LE OLIMPIADI VISTE DA STEFANO MARIANTONI

LONDRA – I biscotti mietono più vittime del doping, ai Giochi londinesi. Perdere una partita di badminton per ottenere un piazzamento più comodo nel turno successivo è una pratica rischiosa, se si è sotto gli occhi di 25mila spettatori paganti fino a 80 sterline, oltre 90 euro. Il badminton ha una pallina di pochi grammi che galleggia nell’aria come la piuma di Forrest Gump. L’oriente estremo detiene lo scettro di questo sport che sa un po’ di tennis e un po’ di volley. Cinesi, sudcoreane, indonesiane: otto giocatrici in tutto invischiate nel ridicolo tentativo di superarsi nello sbaglio. Un po’ come candidarsi al consiglio comunale e chiedere agli amici di non essere votato. Non ricevendo nemmeno il proprio voto. Ed è quando il biscotto fa gola a entrambe le contendenti che la bufala sfocia nel ridicolo. Insomma, alla Wembley Arena non c’era più partita. Del tutto inutili gli inviti dell’arbitro di riportare le gare a livelli di dignità accettabili. Il punteggio scorre via tra scambi fiacchi e errori palesemente non forzati. Risultato: pubblico imbufalito che fischia e richieste di risarcimento al comitato olimpico. Le quattro coppie fuori dal torneo. La festa dello sport si protegge anche così. Ma resta l’offesa ai valori che riuniscono per la trentesima volta il mondo sportivo dell’era moderna. Intanto, smontato lo show inaugurale, si rianima lo stadio Olimpico con salti, lanci e corse. E viene da pensare a chi non c’è, ma era atteso, come il nostro Andrew. Come Antonietta Di Martino, infortunata, che non farà da salvagente all’atletica azzurra. Eppure sui bus rossi a due piani una pubblicità beffarda la ritrae nel valicamento dell’asticella: “Il senso di esserci”. Foto: Mariantoni © 4 Agosto 2012

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