L’EDITORIALE DI FORMAT, “SOLO SOGNANDO SI PROGETTA IL FUTURO”

Di seguito l’editoriale di Format del mese di novembre 2013 dal titolo ”Solo sognando si progetta il futuro”, firmato da Stefania Santoprete. Leggi format QUI.

Occorre lasciare il tempo alle persone per immaginare le cose che non ci sono. E’ questo il punto di partenza per la ricerca, per la creatività.” “Occorre sapere cosa la gente crede di volere, per poi fare il contrario: è così che si anticipa il futuro”. Che invidia per quei pionieri come Olivetti (che una interessante fiction prodotta da Luca Barbareschi ha restituito alla memoria delle nuove generazioni) i quali, avendo perso tutto, potevano scommettere su ogni cosa: “La capacità di sognare serve ad immaginarlo e quindi raggiungerlo”. Che differenza con questo limbo in cui stiamo vivendo dove c’è timore di perdere anche quel po’ che è rimasto e l’incapacità di scorgere un orizzonte da raggiungere dietro questa fitta nebbia di incertezza! L’immobilità sembra essere il nostro presente. Dovremmo guardare a questo pseudo ideologo-sognatore ma concretissimo, il cui contributo è stato determinante. Conosco le vostre risposte: ‘altri tempi, altra epoca, inevitabile parabola ascendente dopo aver toccato il fondo’. Sì ma ci sono aspetti che non mutano nonostante tutto. Ci sono intuizioni che rimangono tuttora valide, in cui si ravvisa una contemporaneità straordinaria: la costruzione di una comunità in una città che aiuti a svilupparla; la sensata interlocuzione rispetto alle diverse situazioni di vita; la voglia di concretizzare un progetto in cui un’impresa non sia solo bilanci; l’ambizione di produrre oltre che prodotti, Cultura. “Vorrei una fabbrica di luce e di bellezza perché la bellezza rende migliori: è equilibrio, è rapporto con la terra e la natura. E voglio una fabbrica che produca anche cultura perché la cultura ci rende liberi.”

Tutto ciò stride con una realtà che è sotto gli occhi di tutti ma che nessuno denuncia. La perdita di ogni considerazione, di ogni diritto nel mondo del lavoro. In barba a sindacati, lotte politiche, rispetto delle persone: la necessità di avere uno stipendio per tirare avanti fa sì che si debba, necessariamente, dire sempre sì. E quindi SI’ a straordinari forfetizzati, SI’ a turni non contemplati, SI’ ad accordi sottobanco, SI’ a luoghi di lavoro al limite della decenza, SI’ a disponibilità illimitate, SI’ alla cancellazione di recuperi, SI’…SI’…SI’…! Sì perché faccio tutto pur di conservare un lavoro che molti altri non hanno più. Ma tutto questo vuol dire ‘abbrutimento’, vuol dire andare contro la ricerca di ciò di cui si parlava. Un uomo, una donna, stanchi, sfiniti dalla fatica e dalle preoccupazioni – anche fossero nelle disponibilità economiche giuste –  non avrebbero tempo, non avrebbero spazio per la ricerca della bellezza e della cultura, non rimetterebbero in circolo le loro risorse. Ed allora qualcosa di fondato c’è in quel “Orari di lavoro corti che diano tempo di acculturarsi ed accrescersi”, “Non lasciamo si trasformino in numeri: noi siamo responsabili della loro vita.” Olivetti non era un uomo buono, ne’ un comunista, ne’ un benefattore, era un vero leader. Uno che sa che i risultati si ottengono partendo dalla base, motivandola, rendendola partecipe, facendola crescere. Aveva compreso che creare dei nidi per i bimbi dei propri operai voleva dire vederli lavorare sereni, che spingerli al cinematografo o in biblioteca voleva dire solleticare la loro passione… Uno convinto che sviluppo e benessere dei dipendenti potessero andare d’accordo, che aveva capito come una fabbrica che funziona in una società che non funziona non potesse avere possibilità di crescita ed allora… spargeva semi intorno. Portò una vera e propria rivoluzione spaventando l’America, creando il più grande laboratorio di ricerca e sviluppo raggiungendo le 400 persone (guardate youtube: Quando Olivetti inventò il PC o Adriano Olivetti e Steve Jobs: la passione per il futuro) “Se c’è un brodo di cultura le cose nascono”. Cosa direbbe di questa Italia che lascia scappare le sue risorse? Che invita ad allontanarsi le sue menti più brillanti? Come usciremo da questa impasse? Dateci il tempo per pensarlo, per rifletterci, per creare, per sognare… “solo sognandolo si progetta il futuro”. (Stefania Santoprete). Foto: FORMAT ©stefania santoprete

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