ed assurda, il futuro dei 200 lavoratori reatini deve essere sacrificato dietro la logica del profitto e del mercato che dettano le multinazionali. Bisogna spezzare questa spirale perversa che non tiene conto più da anni delle lavoratrici e dei lavoratori. La riconferma oggi della Schneider di voler chiudere lo stabilimento di Rieti è proprio l’esempio più eclatante di tutto ciò. È evidente quindi che oggi diventa ancor di più importante ed urgente un intervento diretto da parte del Governo italiano, richiamando la multinazionale francese ad una responsabilità verso i lavoratori di questo nostro paese. Siamo sicuri che nelle stesse condizioni il gruppo non si sarebbe mai permesso di fare una cosa del genere in Francia e questo non gli deve essere permesso neanche nel nostro Paese”. Foto:Gianluca VANNICELLI/Agenzia PRIMO PIANO © Roma

 

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