GIANNI TURINA ESPONE ALLA CITTADELLA DI ASSISI FINO ALL’8 GENNAIO

Sarà presentata domani, alle 17 la mostra personale di Gianni Turina alla Cittadella di Assisi, che rimarrà allestita fino all’8 gennaio. La presentazione avverrà alla presenza dell’artista e del Vescovo emerito di Viterbo, Lorenzo Chiarinelli. Di seguito la nota di Monsignor Chiarinelli sulla mostra di Turina.

«UNA MEMORIA STORICA SUGGESTIVA. Francesco d’Assisi, nel Testamento, descrive così la sua conversione: “Ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezze di animo e di corpo” (FF 110). Tommaso da Celano racconta che, nella notte di Greccio (1223), Francesco “cantò il Vangelo” e poi “parlò al popolo con parole dolcissime” e, annota, “ogni volta che diceva ‘Bambino di Betlemme’ passava la lingua sulle labbra quasi a gustare e deglutire tutta la dolcezza di quelle parole” (FF 86).  UNA PROVOCAZIONE DALLA ATTUALITÀ.  Il Rapporto annuale del Censis, con la fervida creatività lessicale di G. De Rita, definisce la condizione di questa nostra società come “sciapa e infelice”.  La suggestione francescana e la provocazione del Censis – per connessioni di opposizione e di analogie come i colori variegati di una tavolozza – mi hanno colpito e mi hanno offerto una “chiave di lettura”, forse non ovvia ma anche interrogante, dinanzi ai temi e ai colori di questa mostra di Gianni Turina che si tiene ad Assisi (presso la Cittadella) in questo natale 2013 a distanza di 790 anni dal Natale di Francesco a Greccio (1223).Gianni Turina è un artista di Rieti – terra a me cara per natali e patria del cuore -; un pittore e incisore che non avevo avuto modo di conoscere in precedenti stagioni e che ora- con tutta la ricchezza della sua umanità e la profondità del suo sentire – vedo esprimersi con dipinti e incisioni che sono contemporaneamente “descrizioni”, “interpretazioni”, “messaggi”.  E così la “formula” icastica di De Rita mi è sembrata come lo sfondo per comprendere l’opera artistica di Turina e come cifra per interpretare questo nostro scenario socio-culturale e psicologico-esistenziale.  La infelicità mi pare descritta negli spazi dove trionfa la solitudine, nel vuoto delle spiagge, nelle curve nere o opache delle colline e delle vallate.  E la società definita “sciapa”?  Il “mago” della parola, De Rita, usa questo aggettivo, inusuale ma eloquente per significare la mancanza del “fervore” che, come il sale alchemico, dovrebbe essere in grado di dare sapore e trasformare gli elementi. Ed ecco che Turina si lascia trascinare in una serie pittorica dove “il peperone” la fa da padrone, quasi ad esorcizzare la perdita del gusto, del “piccante” – certo, non nell’accezione banale! – del recupero della sensatezza, della esplorazione dei significati, della vittoria “energica” sul non-senso.  Ma proprio in Assisi mi piace ricordare che lo stesso Papa Francesco ha fatto sua la metafora del “peperoncino”: con una avvertenza. Dare sapore è bene, riscoprire il gusto è salutare. Ma ha detto il Papa il 6 luglio 2013: “Mai per favore: mai con la faccia di “peperoncini in aceto”. Amaro, ma non troppo! Si rivolgeva a preti e a suore e subito ha invitato a cantare la gioia, contro “le facce da funerale”. E poi (24.11.2013) ha scritto la splendida enciclica Evangelii Gaudium (la gioia del Vangelo).  Ed ecco che Gianni Turina – con inattesa e non progettata sintonia – si fa carico di esprimere la scoperta della prossimità, la sorpresa dell’amicizia, la pace dell’incontro rivisitando la esperienza spirituale di Greccio con san Francesco estatico e felice in quella notte di Natale del 1223. E Turina sa raccontare la gioia della fraternità come è proposta in tutta l’avventura francescana i cui colori e il cui profumo sono custoditi per sempre in questa terra reatina che per i suoi quattro Santuari (Poggio Bustone, Greccio, Fontecolombo, La Foresta) è chiamata “Valle Santa”.  Nello stesso tempo la intenzionalità e la sollecitazione artistica di Turina invitano a camminare ancora: senza perdere il coraggio, senza abbandonare mai la speranza. Si, camminare sempre: fosse anche con una “pantofola sola”, sotto lo sguardo benedicente di padre Pio da Pietralcina.  Il cammino, infatti, quando è solidale annuncia ovunque la pace e il bene nel 2013 come nel 1223.» Foto: RietiLife ©

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