“L’EDITORIALE DI FORMAT”

“Il Paese dell’arràngiati” di Stefania Santoprete.

La legge di stabilità varata dal Governo Monti ha previsto l’uso del web per poter risparmiare i 25 milioni di euro spesi ogni anno dall’Inps per l’invio e la stampa del modello Cud. Era già toccato alle iscrizioni alle classi prime delle Elementari, delle Medie e degli Istituti Superiori di ogni ordine e grado: i moduli dovevano essere compilati e spediti rigorosamente online. Una rivoluzione epocale per l’Italia che risulta essere completamente ignara di quanto sta accadendo. Ritengo il nostro Rino Panetti responsabile dell’avermi inculcato la frase ‘Condurre il cambiamento’, ma sempre più mi accorgo di quanto questa fase venga disattesa.
La procedura attuata dall’Inps ha generato confusione e panico tra la maggior parte dei pensionati che ancora attendono di riceverlo a domicilio. Come è facilmente intuibile, considerando la fascia d’età d’utenza a cui interessa il provvedimento, sono in molti coloro che non hanno la minima idea delle procedure informatiche di base e che non possiedono una stampante per poter recuperare il Cud. Le conseguenze quindi ricadranno sugli uffici sicuramente maggiormente oberati dalle richieste e sugli altri membri della famiglia, se presenti. Per non parlare delle code digitali e del caos inerente le iscrizioni scolastiche. La frase del Ministro Profumo fa rabbrividire “Le date devono essere rispettate. Questo Paese deve imparare che se ci sono regole vanno osservate organizzandosi per tempo” non considerando assolutamente le possibili difficoltà insorte e che potrebbero ancora emergere per i genitori italiani nell’approcciarsi a questo nuovo sistema digitale. Dando per scontato un dato che scontato non è: gli italiani hanno i mezzi e le conoscenze per farlo? Cosa dovrebbero fare le famiglie che non possono collegarsi on line, cioè quelle che non hanno un pc e una connessione internet? Questa non è resistenza al cambiamento, è pura realtà! I dati Istat del 2011 ci dicono che 4 famiglie su 10 non hanno un pc. L’obbligo delle iscrizioni on line è stato quindi demandato agli istituti scolastici che si sono dovuti far carico di assistere quei genitori che non avevano modo di connettersi al sito da casa propria. Qualcuno si è preoccupato di gettare semi necessari all’informatizzazione prima di introdurre novità? In Europa siamo secondi solo alla Germania, che ha il più alto numero di anziani in rapporto alla popolazione. Se la tendenza non cambia, entro il 2030 gli anziani potrebbero superare il 25% della popolazione, confermando un aumento di una volta e mezzo (statisticamente si direbbe 150%) degli italiani che hanno più di 80 anni. A chi spetta colmare il gap generazionale prima di introdurre le riforme? Siamo in una difficile fase di passaggio. Ciò che ricorderà questa generazione (una così grande introduzione di elementi nuovi e tecnologici, il cambio della moneta, la trasformazione in una società multietnica, l’introduzione di nuove lingue e nuovi usi, un Papa dimissionario, la sfiducia nella politica, la crisi più grave dal dopoguerra) sarà scritto sui libri di Storia. Siamo la società di transizione quella che meritava di essere presa per mano e guidata attraverso il cambiamento. Avrò una concezione errata dello ‘Stato’, ma vivo come una violenza certi provvedimenti che passano sulla pelle della gente senza curarsi delle difficoltà, delle reazioni, delle conseguenze. Sono in molti a pensarla come me: la protesta dei sindacati sta montando. E le parole “speculazione” e “aberrazione “ vanno per la maggiore. Anche perché oltre alla beffa del Cud è stato reso telematico anche il modello ObisM (la busta paga) e i nostri anziani si trovano nella condizione di aver ricevuto le prime tre mensilità molto diverse a causa di vari tagli e di non riuscire a capire perché. I pensionati di tutta Italia sono già spaventati e si mettono in fila per chiedere informazioni. L’invio telematico viene spacciato come una semplificazione burocratica e invece la verità è che agli anziani si dice: “Arrangiatevi”. Moltissimi, invece che ai Patronati, si sono già rivolti alle Poste che fanno pagare il servizio di stampa quasi 3 euro. Proprio da qui, dalla fascia più debole, si dovevano cominciare i tagli? Assurdità di un Paese in cui l’incoerenza regna sovrana. Foto: Format © 28 Marzo 2013

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